Energia Fonti rinnovabili

IRENA: raddoppiare al 2030 la quota di rinnovabili può fare aumentare il PIL globale di 1.300 miliardi di $

IRENA raddoppiare al 2030 quota rinnovabili

Si è appena conclusa ad Abu Dhabi (16-17 gennaio 2016), la 6a Assemblea generale dell’Agenzia Internazionale per le Energie Rinnovabili (IRENA), alla quale hanno partecipato i leader e i funzionari governativi di oltre 150 Paesi (tra gli altri, il segretario esecutivo dell’UNFCCC, Christiana Figueres e il Commissario UE per l’Energia e l’Azione climatica Miguel Arias Cañete) con l’obiettivo di definire l’agenda globale per l’implementazione delle energie rinnovabili e di compiere passi concreti per accelerare la transizione energetica in atto, alla luce dell’Accordo sul Clima, raggiunto a Parigi lo scorso dicembre.

Secondo il Rapporto dell’Agenzia “REthinking Energy”, diffuso proprio alla vigilia della Conferenza di Parigi, il conseguimento del 36% del fabbisogno energetico prodotto da energie rinnovabili nel 2030 comporterebbe la metà di tutte le riduzioni di emissioni necessarie per mantenersi lungo la traiettoria dell’obiettivo di +2 °C alla fine del secolo, mentre l’altra metà sarebbe fornita dalle misure di efficienza energetica.

Per conseguire questo obiettivo, fondamentale non solo per contrastare i cambiamenti climatici, ma anche per  raggiungere la maggior parte degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, fissati dall’Assemblea Generale dell’ONU il 27 settembre 2015, bisogna raddoppiare la quota globale delle rinnovabili nel mix energetico entro il 2030.

Nel corso della prima giornata di lavori è stato presentato il Rapporto “Renewable Energy Benefits: Measuring the Economics” che, utilizzando un approccio macroeconomico, prende in esame per la prima volta i vantaggi economici che si otterrebbero al 2030 con il raddoppio, rispetto al 2010, delle energie rinnovabili in tutto il mondo.

Dallo studio emerge che portare al 36% (il raddoppio) il ruolo delle fonti rinnovabili nel mix energetico determinerebbe l’aumento annuo fino all’1,1% del PIL mondiale (1.300 miliardi di dollari).
Rispetto all’aspetto economico ragguardevole, l’impatto di questa transizione in termini sociali e ambientali sarebbe superiore di ben 3-4 volte, dal momento che il welfare globale crescerebbe del 3,7%, con un aumento dei posti di lavoro che dagli attuali 9,2 milioni passerebbero al 2030 a più di 24 milioni.

La transizione verso il raddoppio della quota di rinnovabili nel mix energetico mondiale, comporterebbe anche cambiamenti nei flussi commerciali, con il dimezzamento delle importazioni di carbone e la riduzione di quelle di petrolio e gas, con notevoli benefici per Giappone, India, Corea del Sud e Unione europea. Mentre per i Paesi attuali esportatori di combustibili fossili potrebbero beneficiare della diversificazione dell’economia.

Mitigare i cambiamenti climatici attraverso la diffusione delle energie rinnovabili e conseguire obiettivi socio-economici non è più un aut-aut ma un’equazione – ha dichiarato il Direttore generale di IRENA, Adnan Z. Amin – Grazie all’incremento del pacchetto commerciale per le energie rinnovabili, investire nel settore vuol dire investire nello sviluppo socio-economico. Questo è proprio la definizione di scenario win-win [vantaggioso per tutti]”.

Il Rapporto analizza anche gli impatti della transizione per singoli Paesi (REmap) in termini di incremento sia del PIL che del Welfare e dei posti di lavoro, con la distinzione nel caso in cui si ponesse una enfasi sull’elettrificazione da rinnovabili nel settore dei trasporti e della climatizzazione degli edifici (REmapE).

Questo passaggio, se attuato, per l’Italia comporterebbe (dati approssimativi in quanto desunti dai diagrammi del Rapporto):
– un incremento del PIL dello 05% (REmap) e dello 0,8% (REmapE);
– un aumento del benessere della popolazione di oltre l’1% (REmap) e di oltre il 2% (REmapE).
Nel Rapporto non c’è il dato relativo all’incremento dei posti di lavoro in Italia, poiché il focus si limita a 10 Paesi tra cui la Germania (300.000 posti in più, senza differenze tra i due scenari), mentre si legge che l’UE avrebbe un dato complessivo di 1,2 milioni di occupati in più, rispetto al 2013.

Ma in Italia si pensa a rilanciare le trivelle!

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