Uno Studio condotto nell’ambito del Progetto europeo NECCTON e coordinato da CMCC, a cui ha partecipato l’OGS di Trieste, ha dimostrato che, anche senza sapere quando e dove si verificheranno i prossimi sversamenti di petrolio nel Mediterraneo, si può prevedere le aree che saranno più o meno colpite.
Le rotte del petrolio nel Mar Mediterraneo, in caso di incidenti in mare, non sono più un mistero, grazie a modelli numerici ad alta risoluzione in grado di tracciare le possibili traiettorie e il destino delle macchie derivanti da sversamenti di petrolio accidentali.
È quanto rivela lo Studio “Model-based insights into pathways and fate of oil spills in the Mediterranean Sea”, pubblicato online sulla rivista Science of the Total Environment prima dell’edizione cartacea sul numero di agosto 2025, e coordinato dalla Fondazione CMCC (Centro EuroMediterraneo sui Cambiamenti Climatici), che, utilizzando modelli di circolazione marina, ha individuato le aree più vulnerabili del bacino Mediterraneo, tra cui il Canale di Sicilia, il nord Adriatico e l’area orientale del bacino che risultano essere le zone a maggior rischio di impatto ambientale.
L’analisi ha considerato vari scenari di sversamento, tenendo conto delle condizioni meteo-marine stagionali, e offrendo strumenti utili alle autorità deputate per pianificare interventi rapidi e mirati in caso di emergenza.
“Non si tratta di sapere se ci sarà uno sversamento di petrolio nel Mediterraneo, ma di capire quanto gravi saranno le conseguenze – ha affermato Svitlana Liubartseva, Ricercatrice del CMCC e principale autrice dello studio – La nostra ricerca ha dimostrato che, anche senza sapere quando e dove si verificherà il prossimo grande sversamento di petrolio, è possibile prevedere le aree del Mediterraneo che risulteranno più o meno colpite. Siamo anche in grado di informare le autorità competenti sull’orario di arrivo del petrolio e sulla percentuale di petrolio depositato sulla spiaggia, in modo che possano elaborare strategie di mitigazione dei danni”.

Visualizzazione degli indici di pericolosità della superficie marina con l’interfaccia grafica di Lobelia. Fonte: NECCTON
Lo studio offre un contributo fondamentale per la gestione del rischio ambientale e la protezione del Mediterraneo, una delle aree marine più importanti ma anche più esposte al traffico petrolifero. Un approccio innovativo e scientificamente fondato per la comprensione dei disastri antropici ad alto impatto e bassa probabilità può essere di fondamentale importanza per i decisori politici e le amministrazioni locali.
“Il Mediterraneo è un mare semi-chiuso, densamente trafficato da navi, con moltissime attività legate al turismo e ricco di biodiversità, dove anche piccoli sversamenti possono avere effetti ambientali e sociali duraturi – ha spiegato Donata Canu, Ricercatrice del National Institute of Oceanography and Applied Geophysics (OGS) di Trieste e co-autrice dello studio – Grazie alla modellistica avanzata, possiamo ora prevedere con maggiore precisione dove e come il petrolio si disperderà, aiutando le autorità a intervenire in modo più efficace per proteggere ecosistemi fragili e coste vulnerabili”.
La ricerca è stata condotta nell’ambito del progetto NECCTON (New Copernicus Capability for Throphic Ocean Networks), finanziato dalla Commissione UE- Horizon Europe RIA), che ha l’obiettivo di preparare nuovi prodotti Copernicus, includendo inquinanti, pressioni ambientali e distribuzione nei mari di specie rilevanti per la biodiversità o per l’economia.
Per la prima volta, lo studio ha utilizzato estese simulazioni Monte Carlo basate sul modello fisico MEDSLIK-II per analizzare il comportamento degli sversamenti di petrolio in tutto il Mar Mediterraneo. Grazie alle tecnologie di high performance computing e all’uso del più aggiornato database di osservazioni reali di sversamenti di petrolio, è stato possibile realizzare una simulazione su larga scala. Il CMCC ha messo in campo oltre dieci anni di esperienza nell’applicazione di MEDSLIK-II, competenze scientifiche avanzate e risorse computazionali di alto livello per affrontare questa complessa sfida.
Lo scorso marzo un audit della Corte dei conti europea (ECA) aveva rilevato che lo sversamento di petrolio nei mari europei è continuato, nonostante ingenti risorse e investimenti, segnalando carenze nel monitoraggio e nell’applicazione delle norme.
In copertina: Immagine satellitare a 50 cm di risoluzione che mostra 2 navi in collisione e il conseguente sversamento di petrolio (Fonte: European Space Imaging)