Diritto e normativa Fauna Flora Sostenibilità

46 Paesi si impegnano a contrastare il traffico illegale di fauna selvatica

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Alla Conferenza di Londra viene sottoscritta una storica Dichiarazione che indica per la prima volta la volontà di intraprendere azioni coordinate a livello internazionale contro la criminalità organizzata in commercio di prodotti di animali che rischiano così l’estinzione.

Come avevamo anticipato, il Governo britannico ha ospitato la settimana scorsa (12-13 febbraio 2014) la “Conference on Illegal Wildlife Trade”, promossa dal Principe Carlo e dal Primo Ministro David Cameron, il cui obiettivo era di concordare un impegno politico di alto livello per adottare misure urgenti di contrasto al commercio illegale di animali e piante protetti, affrontando 3 aspetti interconnessi al fenomeno:
– rafforzare l’applicazione della legge e il sistema di giustizia penale;
– ridurre la domanda di prodotti illegali della fauna selvatica;
– sostenere lo sviluppo di mezzi di sussistenza sostenibili per le comunità colpite dal commercio illegale di specie selvatiche.

All’evento hanno partecipato i Capi di Stato,  Ministri e Delegati di 46 Paesi, tra cui l’Italia, compresi quelli interessati dal bracconaggio e commercio illegale di specie protette, oltre ai numerosi organismi internazionali come CITES, UNEP insieme a INTERPOL, UNODC, AfDB, a conferma ormai del forte coinvolgimento delle organizzazioni criminali in questo tipo di traffici, assieme a Banca di Sviluppo Africana e Banca Mondiale impegnati nell’intraprendere “azioni decisive e urgenti” per combattere il commercio illegale di animali e piante protetti. Erano presenti con un ruolo attivo, anche i due figli del Principe Carlo, William Harry.

Il commercio illegale di fauna e flora selvatica e relativi prodotti è una grave industria criminale che vale più di 19 miliardi di dollari ogni anno, minacciando l’esistenza futura delle varie specie, devastando le comunità già vulnerabili, spingendo alla corruzione e minando gli sforzi per ridurre la povertà. Vi è, inoltre, il rischio che siano proprio gruppi insurrezionali o terroristi a trarre beneficio da tale commercio, minando lo stato di diritto internazionale e le economie di molti Paesi africani.

Non casualmente, a far da sfondo alla Conferenza erano le immagini delle specie iconiche dei grandi mammiferi terrestri, il commercio illegale delle quali costituisce una minaccia globale serissima alla biodiversità, paragonabile ad una vera e propria “estinzione di massa”: elefantirinoceronti e trigri.

Dal 2004 l’Africa ha perduto i due terzi della popolazione di elefanti (soprattutto di foresta) e il commercio illegale di avorio dal 2007 si è raddoppiato, per una quotazione che è arrivata a 1.200 sterline al kg.

Il bracconaggio dei rinoceronti è aumentato del 5.000% tra il 2007-12, con un esemplare ucciso illegalmente ogni 10 ore per prendere il corno che sul mercato ora vale più dell’oro e del platino, raggiungendo al mercato nero le stesse quotazioni dei diamanti o della cocaina. Solo in Sudafrica, il numero di rinoceronti uccisi illegalmente dagli appena 13 esemplari uccisi dal bracconaggio 6 anni fa è salito a oltre 1.000 lo scorso anno. Dopo l’estinzione del rinoceronte nero occidentale (Diceros bicornis longipes) dichiarato dalla IUNC lo scorso anno, c’è il rischioche tutte le specie di rinoceronte si estinguano nel corso della nostra vita.

Tre delle nove specie di tigre si sono estinte (Tigre del Caspio, Tigre di Giava e Tigre di Bali), e si calcola che in natura delle altre ne siano rimaste 3.500 esemplari.

Anche le vite di coloro che lavorano duramente per proteggere la fauna selvatica in via di estinzione sono a rischio, con almeno 1.000 ranger dei parchi uccisi nel corso solo dell’ultimo decennio.

Al termine della Conferenza è stata sottoscritta dai rappresentanti Governativi presenti una Dichiarazione che prevede l’impegno ad intraprendere una serie di azioni significative che, se attuate, ridurrebbero notevolmente il binomio low-risk/high-profit dei crimini contro la fauna selvatica, tra cui:
– una maggiore cooperazione internazionale nella lotta contro tale crimine;
– l’utilizzo e l’applicazione della legislazione contro le altre forme di criminalità organizzata
– il dispiegamento di una task force nazionale e di unità transnazionale contro la criminalità organizzata
– l’utilizzo di tecniche investigative e gli strumenti già utilizzati contro altre forme di criminalità organizzata transnazionale;
– la condivisione internazionale di intelligence e operazioni congiunte per trattare il commercio illegale di specie selvatiche come un reato grave;
– le analisi più approfondite per comprendere meglio i legami tra i crimini contro la fauna selvatica e quelli di altre forme di criminalità organizzata;
– la promozione della gestione sostenibile delle risorse naturali e di progetti concreti per la sicurezza delle comunità locali dei Paesi dove vivono le specie più colpite.

Questo è stato un incontro senza precedenti, la prima indicazione che molti Governi del mondo sono intenzionata veramente a far sul serio nella lotta alla criminalità organizzata della fauna selvatica – ha dichiarato Mary Rice, Direttore esecutivo dell’Environmental Investigation Agency (EIA), una ONG Internazionale con sede a Londra, che indaga contro una vasta gamma di reati ambientali, compreso il commercio illegale della fauna selvatica, il disboscamento illegale, la dispersione di rifiuti pericolosi e il commercio di prodotti  chimici che alterano il clima e la fascia dell’ozono – Anche se avremmo desiderato che si andasse oltre, chiudendo i mercati nazionali legali di prodotti della fauna selvatica”.

Qualche giorno prima della Conferenza, l’EIA aveva diffuso il suo ultimo rapporto “A sangue freddo. Lotta contro la criminalità della fauna selvatica” dove vengono presi in esame case-historyinternazionali di crimini contro la fauna selvatica, evidenziando quelli di successi e i fallimenti, al fine di far apprendere le lezioni fondamentali per un futuro migliore di applicazione delle leggi e per la conservazione della biodiversità.

Il Governo francese ha fatto distruggere il 6 febbraio 2014 davanti alla Tour Eiffel a Parigi 700 zanne (lavorate e grezze) e 15.000 oggetti lavorati pari a circa 3 tonnellate di avorio, frutto di sequestri a migliaia di turisti e trafficanti negli ultimi 21 anni presso il solo Aeroporto di Roissy (fonte: thedodo.com/france)

Anche WWF International e il suo ufficio TRAFFIC, che ha collaborato con il Governo inglese alla preparazione di questo incontro, hanno accolto con favore i risultati della Conferenza.

I Governi hanno lanciato un messaggio forte attraverso la Dichiarazione di Londra – ha detto Isabella Pratesi, responsabile Conservazione Internazionale del WWF Italia– Ci auguriamo che anche l’Italia, che è un grande consumatore di risorse naturali, il primo mercato di pelli di rettile dall’Asia e di legname dalle ultime foreste della tigre sappia e si decida a fare la sua parte”.

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