Gli stretti rapporti tra salute e clima e le conseguenze per l’Italia in termini di inquinamento atmosferico, ondate di calore, risorse idriche e gestione idrica, malattie infettive e vettori, produzione primaria e sicurezza alimentare, migrazioni, ecosistemi e biodiversità, sono esaminati nel “Country profile for Italy”, realizzato da OMS, Ministero della Salute e Istituto Superiore di Sanità e presentato il 6 marzo 2018.
Nel corso di un workshop sugli effetti dei legami tra salute e clima in coerenza con la Vision “Planetary Health”, organizzato da Ministero della Salute, Istituto Superiore di Sanità e Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) e svoltosi a Roma il 6 marzo 2018, è stato presentato il “WHO UNFCCC Climate and health country profile for Italy”, la prima analisi intersettoriale e multidisciplinare realizzata da WHO, Ministero della Salute e ISS, in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e oltre 40 esperti di 12 istituzioni e organizzazioni nazionali e internazionali.
La dimensione della “Planetary Health” che lega indissolubilmente salute dell’umanità e salute ambientale, è stata di recente proposta da Lancet, e da subito estesamente considerata come l’evoluzione più moderna della scienza della prevenzione a supporto di un indispensabile e drastico potenziamento delle politiche di protezione dagli impatti sulla salute dei cambiamenti globali che stanno interessando la nostra era.
Importante esempio di azioni concrete del progetto è il supporto nella preparazione e nel seguito della riunione ministeriale (Milano, 5-6 novembre 2017) del G7 Salute sotto la presidenza dell’Italia.
Con la Dichiarazione di Milano i determinanti climatici e ambientali di salute sono stati per la prima volta messi al centro delle politiche sanitarie, in coerenza con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (OSS) dell’Agenda ONU 2030. Tutti i leader si sono impegnati ad implementare efficaci interventi nazionali e internazionali per proteggere la salute e gli ecosistemi dalla minaccia dei cambiamenti climatici e ambientali.
A livello nazionale è stata condotta un’estensiva analisi e ricerca intra e intersettoriale multidisciplinare dei rapporti tra salute e clima, inclusiva e coerente a supporto dell’OMS e della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) che ha portato alla elaborazione del primo “WHO UNFCCC Climate and health country profile for Italy”.
Il Country profile è quindi una base originale e scientificamente solida per far:
– crescere la consapevolezza dei cittadini e dei decisori;
– indurre azioni educative e di integrazione di politiche di sorveglianza e risposta;
– aumentare la resilienza dei sistemi più impattati dai determinati ambientali e climatici di salute per una prevenzione olistica che decida e finalizzi azioni comuni alla protezione della salute umana e dell’ambiente.
Alla stesura del Documento ha partecipato il Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC), fornendo analisi relative alle aree urbane, con particolare riferimento a come cambieranno i fenomeni delle ondate di calore e come i cambiamenti climatici possano incidere sulla qualità dell’aria.
“Grazie alla ormai decennale esperienza maturata dal CMCC nell’ambito della modellistica climatica regionale ad alta risoluzione – ha osservato Paola Mercogliano, Direttore della Divisione di ricerca REMHI (Regional Models and geo-Hydrological Impacts), che ha coordinato il contributo del CMCC al lavoro – possiamo fornire analisi molto dettagliate dal punto di vista geografico e con ottime capacità di rappresentare le caratteristiche climatiche italiane, sia in termini di valori medi che estremi”.
Sono stati 3 gli scenari futuri considerati per analizzare il rapporto tra salute e clima.
– In quello caratterizzato da più alte concentrazioni di CO2 ed associato ad assenza di politiche di mitigazione si stimano incrementi di temperatura media sull’intera penisola nell’ordine di 4°C per l’ultimo trentennio del XXI secolo (2071-2100), un incremento atteso negli eventi intensi di precipitazione e una diminuzione dei cumuli di precipitazione soprattutto al meridione.
– Nel secondo scenario in cui sono considerate alcune misure per contenere la concentrazione di CO2 in atmosfera, gli aumenti di temperatura attesi, si attesterebbero su 2-3 °C in media, e meno evidenti sarebbero le riduzioni di precipitazione cumulata e gli incrementi nella frequenza degli eventi intensi.
– “L’ultimo scenario considerato – ha spiegato la Mercogliano – è invece uno scenario molto ottimista, l’unico che non determina un innalzamento della temperatura media globale alla superficie degli oceani e del suolo entro la fine del XXI secolo superiore a 1,5 °C rispetto al periodo pre-industriale”.
Il documento collega poi gli scenari futuri alle conseguenze sulla salute nelle aree di impatto più rilevanti: inquinamento atmosferico, ondate di calore, risorse idriche e gestione idrica, malattie infettive e vettori, produzione primaria e sicurezza alimentare, migrazioni, ecosistemi e biodiversità, anche in ambienti urbani.