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Scarse precipitazioni e ondate di calore mettono in secca il Po

scarse precipitazioni e ondate di calore mettono in secca il Po

Anche i prelievi agricoli intensivi hanno responsabilità.

L’Agenzia Interregionale per il fiume Po (AIPO) ha rilasciato il 17 agosto 2012 un bollettino “La magra del fiume Po – Andamento idrometrico attuale e confronto con le magre storiche” in cui si evidenzia che “il grande fiume” è in secca a livelli record, con una portata appena al di sopra i 500 metri cubi d’acqua al secondo. Seppure la situazione lungo l’intero percorso del Po non è uniforme, tuttavia i dati riportati non lasciano dubbi sulla situazione di emergenza idrica che l’intera pianura padana sta attraversando e dovrà ulteriormente sopportare nelle prossime settimane, stante l’impossibilità che le piogge previste, dopo la nuova ondata di calore di Lucifero (la sesta dell’estate), non saranno in alcun modo risolutive per ridare la consueta portata del periodo al sitibondo fiume.

Il livello idrometrico registrato è abbondantemente sotto lo zero in molti punti:
– a Isola S. Antonio (Alessandria) era a + 0,40m;
– al Ponte della Becca (Pavia) – 3,29m;
– a Borretto (Reggio Emilia) – 3,28m;
– a Borgoforte (Mantova) – 2,94m;
– a Pontelagoscuro (Ferrara) – 6,59m.

La secca è accentuata dal fatto che gli affluenti di sinistra sono anch’essi ai minimi e i laghi lombardi, le riserve naturali di questi fiumi, sono a loro volta in secca: il lago Maggiore che alimenta il Ticino, a Sesto Calende era passato dai 73cm del 2 agosto ai 53cm del 16; il lago di Como, da cui nasce l’Adda, a Lecco in due settimane è sceso di oltre 40 cm, fino a -16,4cm sul livello idrometrico.
Non parliamo degli affluenti di sinistra che, per lo più, possono essere attraversati a piedi. La neve, pur caduta abbondante sull’Appennino, non è stata in grado di sopperire alla mancanza di precipitazioni e alle temperature record degli ultimi mesi.

Ad incidere in maniera significativa sulla scarsità d’acqua del Po è l’intensivo prelievo agricolo che il fiume subisce in estate, come ha evidenziato lo studio “Global Monthly Water Scarsità: Blue Water Footprints versus Blue Water Availability”, pubblicato dalla Rivista scientifica on line PLoS ONE.

Lo studio ha analizzato per la prima volta la situazione di 405 bacini fluviali nel mondo, monitorandone mese per mese la variabilità dei flussi d’acqua e i flussi necessari per sostenere importanti funzioni ecologiche. Attraverso l’analisi dettagliata del suo consumo totale d’acqua, del suo esaurimento e dei prelievi d’acqua, i ricercatori dell’Università olandese di Twente, del Water Footprint Network, di Nature Conservancy e del WWF, hanno evidenziato come l’acqua utilizzata per le colture, per sostenere l’industria e per fornire acqua potabile, in molti luoghi ha superato i livelli di sostenibilità. Tra questi c’è il bacino padano il cui prelievo idrico medio annuo ammonta a circa il 70% dei deflussi naturali. Da non trascurare, secondo lo Studio, come effetti della scarsità idrica e dell’abbassamento della quota di fondo del Po, il prosciugamento di una serie di ambienti umidi perifluviali che perdono così le loro funzioni per la biodiversità e per i processi autodepurativi del fiume, oltre che il problema della risalita dell’acqua salmastra.

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