Per trarre insegnamenti ai fini dell’attuazione del Fondo per una transizione giusta che mette a disposizione 19,3 miliardi di euro nel periodo 2021-2027 per sostenere l’impatto della transizione energetica nelle aree carbonifere dell’UE, la Corte dei Conti europea(ECA)ha valutato il sostegno ricevuto nel periodo 2014-2020 dalle regioni in cui il carbone era già in declino, rilevando che ha avuto un accento ed un impatto limitati sulla creazione di posti di lavoro e sulla transizione energetica, e che, malgrado i progressi generali, il carbone resta una fonte significativa di emissioni di gas a effetto serra in alcuni Stati membri.
L’assistenza finanziaria dell’UE alle regioni carbonifere ha avuto un impatto limitato sulla creazione di posti di lavoro e sulla transizione energetica. Malgrado i progressi generali, il carbone rimane una fonte significativa di emissioni di gas a effetto serra in numerosi paesi dell’UE. Il nuovo Fondo per una transizione giusta deve essere utilizzato in modo efficace ed efficiente, per alleviare l’impatto socio-economico sulle regioni carbonifere della transizione dell’UE verso la neutralità climatica.
Sono i rilievi che emergono dalla Relazione speciale “Sostegno dell’UE alle regioni carbonifere. Modesto accento posto sulla transizione socioeconomica ed energetica” che la Corta dei Conti europea (ECA) ha pubblicato il 9 novembre 2022 che si è proposta di verificare se il sostegno dell’UE nel periodo 2014-2020 abbia effettivamente contribuito alla transizione socio-economica ed energetica in 7 regioni selezionate dell’UE dove l’industria carbonifera è in declino.
Per sostenere la transizione socio-economica ed energetica nelle regioni carbonifere dell’UE, erano disponibili fondi della politica di coesione dell’UE: per il 2014-2020, sono stati forniti circa 12,5 miliardi di euro alle sette regioni carbonifere oggetto dell’audit. Sebbene la produzione sia stata notevolmente ridotta, nel 2019 alla combustione di carbone era ancora imputabile il 15 % delle emissioni di gas a effetto serra dell’UE. Il graduale abbandono del carbone a fini di generazione di energia è stato considerato nel Green Deal europeo un fattore essenziale per conseguire gli obiettivi climatici per il 2030 e realizzare la neutralità climatica entro il 2050.
Il Fondo per una transizione giusta, lo strumento chiave per garantire che la transizione verso un’economia climaticamente neutra avvenga in modo equo e non lasci indietro nessuno, fornendo un sostegno mirato alle regioni e ai settori più colpiti mette a disposizione 19,3 miliardi di euro nel periodo 2021-2027.
“Il Fondo per una transizione giusta, una componente fondamentale del Green Deal europeo, fornisce notevoli risorse aggiuntive alle regioni carbonifere – ha dichiarato Nikolaos Milionis, il Membro dell’ECA responsabile dell’audit – La Commissione europea dovrebbe far sì che i fondi dell’UE sostengano un chiaro percorso di graduale abbandono del carbone, tenendo conto delle tensioni sul mercato dell’energia seguite all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia”.

La riduzione della produzione di carbone ha inevitabilmente determinato un calo del numero di lavoratori in tale settore. In alcune regioni, come la Lusazia (Germania) e la Slesia (Polonia), tali riduzioni di personale sono state realizzate attraverso fluttuazioni naturali di occupati e pensionamenti, mentre in altre regioni, ad esempio nella Moravia-Slesia (Repubblica ceca), le imprese carbonifere hanno dovuto licenziare i propri lavoratori. Per i lavoratori del settore del carbone licenziati erano disponibili attività di formazione finanziate dall’UE; tuttavia, stante l’indisponibilità dei dati riguardanti la partecipazione, gli auditor della Corte non hanno potuto stabilire se queste misure abbiano aiutato detti lavoratori a trovare una nuova occupazione. Gli auditor della Corte non hanno neanche constatato alcun impatto significativo dei finanziamenti sulla capacità di produzione di energia da fonti rinnovabili nelle regioni esaminate. Anche gli investimenti finanziati dall’UE volti a conseguire risparmi di energia hanno avuto un impatto modesto o non hanno potuto essere quantificati.
Prima di proporre il Fondo per una transizione giusta, da destinare alle regioni e ai settori più colpiti, la Commissione UE non ha svolto un’analisi adeguata delle realizzazioni conseguite in queste regioni grazie ai precedenti finanziamenti dell’UE, né delle necessità ancora da soddisfare. In particolare, la Corte segnala il rischio che i fondi potrebbero essere spesi senza che la transizione abbia luogo. La durata limitata del programma accentua tale rischio, poiché la maggior parte dei fondi devono essere impegnati entro la fine del 2023 ed utilizzati entro la fine del 2026. L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia nel 2022 e i relativi effetti sul mercato dell’energia potrebbero inoltre comportare ritardi nel graduale abbandono del carbone.

La Corte ha osservato inoltre che, in alcuni Paesi dell’UE, il carbone prodotto a livello nazionale era stato sostituito da importazioni o da altri combustibili fossili. La Germania e la Polonia, ad esempio, hanno aumentato in misura significativa le loro importazioni di carbone negli ultimi 15 anni. Nel 2020, la quota di 46 produzione lorda di energia elettrica e calore ottenuta dal carbone si attestava ancora al di sopra del 15% in sei paesi dell’UE. Di conseguenza, il carbone rimane una fonte significativa di emissioni di gas a effetto serra, specie in Polonia, Repubblica ceca, Bulgaria, Germania, Slovenia e Romania.
La Corte ha infine constatato che non si era prestata sufficiente attenzione alle emissioni di metano derivanti dalle miniere di carbone chiuse o abbandonate, e che, ad eccezione della Germania, si registra un utilizzo solo marginale di metano proveniente da tali miniere.