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Importanza Consorzi bonifica per tutela e sviluppo sostenibile del territorio

Importanza Consorzi bonifica per tutela e sviluppo sostenibile del territorio

Intervista a Massimo Gargano, Presidente dell’Associazione Nazionale Bonifiche Irrigue – ANBI.

Questa estate tocchiamo con mano gli effetti dei cambiamenti climatici in corso, ogni settimana una qualche zona d’Italia viene colpita da un evento meteorologico estremo, appunto le così dette “bombe d’acqua” (fenomeni precipitativi concentrati in poche ore su aree circoscritte) questi fenomeni mettono in evidenza come il nostro territorio sia retto da equilibri fragili e vulnerabili. Uno studio del Ministero dell’Ambiente e del Territorio e del Mare attesta che il 9,8% del territorio nazionale è interessato da aree ad alta criticità idrogeologica, che riguardano circa 3 milioni di ettari. Sempre secondo dati ministeriali (rischio idrogeologico in Italia-ottobre 2008) sono 6.633 i Comuni in pericolo per il dissesto idrogeologico. Se non è possibile raggiungere un livello di rischio zero, è tuttavia necessario ridurre e gestire il rischio investendo in attività di manutenzione del territorio attraverso il consolidamento dei suoli, la regolarizzazione delle acque, la manutenzione di canali e altre azioni volte a ridurre il rischio idraulico.
Con queste premesse chi meglio del Dott. Massimo Gargano Presidente di A.N.B.I. (Associazione Nazionale Bonifiche Irrigue) poteva darci delucidazioni e risposte. Tale Associazione raggruppa i Consorzi di bonifica presenti in ogni nostra regione dal 1933 che hanno il compito di realizzare e gestire opere di difesa e regolazione idraulica, di provvista e utilizzazione delle acque a prevalente uso irriguo, interventi di salvaguardia ambientale.

Presidente Gargano da quanti Consorzi è composto A.N.B.I. e quali sono le sue funzioni?
ANBI è composto da 121 consorzi; dal Settembre 2008 dopo l’intesa Stato-Regioni in previsione della futura spending–review del governo, in un’ ottica di efficienza ed economicità, gli amministratori ad eccezione del presidente e del vice presidente non hanno nessun compenso. ANBI si occupa della gestione integrata acqua (irrigua)-suolo, mantiene e gestisce 200.000 chilometri di canali che raccolgono l’acqua piovana che viene veicolata a 754 impianti idrovori che la pompano, la sollevano e la portano al mare, questo perché l’Italia è ricca di zone subsidenti, cioè sotto il livello del mare, aree che sono soggette, se non adeguatamente salvaguardate, ad inondazioni, frane ed alluvioni, soprattutto in presenza di forti piogge concentrate in brevi periodi. Ricordiamoci che, inoltre, il nostro è un territorio ferocemente antropizzato soprattutto nelle zone di pianura, ISPRA sostiene che ogni giorno 70 ha di terreni liberi vengono cementificati.
Oltre a salvaguardare il territorio serviamo l’agricoltura irrigando quando necessita 1.500.000ha di pianura.

Per quanto riguarda la questione del rischio idrogeologico, quale è il ruolo dell’ANBI?
Abbiamo presentato per la quinta volta a febbraio scorso, al Ministero dell’Ambiente, alle Regioni e da “oggi” all’unità di missione contro il dissesto idrogeologico coordinata da Erasmo D’Angelis il “piano di mitigazione rischio idraulico del paese” che prevede 3.800 interventi subito cantierabili, sono opere pubbliche e quindi rientrano tra le azioni straordinarie , interventi che saranno in grado di dare una risposta concreta ai cittadini ed al territorio per affrancare il suolo e fermare il rischio idraulico.

È noto che la disponibilità idrica consente un’agricoltura di qualità ma è altrettanto noto che proprio il comparto agricolo consuma, spesso senza ottimizzare, la maggior parte delle disponibilità idriche. Quali progetti avete messo in campo per promuovere un’agricoltura sostenibile?
Vorrei specificare che l’agricoltura usa l’acqua e non la consuma a dispetto di altri settori, dico la usa, dato che l’agricoltura poi la restituisce al suolo frenando il naturale scorrimento verso il mare, l’acqua in presenza di colture viene per la maggior parte trattenuta e riassorbita dal suolo stesso permettendo così alle falde di ricaricarsi ed arrestare i fenomeni di erosione. Questi aspetti però non ci hanno frenato dal cercare nuovi ed efficienti sistemi per ottimizzare l’uso dell’acqua irrigua, infatti abbiamo messo in campo il Sistema IRIFRAME, che consiste appunto in un software (messo appunto dal Consorzio CER) che incrociando vari dati in nostro possesso, quali tipo di suolo, colture in atto, stadio fenologico della coltura, temperatura dell’aria e umidità, elabora il tutto ed invia un consiglio di irrigazione (quanta acqua e quando fornirla) all’agricoltore che lo riceve sul suo telefonino in modo da mettere in atto criteri per un uso razionale dell’acqua, economico ed efficiente.
Questo sistema è adottato ad oggi da 36 consorzi di bonifica su circa il 50% della superficie irrigabile nazionale; si stima un risparmio idrico di 100 milioni di metri cubi d’acqua all’anno con l’obiettivo di raggiungere i 500 milioni nei prossimi anni in tutta Italia.
IRIFRAME sarà presente ad EXPO 2015 nell’ottica di un’agricoltura sempre più sostenibile, dato anche l’interesse che ha suscitato in tutti i paesi Europei mediterranei, in Cina ed altre nazioni, questo ovviamente ci riempie di orgoglio.
In un’ottica di tutela ambientale e risparmi energetici A.N.B.I. auspica anche che la produzione di energia elettrica dalle acque fluenti nei canali di bonifica ed irrigui si sviluppi sempre di più, infatti la legislazione prevede che tali acque possono essere usate anche per fini diversi da quelli irrigui ivi compresi la produzione di energia idroelettrica e l’approvvigionamento di imprese produttive, ecco perché si parla di usi plurimi delle acque ad uso agricolo. Ovviamente questi usi devono comportare la restituzione delle acque e devono essere compatibili con la successione utilizzazione irrigua.
Vorrei concludere riassumendo che i Consorzi con una presenza capillare sul territorio svolgono quindi un’attività polifunzionale, mirata alla sicurezza territoriale, ambientale ed alimentare del Paese, contribuendo in tal modo ad uno sviluppo economico sostenibile.’

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