Beni culturali e turismo Lombardia

Cultura per sfidare la crisi con la qualità e bellezza

Il X Rapporto 2020 “Io Sono Cultura” di Fondazione Symbola e Unioncamereche contiene i dati delle industrie culturali e creative italiane con un focus sulla Lombardia, risente ovviamente della crisi pandemica che nel 2020 si è abbattuto sul settore, evidenziandone difficoltà, ma anche case history utili a suggerire delle vie d’uscita dalla crisi e prospettive di crescita di una Sistema che esalta la qualità e la competitività del made in Italy.

La cultura è uno dei motori trainanti dell’economia italiana, uno dei fattori che più esaltano la qualità e la competitività del made in Italy. Da qui il titolo del Rapporto Io Sono Cultura” un progetto di ricerca annuale che racconta il valore economico e sociale delle imprese del Sistema Produttivo Culturale e Creativo (SPCC) ovvero di tutte quelle attività economiche che producono beni e servizi culturali, ma anche tutte quelle che non producono beni o servizi strettamente culturali, ma che utilizzano la cultura come input per accrescere il valore simbolico dei prodotti, e quindi la loro competitività.

Il Sistema si articola in 5 macro settori:
– industrie creative (architettura, comunicazione, design);
– industrie culturali propriamente dette (cinema, editoria, videogiochi, software, musica e stampa);
– patrimonio storico-artistico (musei, biblioteche, archivi, siti archeologici e monumenti storici);
– performing arts e arti visive (spettacoli dal vivo, letture di testi letterari, illustrazioni con immagini virtuali, ecc.);
– imprese “creative-driven(imprese non direttamente riconducibili al settore ma che impiegano in maniera strutturale professioni culturali e creative, come la manifattura evoluta e l’artigianato artistico).

Il Rapporto 2020 (scaricabile previa registrazione) “Io Sono Cultura. L’Italia della qualità e della bellezza sfida la crisi”, si inserisce in un contesto particolare, per cui contiene insieme ad un’analisi del sistema pre-Covid (2019), anche informazioni sul 2020, ricavate attraverso un’indagine condotta su un campione di oltre 1.800 imprese appartenenti al core SPCC.

Grazie all’apporto di numerosi esperti (oltre 40), il Rapporto racconta le fragilità e le difficolta del sistema produttivo culturale e creativo, ma anche delle case history utili a suggerire delle vie d’uscita dalla crisi, raccogliendo e restituendo la raccolta di “visioni” così come è stata realizzata in quei mesi, densa di utili stimoli e strumenti per codificare i fenomeni in atto e permettere di immaginare e anticipare il futuro.

Elaborato come di consueto da Fondazione Symbola, e Unioncamere, in collaborazione con Regione Marche e Istituto per il Credito Sportivo (ICS), con la partnership di Fondazione Fitzcarraldo e del Centro Studi delle Camere di Commercio “Guglielmo Tagliacarne”, con il patrocinio del Ministero della Cultura (MiC) il X Rapporto “Io Sono Cultura”, con un focus sui dati della Lombardia è stato presentato il 15 aprile 2021, nel corso di un evento in streaming con Fondazione Cariplo. “Il nuovo ‘Bauhaus’, fortemente voluto dalla Commissione Europea nasce per rinsaldare i legami tra il mondo della cultura e della creatività e i mondi della produzione, della scienza e della tecnologia e per guidare la transizione ecologica indicata dal Green New Deal e dal Next Generation EU – ha dichiarato Ermete Realacci, Presidente della Fondazione Symbola – Cultura, creatività e bellezza sono la chiave di volta di molti settori produttivi di un’Italia che fa l’Italia e consolidano la missione del nostro Paese orientata alla qualità e all’innovazione: un soft power che attraversa prodotti e territori e rappresenta un prezioso biglietto da visita. Un’infrastruttura necessaria per affrontare le sfide che abbiamo davanti. Se l’Italia produce valore e lavoro puntando sulla cultura e sulla bellezza, favorisce un’economia più a misura d’uomo e, anche per questo, più competitiva e più capace di futuro come affermiamo nel Manifesto di Assisi”.

Nel 2019 il Sistema Produttivo Culturale e Creativo era in crescita e rappresentava il 5,7% del valore aggiunto italiano: oltre 90 miliardi di euro, cioè l’1% in più dell’anno precedente. Oltre il 44% di questa ricchezza era generato da settori non culturali, manifatturieri e dei servizi, nei quali lavorano oltre 630.000 professionisti della cultura. SPCC dava lavoro a più di un milione e mezzo di persone, vale a dire il 5,9% dei lavoratori italiani. Dato in crescita su base annuale rispetto al 2018: +1,4%, con una performance nettamente migliore rispetto al complesso dell’economia (+0,6%), che segna un contributo crescente della filiera all’occupazione nazionale.

Altra foto quella dell’indagine condotta nel 2020, in cui il 44% degli operatori della filiera stima perdite di ricavi per il 2020, superiori al 15% del proprio bilancio, il 15% prospetta perdite che superano addirittura il 50%. A soffrire di più sono state le imprese dei settori performing arts e arti visive, quelle operanti nella conservazione e valorizzazione del patrimonio storico e artistico, per la maggiore esposizione alle norme di distanziamento sociale e molte delle imprese che rappresentano l’indotto culturale come ad esempio parte della nostra industria turistica.

Occorre tuttavia segnalare anche la presenza di settori in cui l’incidenza di imprese che dichiarano di aver sperimentato una crescita dei ricavi è tutt’altro che trascurabile: in primo luogo il settore videogiochi e software (avvantaggiato dall’allontanamento sociale che ha aumentato la domanda di intrattenimento domestico), ma anche il comparto architettura e design. La crisi pandemica, ha evidenziato tante fragilità del settore. Prima su tutte la frammentazione tra i vari segmenti: le diversità di mondi peculiari, che necessitano di norme e strumenti specifici, va accompagnata da una visione sistemica del settore e un’idea di sviluppo condivisa, frutto di contaminazioni crescenti e necessarie per attivare una catena del valore che renda più sostenibili le produzioni culturali.

Per il sistema produttivo culturale e creativo il 2019 si era rivelato un anno positivo, con risultati superiori al totale dell’economia in termini di occupazione (+1,4% rispetto a +0,6%) e dati in linea in termini di prodotto generato (+1% a fronte di 1,2%) – ha sottolineato Alessandro Rinaldi, Direttore delle ricerche del Centro Studi delle Camere di commercio “Guglielmo Tagliacarne” – Purtroppo i risultati del 2020, misurati attraverso indagini dirette, ci restituiscono un quadro di grandi difficoltà, in cui due terzi delle imprese hanno diminuito il fatturato. Per contro va detto che la crisi pandemica ha però indotto una accelerazione della transizione digitale nelle imprese culturali e creative in una misura superiore rispetto alla media (13,8% contro 7,3%)”.

Più di 24,1 miliardi di euro e 353 mila addetti collocano la Lombardia ai vertici del panorama culturale italiano. Si tratta di valori che, rispettivamente, incidono per il +7,3% e +6,9%. Milano si conferma prima su entrambi gli indicatori economici, con incidenze intorno ai dieci punti percentuali. Tra le altre province lombarde, spiccano i risultati di Monza-Brianza, tredicesima per valore aggiunto (+5,6%) e nona per occupazione (+6,4%).

La grande area metropolitana di Milano è al primo posto nelle graduatorie provinciali per incidenza di ricchezza e occupazione prodotte, con il 9,6 e il 10%. Roma è seconda per valore aggiunto (8,7%) e quarta per occupazione (7,9%) mentre Torino si colloca terza (8,1%). Seguono, per valore aggiunto Arezzo (7,6%), Trieste (7,1%), Firenze (6,8%), Bologna (6,1%) e Padova (6,0%).

In termini di occupazione, la leadership per incidenza dei posti di lavoro sul totale dell’economia è da attribuire a Milano. Ma il ruolo della cultura non si ferma alla sola quantificazione dei valori della filiera. Importanti sono anche i legami tra cultura e turismo. La Lombardia è la prima regione per spesa turistica attivata dalla domanda di cultura (3,9 miliardi di euro) e quinta per incidenza della stessa sul totale della spesa culturale (47,6%, quasi 10 punti in più della media nazionale). Il legame tra cultura e manifattura appare evidente nelle realtà distrettuali, ovvero in quelle aree dove è presente una rilevante concentrazione di professioni artigianali, che valorizzano competenze creative del made in Italy. Fra queste eccellenze distrettuali, fortemente orientate ai mercati esteri, si possono citare Monza-Brianza, Arezzo, Alessandria, Modena, Reggio Emilia, Pesaro-Urbino.

In una fase di grande trasformazione come quella attuale occorre individuare quali sono gli ambiti economici ma anche gli ambiti di significato cruciali per costruire il futuro – ha dichiarato Giovanni Fosti, Presidente Fondazione Cariplo –  La Fondazione Cariplo riconosce la Cultura come un asset strategico che risponde a entrambe queste esigenze: ha la capacità di creare valore economico e occupazionale ma anche spazi di elaborazione di significato, che rafforzano le comunità e la coesione sociale. Il Rapporto Symbola ‘Io Sono Cultura’ evidenzia non solo i problemi di un settore che ha enormemente sofferto la crisi pandemica, ma individua anche ipotesi di innovazione e prospettive di crescita”.

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