Sono stati presentati a Palermo dalSistema nazionale per la protezione ambientale (SNPA) i risultati del secondo ciclo di monitoraggio dell’ambiente marino per alcuni dei descrittori ambientali (Posidonia oceanica, Specie non indigene, Eutrofizzazione, Rifiuti marini e Fondi duri),ai sensi della Direttiva quadro sulla Strategia Marina.
Posidonia oceanica, Specie non indigene, Eutrofizzazione, Rifiuti marini e Fondi duri, sono 5 degli 11 descrittori qualitativi utilizzati dalla Strategia marina per definire lo stato ambientale dei mari italiani che sono stati presentati il 25 settembre 2023 a Palermo nel corso di un Convegno in diretta streaming, organizzato da ISPRA e ARPA Sicilia, e ospitato dall’Università degli Studi di Palermo.
La Direttiva quadro sulla Strategia Marina 2008/56/CE, il pilastro ambientale della politica marittima dell’UE, stabilisce che gli Stati membri elaborino una Strategia marina volta al raggiungimento del “buono stato ambientale” ovvero la capacità di preservare la diversità ecologica, la vitalità dei mari affinché siano puliti, sani e produttivi, mantenendo l’utilizzo dell’ambiente marino ad un livello sostenibile e salvaguardando il potenziale per gli usi e le attività delle generazioni presenti e future.
L’attuazione della Strategia Marina in Italia, coordinata dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica (MASE), è supportata dal Sistema nazionale per la protezione ambientale (SNPA), costituito dall’ISPRA e dalle ARPA, e vede il coinvolgimento delle amministrazioni centrali, delle Regioni, degli enti locali, nonché delle Università e degli altri Enti di ricerca.
“La Sicilia ha un’estensione costiera di ben 1.637 Km e la salvaguardia dei mari è per noi un tema di primaria importanza – ha dichiarato Vincenzo Infantino, Direttore generale di ARPA Sicilia, intervenendo al Convegno – L’ambiente marino è un patrimonio prezioso che deve essere protetto, salvaguardato e ripristinato al fine ultimo di mantenere la biodiversità e preservare la vitalità dei mari. Siamo quindi lieti di aver ospitato questo evento in Sicilia, in collaborazione con l’Università di Palermo, ed aver fatto sintesi dei dati e dei risultati raggiunti, grazie all’impegno assunto da tutto il SNPA, dal 2015, nelle attività di monitoraggio realizzate per proteggere e preservare gli ecosistemi marini”.
Per quanto attiene il monitoraggio delle praterie di Posidonia oceanica, pianta endemica del Mediterraneo monitorata in tutte le regioni tirreniche, ioniche e in basso Adriatico (Puglia) al largo delle coste italiane ha evidenziato segnali di disturbo: il 25% dei siti monitorati presenta infatti una bassa densità di fasci al metro quadrato. Tuttavia, nelle circa 100 aree indagate, ciascuna della grandezza di 3 chilometri quadrati, la densità è di tipo “normale” nel 63% dei casi ed “eccezionale” nell’11%.
Notizie poco incoraggianti giungono anche sul fronte delle Specie non indigene, con il granchio blu tra gli ultimi casi di specie aliene marine introdotte nei nostri mari. In base ai dati presenti in letteratura sono 289 le specie non indigene – introdotte, tramite attività umane, in un’area geografica che è al di fuori del suo naturale areale di distribuzione – presenti nei nostri mari. Le attività di monitoraggio condotte dalle Arpa soprattutto nelle aree portuali, dove è maggiore il rischio di introduzione, hanno rilevato 78 specie, tra cui 25 anellidi, 18 crostacei e 11 molluschi. Di queste 20 sono esclusive del Mar Adriatico, 9 del Mar Ionio e 17 del Mar Tirreno, mentre 11 specie sono comuni ai tre mari italiani. Alcune di queste specie, considerate invasive, sono state rinvenute per la prima volta nell’area di interesse.
Passi in avanti si sono registrati sul fenomeno dell’eutrofizzazione in mare, il processo che innesca fenomeni di fioriture di alghe e riduzione di ossigeno per un eccesso di nutrienti (composti di azoto e fosforo) che arrivano da terra. Le misure prese negli ultimi 40 anni, come la diminuzione del fosforo nei detergenti, i migliori impianti di depurazione e fognari, la riduzione nell’uso dei fertilizzanti hanno portato ad una significativa riduzione del fenomeno.
Anche per i rifiuti marini, si osserva una riduzione significativa pari a quasi la metà dei rifiuti spiaggiati, ovvero i rifiuti presenti sugli arenili ogni 100 metri. Il dato è sotto osservazione, ma comunque ancora lontano dall’obiettivo europeo: dai 460 del 2015 sono 273 nel 2021. Il target previsto nell’UE pone il limite di 20 per un buono stato ambientale. Quanto ai rifiuti in acqua, nel periodo 2018-2022 si registra una densità costiera media di 105 oggetti per chilometro quadrato e una densità media offshore di 3 oggetti. Più dell’80% degli oggetti monitorati è composto da polimeri artificiali, di cui circa il 20% sono plastica monouso.
Infine, sono state censite formazioni coralligene in 8 regioni italiane e 160 siti oggetto di studio: Eunicella, Pentapora e Paramuricea i nomi scientifici (generi) delle principali specie target osservate nei fondali. In 9 regioni sono presenti anche “letti a rodoliti”: si tratta di piccole alghe calcaree simili nella forma ai popcorn, rinvenute in 37 aree di monitoraggio.
“Quella che presentiamo è solo una piccola parte del lavoro che tutto il Sistema, in collaborazione con gli enti di Ricerca e le università italiane, sta portando avanti per fornire elementi utili ad una Strategia per il mare che sia efficace e coerente con gli obiettivi che ci derivano dagli obblighi europei e internazionali – ha dichiarato Maria Siclari, Direttore generale dell’ISPRA, intervenendo al Convegno- Risponde anche alla necessità di comunicare il dato ambientale e rappresentare il lavoro di un Sistema che opera ormai da tempo in stretta sinergia e che è cresciuto, negli ultimi anni, acquisendo nuove professionalità e capacità tecniche”.