Energia Fonti rinnovabili

2013: annus horribilis dell’eolico italiano

2013 annus horribilis

Le Associazioni del settore sollecitano il Governo ad intervenire con politiche mirate che spostino gli incentivi dalla bolletta a meccanismi fiscali se si vuol far crescere i posti di lavoro e raggiungere gli obiettivi del nuovo pacchetto “Energia e Clima” proposto dalla Commissione UE.

Le aste e i registri hanno inferto un duro colpo allo sviluppo del settore”: è questo l’assunto del comunicato rilasciato il 27 gennaio 2014 dalle Associazioni AssoRinnovabili(Associazione dei produttori, dell’industria e dei servizi per le energie rinnovabili), Coordinamento FREE (Coordinamento Fonti Rinnovabili ed Efficienza Energetica) e ANEV(Associazione Nazionale Energia del Vento), presentando i dati dell’eolico nel 2013 in Italia.

Il 2013 si chiude – osservano le Associazioni – con un totale installato di 8.551 MW per un incremento complessivo inferiore ai 450 MW, contro i 1.272,8 MW installati nel 2012, e un calo della nuova potenza di oltre il 65% rispetto al 2012”.

Secondo, le Associazioni, un risultato così deludente era stato preannunciato sul finire del 2012, anno in cui l’incremento di potenza eolica allacciata è stato per il terzo anno consecutivo superiore ai 1.000 MW, ma si avvertiva già il rallentamento che il comparto avrebbe subìto a causa dei nuovi meccanismi di incentivazione posti con il sistema delle aste e dei registri.
Il dato confermerebbe l’inadeguatezza dei sistemi vigenti e la necessità di un tempestivo intervento del Governo con politiche mirate che spostino gli incentivi dalla bolletta a meccanismi fiscali, definendo, inoltre, il quadro regolatorio post 2015, per consentire la sopravvivenza di un settore strategico per la green economy.

Il settore eolico ha dimostrato in questi anni di avere enormi potenzialità, diventando anche un esportatore di tecnologia e determinando crescita economica e occupazionale (oltre 30.000 addetti).
Nella nota le Associazioni, dopo aver rammentato i significativi benefici ambientali apportati dal settore, segnalano che la recente proposta della Commissione UE per il Pacchetto “Energia e Clima” post-2020, prevede di aumentare al 2030 il taglio delle emissioni al 40% rispetto all’anno base 1990, e un aumento della produzione energetica da rinnovabili fino al 27%.
Evidentemente, se il trend così “nero” del 2013 dovesse continuare anche nei prossimi anni, difficilmente il nostro Paese riuscirebbe a centrare gli obiettivi.
Nel frattempo, il blocco del settore che ha già avuto come effetto la riduzione della forza lavoro di oltre 10.000 occupati, oltre ad aver portato al fallimento numerose aziende, determinerà anche la perdita di un know-how tecnologico di riconosciuto valore, che l’eolico italiano aveva raggiunto in questi anni.

Proprio nei giorni scorsi l’IRENA ha rilasciato un primo innovativo Rapporto sui posti di lavoro che il settore delle rinnovabili ha creato e creerà ancora negli anni a venire, secondo gli analisti del rapporto, raggiungendo circa 16,7 milioni, tra occupati diretti e indiretti, qualora venisse rispettata la roadmap (REMAP 2030), definita nel novembre 2012, che prevede di raddoppiare nel mix energetico globale la quota di energia solare, energia eolica, idroelettrica e del 30% quella geotermica. Quel che è necessario è un quadro regolatorio certo e stabile in grado di attrarre investimenti. Non casualmente il Rapporto contiene raccomandazioni-chiave, tra cui: mix di politiche adeguate alle condizioni e alle priorità specifiche per ogni singolo Paese; lungimiranti politiche di istruzione e formazione; politiche energetiche dedicate alle rinnovabili fuori rete.
Anche in Italia, la numerosa presenza di macchine eoliche (6.369 a fine 2013), potrebbe aprire nuove opportunità al comparto, sia in termini di incremento della manodopera presso il sito sia per la creazione di nuovi posti di lavoro dal lato del produttore/investitore e dei fornitori. Uno studio congiunto ANEV-UIL mostra, infatti, che nell’eolico potrebbero essere occupate, entro dieci anni, 67.010 unità in tutto il territorio nazionale, di cui un terzo di occupati diretti (19.431) e due terzi di occupati dell’indotto (47.579), sempre che si eviti di dare ulteriori colpi al settore.

L’unico elemento positivo che può essere desunto dalla relazione 2013 è il dato del minieolico che ha raggiunto entro la fine dello scorso anno i 20 MW complessivi di potenza installata: “un trend positivo, ma non ancora sufficiente”, sottolineano le Associazioni.
Anche questi generatori di potenza fino a 20 kw potrebbero avere in Italia maggior diffusione, sia per il minimo impatto ambientale sia per la buona ventosità dei siti, specialmente in aree isolate e rurali, anche in abbinamento ad altre fonti rinnovabili e/o convenzionali.
Ad Abu Dhabi (Emirati Arabi), dove IRENA ha la sua sede e dove si è svolto l’annuale World Future Energy Summit (20-22 gennaio 2014), è stato presentato l’Atlante mondiale del Solare dell’Eolico a cui hanno contribuito 39 Paesi ed oltre 50 istituti.
Dalla mappa dell’Italia, costruita sull’originale di RSE SpA (Ricerca sul Sistema Energetico), Società del GSE (Gestore Servizi Energetici), si evince che sono numerose in Italia le aree interessate da venti medio-bassi, intorno ai 5 m/s, ideali per la tecnologia del minieolico, ma ancor più numerose sono le aree che potrebbero generare potenze rilevanti e che sono tuttora poco utilizzate.

Sito web: atlanteeolico.rse-web.it

Accesso diretto: irena.masdar.ac.ae

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