Con l’approvazione del Disegno di Legge “Disposizioni per l’adempimento degli obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia all’Unione europea” da parte del Senato piccoli uccelli migratori come tordi, merli, allodole, non potranno più essere catturati per costituire dei richiami vivi per la caccia.
Soddisfatte le Associazioni ambientaliste e di difesa degli animali che per anni hanno condotto la battaglia contro questa usanza, per alcune delle quali la lotta continuerà per abolire anche gli uccelli da richiamo provenienti da allevamenti.
Con l’approvazione il 23 luglio 2015 da parte del Senato della Repubblica, dopo quella della Camera dei Deputati nel mese di giugno, del Disegno di Legge n. 1962 “Disposizioni per l’adempimento degli obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia all’Unione europea“, non sarà più possibile in Italia catturare dei piccoli uccelli migratori quali merli, tordi e allodole, usati come richiami vivi per la caccia.
La disposizione è contenuta nell’Articolo 21 “Disposizioni relative alla cattura di richiami vivi. Procedura di infrazione n.2014/2006” che seppure “La formula normativa adottata oggi è macchinosa, dovendo rispondere al dettato della direttiva – ha affermato Fulvio Mamone Capria, Presidente della Lipu-BirdLife Italia – la sostanza non lascia spazio ai dubbi: da questo momento in Italia la cattura degli uccelli selvatici è vietata. L’ordine del giorno approvato dal Senato che impegna il Governo a valutare con quali mezzi i piccoli uccelli migratori potrebbero essere catturati non ha alcuna importanza, i prelievi in natura sono finiti. Dopo decenni di danni arrecati all’ambiente e alla biodiversità è bene che gli uccellatori si rassegnino“.
Toni altrettanto soddisfatti sono stati usati anche da tutte le altre associazioni ambientaliste e di difesa degli animali che per anni si sono battute per raggiungere questo risultato che, come è stato riconosciuto, non sarebbe stato conseguito se non ci fosse stata la determinazione della Commissione europea che ha costretto il Governo a ritornare sulle sue decisioni, dopo che lo scorso anno, con l’articolo 15 alla Legge Europea 2013, l’Esecutivo aveva disposto che l’autorizzazione alla gestione degli impianti che svolgono l’attività di cattura per l’inanellamento e la cessione a fini di richiamo degli uccelli tutelati dalla Direttiva “Uccelli” (79/409/UEE) fosse data dalle Regioni nel rispetto delle condizioni e delle modalità che definiscono l’attività di caccia in deroga.
“La Legge approvata dal Senato mette definitivamente in sicurezza l’Italia e salvato centinaia di migliaia di piccoli uccelli migratori che ogni anno attraversano l’Italia – ha osservato Legambiente – La scelta è ancor più corretta dato che con l’abolizione delle Province, deputate a gestire le strutture di cattura i cosiddetti roccoli, si sarebbero creati ulteriori casi di mala gestione“.
Ma per alcune Associazioni la battaglia non è ancora definitivamente vinta: “Non ci fermiamo – ha affermato Danilo Selvaggi, Direttore generale della Lipu-Birdlife Italia – ora ragioneremo su come cancellare ogni possibilità di utilizzare i richiami vivi provenienti dagli allevamenti per far sì che la migrazione degli uccelli sia davvero libera e protetta“.