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A quando una Spending Review per le risorse e i servizi ecosistemici?

a quando spending review

Clini: dalle tasse sul lavoro a quelle sul consumo di risorse.

“Le nazioni di tutto il mondo, in particolare quelle dell’Europa meridionale, hanno iniziato a sperimentare dolorosamente cosa significhi spendere di più di quello che guadagnano – ha affermato Mathis Wackernagel, Presidente di Global Footprint Network alla presentazione dell’Earth Overshoot Day 2012 – La pressione sulle risorse è simile alla sovraspesa finanziaria e può divenire devastante. All’aumentare del deficit delle risorse e ai loro prezzi che rimangono elevati, i costi per le nazioni diventano insopportabili”.

“Dall’impennata dei prezzi dei combustibili fossili ai paralizzanti debiti nazionali, causati in parte dall’aumento dei prezzi delle risorse naturali, le nostre economie stanno affrontando la realtà di anni di in cui si è speso al di là delle nostre possibilità – ha proseguito Wackernagel che ha introdotto per primo, nel 1996, insieme al collega William Rees, il concetto di impronta ecologica (Global Footprint) – Se vogliamo mantenere società stabili e vite produttive, non possiamo più sostenere un ampliamento del deficit di bilancio tra ciò che la natura è in grado di fornire e quanto le nostre infrastrutture, economie e stili di vita richiedono”.

Se l’umanità per secoli ha usufruito delle risorse della Terra, mantenendo il prelievo all’interno del bilancio e dei confini planetari, secondo calcoli fatti dal Global Footprint Network, dagli anni settanta la comunità globale ha iniziato a consumare più (overshooting) di quanto gli ecosistemi terrestri siano in grado di produrre risorse ed assorbire rifiuti. Anche se non tutte le risorse della Terra sono consumate dall’uomo, attualmente vengono dissipati servizi e risorse come se il pianeta fosse 1,5 volte più grande.

Quindi, l’Earth Overshoot Day, seppure pensato come una stima piuttosto che una data esatta, segnala il momento in cui l’umanità contrae un debito ecologico. Quest’anno è caduto il 22 agosto, mentre l’anno scorso è avvenuto il 27 settembre, in modo apparentemente insolito (l’anno prima si era verificato il 21 agosto), dal momento che da quando si è iniziato a calcolarlo aveva sempre anticipato la data. Tale anomalia era stata spiegata con un reset di dati e metodi che il Global Footprint Network aveva apportato per rendere sempre più aggiornati e validi i propri risultati.

Peraltro, il “quando” è meno importante del “quanto”, perché indipendentemente da quale approccio scientifico sia usato e quali miglioramenti metodologici siano adottati per cercare di tenere conto del fabbisogno umano e della produzione naturale, l’andamento rimane sempre lo stesso. Il nostro debito sta aumentando e matura interessi crescenti che stiamo pagando e che si traducono in: carenza di cibo; popolazioni di animali selvaggi in caduta libera; scomparsa delle foreste; degrado della produttività delle terre; crescente CO2.

Se guardiamo l’impronta ecologica di ogni nazione, ci si rende conto che sono pochi Stati con lo stile di vita dei propri abitanti, a consumare più servizi e risorse: gli USA vanno a debito già dal 24 marzo; se ogni individuo consumasse quanto un italiano sarebbero necessari 2,55 Pianeti (cliccare qui per consultare il pdf).

Non c’è dubbio che l’aumento di popolazione mondiale ha un peso, ma finora è una minoranza della popolazione mondiale che sta consumando la maggioranza delle risorse della Terra.

Questo “prestito”, ovviamente, non può continuare a lungo, e potrebbe risultare fisicamente impossibile, oltre che eticamente insopportabile, dal momento che l’impoverimento dei servizi ecosistemici avrà un costo pesantissimo per le popolazioni che basano la propria sussistenza su forme semplici di agricoltura, allevamento, pesca e silvicoltura.

Il contributo del carbonio all’impronta ecologica globale, che tiene conto anche dell’uso dei combustibili fossili, è pari alla metà ed è, secondo Global Footprint, il componente che cresce più velocemente. Stiamo immettendo tanto carbonio che il Pianeta non riesce ad assorbire e si accumula, così, in atmosfera, contribuendo ai cambiamenti climatici in atto.
Se il global warming rappresenta il sintomo più inquietante dell’overshooting, esso offre anche una grande opportunità per l’inversione di tendenza, poiché ogni iniziativa intrapresa per ridurre il cambiamento climatico riduce anche il sovraconsumo e viceversa.

Mitigare il cambiamento climatico senza esaurire altre risorse naturali, contribuisce a bilanciare il “budget” del Pianeta ed è la sfida che i policy makers debbono affrontare.
“È ora il momento di trovare i modi di funzionamento delle nostre economie che siano in grado di continuare a lavorare in futuro – ha affermato Wackernagel – La ripresa a lungo termine avrà successo solo se avviene tramite riduzioni sistematiche della nostra domanda di risorse e di servizi ecosistemici”.

In una intervista concessa a “Il Piccolo” e pubblicata oggi dal quotidiano triestino, il Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Corrado Clini apre all’obiettivo di “Ridurre l’intensità di CO2 nell’aria diminuendo il consumo di combustibili fossili. Un concetto che vogliamo realizzare attraverso l’efficienza energetica e le nuove tecnologie in ambito industriale, privilegiando rotaia e cabotaggio in quello dei trasporti, proteggendo il patrimonio del territorio italiano. Principi contenuti in un pacchetto di misure, a sua volta sostenuto da alcune politiche del piano di delega fiscale, fatte in buona misura di regole e incentivi di natura fiscale. Anche qui il modello è quello europeo, e dovrebbe tradursi in uno spostamento della tassazione dal lavoro al consumo di risorse naturali”.

Staremo a vedere!

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