Agroalimentare Inquinamenti e bonifiche Lombardia

Allevamenti: in Lombardia impattano su PM2.5 per il 25%

Uno studio realizzato da Università Bocconi, Fondazione CMCC e Legambiente Lombardia nell’ambito di un progetto finanziato da Fondazione Cariplo, ha quantificato fino al 25% l’influenza degli allevamenti di bovini e suini sull’inquinamento dell’aria in Lombardia, evidenziando la necessità di politiche integrate che coinvolgano anche il settore agricolo per tutelare salute e ambiente.

Gli allevamenti di bovini e suini impattano per circa un quarto sull’inquinamento atmosferico della regione Lombardia.

Sono i risultati dello Studio impact of livestock on air quality: A deep dive into Ammonia and particulate matter in Lombardy” pubblicato sul numero di marzo dell’Environmental Impact Assessment Review e condotto nel contesto del Progetto INHALE (Impact on humaN Health of Agriculture and Livestock Emissions), finanziato da Fondazione Cariplo, coordinato da Università Bocconi e realizzato in partnership con Fondazione CMCC e Legambiente Lombardia.

Il recente allarme per l’inquinamento nel Nord Italia ha riportato l’attenzione sulla regione Lombardia, una delle aree più critiche d’Europa in termini di qualità dell’aria. Le attività agricole e l’allevamento contribuiscono significativamente alle concentrazioni di inquinanti pericolosi per la salute e alla qualità dell’aria ambiente, ma l’azione possibile in questi settori è spesso trascurata nel dibattito pubblico.

Il progetto ha studiato in quali termini le emissioni derivanti dall’agricoltura e dall’allevamento concorrano ad elevate concentrazioni di Particolato e, di conseguenza, possano determinare un connesso aumento di rischio sanitario per la popolazione della regione Lombardia.

La Pianura Padana colpisce tristemente per la scarsa qualità dell’aria che respirano i suoi abitanti – ha dichiarato Jacopo Lunghi dell’Università Bocconi e del CMCC, e principale autore dello studio – I suoi livelli record di particolato, soprattutto in inverno, la rendono una delle aree più inquinate d’Europa. Indagare le fonti di quest’aria malsana è fondamentale per ridurre l’inquinamento e aumentare il benessere degli individui attraverso un’azione politica efficace”.

Il contributo delle emissioni di ammoniaca (NH3) ai livelli di particolato che si registrano in pianura Padana è sostanziale, e l’agricoltura, soprattutto per la gestione delle deiezioni zootecniche e l’uso di fertilizzanti, ne è la principale fonte.

Le attività di allevamento sono responsabili di grandi rilasci di ammoniaca, un composto gassoso che funge da precursore nella formazione di aerosol secondari inorganici. Dalle reazioni con altri composti, come gli ossidi di zolfo (SOx) e gli ossidi di azoto (NOx), l’ammoniaca contribuisce a gran parte della composizione inorganica del PM2.5. Questo spiega perché l’inquinamento atmosferico degli allevamenti sia associato a malattie da ostruzione delle vie aeree e a polmoniti gravi.

In particolare, come emerge dallo studio, un aumento di 1.000 unità del bestiame innesca un corrispondente aumento giornaliero delle concentrazioni di ammoniaca e particolato in Lombardia, quantificato in 0,26 e 0,29 μg/m3 per i bovini (circa il 2% e l’1% delle rispettive medie giornaliere) e 0,01 e 0,04 μg/m3 per i suini. Lo studio suggerisce, inoltre, che l’allevamento di bovini e suini potrebbe essere responsabile fino al 25% dell’esposizione all’inquinamento locale.

Incidenza degli allevamenti multi-animali. L’immagine riporta la quota di allevamenti lombardi specializzati in ciascuna combinazione degli animali da allevamento più diffusi: bovini, suini e pollame.

La Pianura Padana soffre di una sfortunata combinazione di condizioni orografiche sfavorevoli, alta densità di popolazione e alta intensità industriale e agricola – ha sottolineato la ricercatrice del CMCC Lara Aleluia Reis e co-autrice dello studio – Si sta facendo molto per mitigare le emissioni dei settori dell’energia e dei trasporti e, in una certa misura, anche del settore residenziale. L’agricoltura, e più specificamente il settore dell’allevamento, non può essere lasciata da parte e deve essere inclusa in politiche più severe di mitigazione dell’inquinamento atmosferico”.

I risultati dello studio indicano che per le politiche di riduzione dell’inquinamento, non devono essere ignorate le emissioni derivanti da fonti agro-zootecniche (ammoniaca), agendo allo stesso tempo sul fronte degli inquinanti da traffico (NOx). In particolare, la ricerca futura dovrebbe concentrarsi sulla valutazione attenta del compromesso costi-benefici afferenti alla tecnologia e alle pratiche organizzative disponibili nel settore per prevenire effetti dannosi sulla salute individuale e guidare l’evoluzione del settore verso un percorso più sostenibile.

Comprendere l’impatto ambientale degli allevamenti intensivi può aprire la strada a un ambiente meno inquinato – ha osservato a sua volta l’altro co-autore Maurizio Malpede dell’Università di Verona – La nostra ricerca può aiutarci a sviluppare pratiche agricole sostenibili che non solo riducono al minimo i danni ambientali, ma anche i rischi per la salute pubblica. Ottimizzando l’uso delle risorse e riducendo gli sprechi, possiamo garantire sistemi di produzione più efficienti e sostenibili. Inoltre, i risultati della nostra ricerca possono guidare le decisioni politiche per proteggere gli ecosistemi e la salute pubblica, aumentando al contempo la consapevolezza dei consumatori sulle conseguenze delle loro scelte alimentari, il che può contribuire agli sforzi globali per mitigare i cambiamenti climatici”.

Nei giorni scorsi un altro Studio, pubblicato sul numero di marzo di Chemosphere e condotto da ricercatori del Politecnico di Milano (POLIMI) nell’ambito del Progetto di ricerca  D-DUST (Data-driven moDelling of particUlate with Satellite Technology aid), anche questo finanziato da Fondazione Cariplo, aveva rilevato che in Lombardia l’impatto delle attività agricole sulla distribuzione spaziale delle polveri sottili (PM 2,5)  è paragonabile all’impatto di fonti conosciute di inquinamento, come l’urbanizzazione, l’industria e i trasporti.

Immagine di copertina: Fonte: Viva!

Articoli simili

Lascia un commento

* Utilizzando questo modulo accetti la memorizzazione e la gestione dei tuoi dati da questo sito web.