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Smart Building Report 2022: investimenti in ripresa

La IV edizione dello Smart Building Report dell’Energy & Strategy Group del POLIMI che offre una panoramica del settore edilizio italiano dal punto di vista normativo e di mercato, attuale e futuro, al fine di fornire una visione sulle prospettive di sviluppo del settore.

Dopo un 2020 in deciso calo, sono ripartiti gli investimenti del comparto edilizio per migliorare l’efficienza degli edifici, in primo luogo energetica, e garantire l’elettrificazione dei consumi: circa 9,5 miliardi di euro il giro d’affari nel 2021 (+25% rispetto al 2020, al contrario in diminuzione dell’11%), a cui vanno aggiunti i 38,560 miliardi tra superfici opache (i cosiddetti cappotti) e vetrate spinti dal Superbonus e dall’aumento vertiginoso dei prezzi dell’energia dovuto all’instabilità geopolitica.

È quanto è emerso dalla IV edizione dello “Smart Building Report”, presentato il 10 novembre 2022 nel corso di un Convegno svoltosi il 10 novembre 2022 al Politecnico di Milano (Polimi) e realizzato dall’Energy&Strategy Group della School of management del Polimi, il cui obiettivo è di offrire una panoramica del settore edilizio italiano dal punto di vista normativo e di mercato, attuale e futuro, al fine di fornire una visione sulle prospettive di sviluppo del settore. Il report analizza inoltre dei casi paradigmatici di Smart Building nazionali ed internazionali, mettendone alla luce i benefici conseguibili. Inoltre, all’interno del report si indaga il livello di conoscenza e consapevolezza degli utenti finali circa l’utilizzo intelligente delle diverse famiglie tecnologiche presenti negli edifici, facendone emergere driver e barriere di adozione.

Il concetto di “Smart Building” che ha suscitato negli ultimi anni grande attenzione da parte di operatori di mercato e decisori politici, fa riferimento ad un “edificio in cui gli impianti in esso presenti sono gestiti in maniera integrata ed automatizzata, attraverso l’adozione di una infrastruttura di supervisione e controllo degli impianti stessi, al fine di massimizzare il risparmio energetico, il comfort e la sicurezza degli occupanti, e garantendone inoltre l’integrazione con il sistema elettrico di cui l’edifico fa parte”

Alcuni incentivi, in particolare il Superbonus, hanno avuto il merito di riportare l’attenzione sull’efficienza energetica degli edifici e di dare una forte spinta al mercato, ma hanno anche generato dinamiche ingestibili, a partire dall’aumento smisurato dei prezzi – ha commentato  Federico Frattini, responsabile dell’Osservatorio e Vicedirettore dell’Energy&Strategy, che ha presentato il Rapporto assieme al Direttore Vittorio ChiesaCrediamo che gli incentivi siano determinanti per centrare gli obiettivi europei di decarbonizzazione (che non possono fare a meno dell’efficientamento del comparto edilizio, responsabile in Europa di circa il 40% dei consumi energetici), ma l’analisi che abbiamo condotto indica che dovrebbero essere strutturali, avere procedure più snelle e rendere il cittadino co-partecipe dei costi almeno per il 10-15%”.

Panoramica del settore edilizio italiano
L’analisi del parco edilizio italiano ha permesso di fornire un inquadramento dello stato degli edifici residenziali e non residenziali ad oggi e in ottica futura. Il parco edilizio italiano attualmente è composto, in base al numero di immobili, per il 92% da edifici residenziali e per l’8% da edifici non residenziali.

Considerata la situazione dal punto di vista delle prestazioni energetiche degli edifici italiani, con il 62,3% degli edifici residenziali e il 37,8% di quelli non residenziali che ricadono in classe energetica F o G, le ristrutturazioni potranno giocare un ruolo importante nel ridurre i consumi e le emissioni del parco edilizio. Infatti, al tasso di ristrutturazione profonda annuo attuale dello 0,85%, è possibile tagliare i consumi del settore di 4 – 5,5 TWh all’anno, con conseguente riduzione annuale di emissioni compresa tra 0,8 e 1,1 MtonCO2.

L’UE ha intrapreso un percorso virtuoso di riduzione delle emissioni con l’obiettivo di raggiungere la neutralità climatica al 2050: in tale contesto, il settore dei building, responsabile di una quota molto rilevante di emissioni (36%) e consumi (40%) a livello europeo, rappresenta una sfida molto complicata e ha richiesto una serie di interventi mirati per definire un percorso condiviso. La Renovation Wave Strategy ha posto al settore edilizio una serie di obiettivi molto importanti per il 2030, quali: -60% emissioni rispetto ai dati del 2015, -14% consumi di energia finale rispetto ai dati 2015, -18% consumi per riscaldamento e raffrescamento rispetto ai dati 2015 e un raddoppio del tasso di ristrutturazione edilizia.

A seguire, la proposta di revisione della Direttiva EPBD III ha introdotto ulteriori vincoli per quanto riguarda le nuove costruzioni e le ristrutturazioni. In particolare, dal 1° gennaio 2027 tutti gli edifici nuovi occupati da enti pubblici o di proprietà di quest’ultimi devono essereEdifici ad emissioni zero”, e dal 2030 tutti gli edifici di nuova costruzione e tutte le profonde ristrutturazioni, gli edifici di enti pubblici e quelli non residenziali con attestato di prestazione energetica di classe G dovranno essere soggetti a ristrutturazione fino a raggiungere la classe F entro il 2027 ed almeno la classe E entro il 2030, tutti gli edifici residenziali con prestazioni energetiche peggiori dovranno raggiungere la classe energetica F entro il 2030 e almeno la classe E entro il 2033.

In questo processo di riduzione dell’impatto ambientale degli edifici, la crisi economica che stiamo oggigiorno sperimentando in seguito alla guerra Russia-Ucraina ha portato ad un inaspettato quanto ingiustificato aumento dei prezzi del gas che ha spinto l’UE Unione a varare un piano di affrancamento dal gas russo (REPowerEU)  che spinge ulteriormente nella direzione di ridurre i consumi (obiettivo di efficienza energetica rivisto al rialzo fino al 13%) ed aumentare l’elettrificazione degli stessi (aumentando la quota di energia rinnovabile fino al 45% dei consumi complessivi al 2030 con un raddoppio del tasso di installazione di solare fotovoltaico).

In tale contesto, con l’obiettivo di raggiungere la completa decarbonizzazione del parco edilizio al 2050, e su spinta del recente RepowerEU, sarà importante prevedere l’adozione di tecnologie che elettrifichino i consumi finali (es. pompe di calore).

Il sistema di bonus edilizi introdotti negli ultimi anni ha accelerato la ricostruzione di un parco edilizio più efficiente.
Sulla base di una survey sottoposta agli operatori di mercato e delle interviste svolte, è emerso che le misure da adottare per migliorare l’efficacia degli strumenti incentivanti sono:
Ampliare la platea dei beneficiari;
Maggiore chiarezza delle regole e maggior stabilità dell’intero processo;
Legare gli interventi ammessi a un effettivo risparmio energetico;
Maggiore diffusione e pubblicizzazione al fine di aumentarne la visibilità.

Inoltre, i player del settore hanno espresso la propria opinione in merito agli incentivi su cui puntare in futuro e quali invece si ritiene debbano essere abbandonati:

Negli ultimi mesi le modalità del Superbonus 110% hanno diviso l’opinione pubblica:
– il meccanismo ha riportato l’attenzione sul tema dell’efficienza degli edifici, prevedendo requisiti di partecipazione in linea con gli sfidanti obiettivi europei di decarbonizzazione (tra cui il salto di almeno due classi energetiche per poter accedere alla detrazione sugli interventi) e portando rilevanti benefici economici, occupazionali ed energetici;
– dall’altra parte, il blocco della cessione dei crediti dovuta alla saturazione di capacità degli istituti di credito così come l’annullamento dei benefici di concorrenza causato dall’aliquota pari al 110% hanno di fatto portato a importanti inefficienze di mercato, tra cui l’aumento esponenziale dei costi di personale e materie prime.
Per continuare a promuovere interventi che migliorino le condizioni degli edifici, sarà dirimente valutare un decalage dell’aliquota incentivante che implichi una quota dell’investimento a carico dei beneficiari tale, allo stesso tempo, da non disincentivare il cittadino ad effettuare l’intervento. Inoltre, per facilitare la programmazione degli interventi ad imprese e beneficiari, sarà importante consolidare il quadro normativo-regolatorio, rendendolo chiaro e stabile, attraverso uno schema incentivante di medio-lungo periodo che supporti la diffusione di tecnologie efficienti a discapito di soluzioni a più alto impatto ambientale.

Al fine di indagare la conoscenza, la propensione e l’esperienza delle famiglie italiane in fatto di Smart Building in ambito residenziale e dei benefici conseguibili dall’adozione di questo paradigma, è stata condotta una survey presso un campione rappresentativo della popolazione italiana (circa 2.500 persone).

La prima informazione che si rileva dai risultati della survey è la scarsa conoscenza e consapevolezza del concetto di Smart Building e dei benefici collegati ad esso. Tale conclusione è corroborata dal fatto che solo il 9% del campione si ritiene ben informato in questo senso. Tale consapevolezza è maggiormente diffusa nel Nord Italia, in grandi comuni (sopra i 100 mila abitanti) e tra le giovani generazioni (Y e Z).

Nonostante la scarsa conoscenza, è tuttavia importante osservare come la grande maggioranza del campione (85,7%) abbia avuto almeno una volta esperienza diretta nella gestione intelligente di una o più tecnologie, segno di come tali tecnologie siano piuttosto diffuse e distribuite sul territorio, specialmente tre le nuovissime generazioni (il 93% della generazione Z ha avuto un’esperienza diretta).

Il volume d’affari dei Building devices and solutions ha registrato circa 6,5 miliardi di euro di investimenti nel 2021 (escludendo le superfici opache e chiusure vetrate), mostrando una crescita del 44% rispetto al 2020. Sul totale degli investimenti, il comparto Energy si conferma il più rilevante, cubando circa 4 miliardi di euro (60% del totale), seguono le soluzioni per la sicurezza di asset e persone e comfort abitativo.

Tenendo conto della maturità tecnologica e di mercato, dei prezzi, del quadro normativo-regolatorio, della disponibilità di materie prime e di manodopera, sono stati analizzati 3 possibili scenari di sviluppo futuro degli investimenti in tali tecnologie con un orizzonte temporale di 5 anni (2022-2026):
Scenario base, in cui i potenziali effetti negativi derivanti dalle variabili considerate (ad esempio, aumento prezzi materie prime, scarsità di manodopera, assenza di specifici incentivi, eccetera) influenzeranno in maniera preponderante sui volumi di mercato delle varie tecnologie.
Scenario tendenziale, in cui vengono presentati i valori di mercato prendendo come riferimento l’andamento tendenziale del settore negli ultimi 4-5 anni. Questo scenario ha l’obiettivo di mostrare l’evoluzione attesa della specifica tecnologia qualora non intervenissero ulteriori fattori esterni rispetto a ciò che ha caratterizzato gli ultimi anni.
Scenario accelerato, in cui i potenziali effetti positivi derivanti dalle variabili considerate (ad esempio, riduzione dei prezzi delle materie prime, presenza di specifici incentivi, eccetera) influenzeranno in maniera preponderante sui volumi di mercato delle varie tecnologie.

Ripartizione degli investimenti al 2026 nelle macro-famiglie di tecnologie analizzate (escluse superfici opache e chiusure vetrate) nei i tre scenari considerati

Le startup attive nello smart building in Italia
È stata infine condotta un’analisi più approfondita delle startup italiane operanti in ambito Smart Building e, grazie al coinvolgimento diretto di 27 incubatori, è stato costruito un campione di 16 startup aventi la loro sede localizzata in Italia, che registrano una netta prevalenza dell’ambito tecnologico Building devices and solutions (81%), rispetto al 61% degli altri Paesi Europei. Nel resto d’Europa, invece, sono maggiormente diffuse le Piattaforme di controllo e Gestione per l’analisi e gestione dei dati ricevuti da sensori ed attuatori. Le startup italiane, infine, propendono verso la servitization, includendo nel 56% dei casi almeno la componente Service nella loro value proposition. Nel resto d’Europa prevale invece la componente Software (presente nel 47% delle offerte, tra modalità stand-alone e combinata).

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