Le più grandi potenze commerciali sottoscrivono una Dichiarazione in cui annunciano l’avvio di negoziati in seno al WTO per liberalizzare il commercio di quei prodotti che costituiscono una componente importante per contrastare i cambiamenti climatici e per implementare lo sviluppo sostenibile.
I Paesi più poveri, quelli che subiranno gli impatti più gravi del global warming, per “traferimento di tecnologie per mitigazione e adattamento” probabilmente non intendevano che “non sarebbero state gravate dai dazi”.
A margine del World Economic Forum di Davos, che si conclude oggi, è stata annunciata un’iniziativa congiunta delle grandi potenze commerciali (tra cui l’Unione europea gli USA, la Cina e il Giappone) per avviare negoziati nell’ambito dell’Organizzazione Mondiale del Commercio per la liberalizzazione dei cosiddetti “beni verdi”, traendo spunto da analoga iniziativa presa nel mese di ottobre 2013 dall’APEC (Asia-Pacific Economic Cooperation), per esplorare le opportunità all’interno dell’OMC per un impegno volto a ridurre i dazi per un Elenco di 54 beni ambientali entro la fine del 2015.
Le discussioni, quindi, non partiranno da zero e i sottoscrittori auspicano che il numero di beni e servizi verdi da liberalizzare sia implementato, nel contesto di un futuro accordo in grado di affrontare altri problemi del settore e di rispondere ai cambiamenti nelle tecnologie negli anni a venire, che possano anche direttamente e positivamente contribuire alla crescita verde e allo sviluppo sostenibile.
I “prodotti verdi” sono considerati una componente essenziale per affrontare il problema dell’inquinamento dell’aria, della gestione dei rifiuti, degli impianti di depurazione delle acque o per la generazione di energia rinnovabile come l’eolico o il solare.
L’OMC stima che il mercato globale di beni, tecnologie e servizi verdi abbia un valore di circa 1.400 miliardi di dollari US, detenuto per l’86% dai Paesi firmatari della Dichiarazione.
I Paesi in via di sviluppo, in particolare, oltre a questioni ambientali, debbono affrontare le sfide poste dalla rapida urbanizzazione, di conseguenza è essenziale per loro avere un accesso più facile e meno costoso per beni, servizi e tecnologie ambientali, secondo la Commissione UE che afferma anche come da tale iniziativa deriverà un contributo a soddisfare i nuovi ambiziosi obiettivi dell’UE di riduzione delle emissioni di gas serra dell’UE e di target di energia da fonti rinnovabili, annunciati al 2030 dalla Commissione UE questa settimana nell’ambito del nuovo pacchetto “Energia e Clima”.
“Sono lieto di lanciare questa iniziativa sui ‘beni verdi’ – ha dichiarato il Commissario UE al Commercio Karel De Gucht – L’UE è fermamente impegnata a promuovere la liberalizzazione del commercio dei ‘beni e servizi verdi’. Tutti i membri dell’OMC hanno bisogno di un migliore accesso a prodotti e tecnologie che proteggono l’ambiente e combattono i cambiamenti climatici. L’impegno di oggi è un importante contributo del commercio alla soluzione di problemi ambientali come parte determinante del nostro più ampio, ambizioso programma di crescita sostenibile“.
In base a quanto affermato nella Dichiarazione (vedi sotto), l’accordo non cita più il 2015, come richiesto dall’APEC, entro cui conseguirlo, ma entrerà in vigore “nel momento in cui si sarà raggiunta una massa critica di membri dell’OMC”.
Al momento tra i firmatari ci sono pochi (i più grandi) Paesi in via di sviluppo (ad eccezione del Costa Rica). Senza voler sminuire la portata positiva di questa iniziativa, non pensiamo che all’interno dei negoziati dell’UNFCCC per trasferimento delle tecnologie verdi da parte dei Paesi industrializzati per le azioni di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici verso i Paesi a maggior rischio di impatti drammatici, che sono anche i più poveri, questi ultimi pensassero all’opportunità che non fossero gravate dai dazi. È più probabile che intendessero che tali tecnologie dovessero svilupparsi, diffondersi e trasferirsi, magari attraverso investimenti da quel Green Climate Fund che, istituito nel 2010 alla Conferenza sul Clima di Cancún, con l’impegno dei Paesi sviluppati di finanziarlo con 100 miliardi di dollari all’anno, è tuttora ben lontano dalla cifra globale che era prevista vi confluisse.
DICHIARAZIONE CONGIUNTA SUL COMMERCIO DI BENI AMBIENTALI – Davos (Svizzera), 24 gennaio 2014
Noi, rappresentanti di Australia, Canada, Cina, Costa Rica, Unione europea, Hong Kong, Cina, Giappone, Corea del Sud, Nuova Zelanda, Norvegia, Singapore, Svizzera, Taiwan e USA salutiamo favorevolmente l’Accordo dei leaders dell’APEC (Asia-Pacific Economic Cooperation) di esplorare le opportunità all’interno dell’Organizzazione Mondiale del Commercio per un impegno volto a ridurre i dazi per un Elenco di beni ambientali entro la fine del 2015. Così, noi oggi annunciamo il nostro impegno a conseguire il libero commercio globale di beni ambientali, e ci impegniamo a lavorare insieme, e con gli altri membri dell’OMC egualmente impegnati alla loro liberalizzazione, ad iniziare a predisporre i negoziati per portare avanti questo obiettivo comune.
Siamo convinti che uno dei più concreti, immediati contributi che l’OMC e i suoi Membri possono assumere per proteggere il nostro pianeta è quello di cercare un accordo per eliminare i dazi sulle merci di cui tutti abbiamo bisogno per proteggere il nostro ambiente e affrontare i cambiamenti climatici.
Prevediamo una struttura per un accordo sui beni ambientali che rafforzi le regole, basato su un sistema commerciale multilaterale a vantaggio di tutti i membri dell’OMC, incluso il coinvolgimento di tutti i grandi commercianti e l’applicazione del principio della Nazione Più Favorita. Tale accordo avrebbe effetto nel momento in cui si sarà raggiunta una massa critica di membri dell’OMC.
Il nostro lavoro si baserà sulle impegno dei leader dell’APEC per ridurre i dazi su un elenco di 54 Beni Ambientali. L’APEC ci ha offerto un buon punto di partenza, e noi siamo impegnati ad esplorare una vasta gamma di prodotti aggiuntivi, nel contesto di un futuro e orientato accordo in grado di affrontare altri problemi del settore e di rispondere ai cambiamenti nelle tecnologie negli anni a venire, che possano anche direttamente e positivamente contribuire alla crescita verde e allo sviluppo sostenibile.
Sostenendo lo slancio creato dall’accordo raggiunto a Bali, crediamo fortemente che questo sforzo in seno all’OMC aggiungerà slancio ed energia per il sistema commerciale multilaterale e supporto alla sua missione di liberalizzare il commercio, e dia un contributo significativo all’agenda internazionale di tutela ambientale, compresi i nostri sforzi condivisi nell’ambito dei negoziati della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici delle Nazioni Unite per combattere i cambiamenti climatici e passare ad un’economia verde.