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Sale: dal ciclo naturale a quello antropogenico con rischi correlati

Secondo un nuovo studio scientifico le attività umane stanno rapidamente accelerando il “ciclo del sale” naturale, rendendo l’aria, il suolo e l’acqua dolce della Terra più salati, con il rischio di una “minaccia esistenziale” a lungo termine, se le tendenze attuali dovessero continuare con tali ritmi, tanto da richiedere l’introduzione di un “confine planetario per un uso sicuro e sostenibile del sale” come avviene per la CO2 per limitare il cambiamento climatico. 

Le attività umane stanno rendendo l’aria, il suolo e l’acqua dolce della Terra più salati, il che potrebbe rappresentare una “minaccia esistenziale” se le tendenze attuali dovessero continuare.

È quanto emerge dallo StudioThe anthropogenic salt cycle”, condotto da ricercatori di varie università statunitensi coordinati da Sujay Kaushal, Professore di Geologiapresso l’Earth System Science Interdisciplinary Center (ESSIC) dell’Università del Maryland, e pubblicato il 31 ottobre 2023 sula Rivista Nature Reviews Earth & Environment.

Nel tempo i processi geologici e idrologici fanno riaffiorare sulla superficie terrestre il sale, ma le attività umane come l’estrazione mineraria e lo sviluppo del territorio stanno rapidamente accelerando il “ciclo del sale” naturale. Anche l’agricoltura, l’edilizia, il trattamento delle acque, la manutenzione delle strade e altre attività industriali possono intensificare la salinizzazione, che danneggia la biodiversità e, in casi estremi, rende l’acqua potabile insicura.

Se si pensa al pianeta come a un organismo vivente, quando si accumula così tanto sale potrebbe influenzare il funzionamento degli organi vitali o degli ecosistemi – ha affermato Kaushal – Rimuovere il sale dall’acqua richiede molta energia ed è un processo costoso, e il sottoprodotto della salamoia che ne deriva è più salato dell’acqua dell’oceano e non può essere smaltito“.

Il ciclo naturale del sale è caratterizzato dal riaffiorare dei sali sulla superficie terrestre e dall’erosione e dal trasporto dei sali negli oceani. Gli esseri umani accelerano questi processi naturali attraverso l’attività mineraria e l’estrazione di risorse, inviando anche più polvere salina nell’atmosfera (Fonte: ESSIC).

Kaushal e i suoi colleghi co-autori hanno descritto questi inconvenienti come “ciclo del sale antropogenico”, stabilendo per la prima volta che gli esseri umani influenzano la concentrazione e il ciclo del sale su scala globale e interconnessa.

Venti anni fa, tutto ciò che avevamo erano casi di studio – ha aggiunto il co-autore Gene Likens, un pioniere negli studi ecologici multidisciplinari a lungo termine, noto soprattutto per aver identificato nella combustione dei combustibili fossili la causa della “pioggia acida” – Avremmo potuto constatare che erano salate le acque superficiali a New York o le acque potabili fornite a Baltimora. Ora dimostriamo che si tratta di un ciclo – dalle profondità della Terra all’atmosfera – che è stato significativamente perturbato dalle attività umane”.

Il nuovo studio ha considerato una varietà di ioni salini che si trovano nel sottosuolo e nelle acque superficiali. I sali sono composti con cationi caricati positivamente e anioni caricati negativamente, tra cui i più abbondanti sono gli ioni calcio, magnesio, potassio e solfato.

Quando le persone pensano al sale – ha aggiunto Kaushal – tendono a pensare al cloruro di sodio, ma il nostro lavoro nel corso degli anni ha dimostrato che abbiamo a che fare con altri tipi di sali, compresi quelli correlati al calcare, al gesso e al solfato di calcio“.

Se rimossi a dosi più elevate, questi ioni possono causare problemi ambientali. Kaushal e i suoi colleghi co-autori hanno dimostrato che la salinizzazione causata dall’uomo ha colpito in tutto il mondo oltre 100 milioni di Km2, un’area grande quanto gli Stati Uniti. Negli ultimi 50 anni gli ioni del sale sono aumentati anche nei torrenti e nei fiumi, in concomitanza con un aumento nell’uso e nella produzione globale di sali.

Il sale si è persino infiltrato nell’aria. In alcune regioni, i laghi si stanno prosciugando e rilasciano nell’atmosfera pennacchi di polvere salina. Nelle aree in cui nevica, il sale cosparso sulle strade può diventare aerosol, creando particolato di sodio e cloruro.

La salinizzazione è anche associata ad effetti “a cascata”. Ad esempio, la polvere salina può accelerare lo scioglimento della neve e danneggiare le comunità locale, in particolare negli Stati Uniti occidentali, che fanno affidamento sulla neve per il loro approvvigionamento idrico. A causa della loro struttura, gli ioni del sale possono legarsi ai contaminanti presenti nel suolo e nei sedimenti, formando “cocktail chimici” che circolano nell’ambiente e hanno effetti dannosi.

Il sale ha un piccolo raggio ionico e può incunearsi molto facilmente tra le particelle del terreno – ha sottolineato Kaushal – In effetti, è così che i sali stradali impediscono la formazione di cristalli di ghiaccio“.

Secondo gli autori, I sali cosparsi sulle strade degli Stati Uniti hanno un impatto enorme, producendo ogni anno quasi 20 milioni di chilogrammi di agente antighiaccio. Il sale stradale ha rappresentato il 44% del consumo di sale negli Stati Uniti tra il 2013 e il 2017 e rappresenta il 13,9% del totale dei solidi disciolti che entrano nei corsi d’acqua in tutto il paese. Ciò può causare una concentrazione “sostanziale” di sale nei bacini idrografici.

Sale cosparso sulle strade L’uso dei sali stradali negli Stati Uniti è aumentato rapidamente dopo il 1990, diventando un agente antighiaccio più popolare della sabbia. Il sale stradale ha rappresentato circa il 44% dell’uso di sale negli Stati Uniti tra il 2013 e il 2017 (Fonte: ESSIC)

Per evitare che i corsi d’acqua statunitensi vengano inondati di sale nei prossimi anni, gli autori raccomandano politiche che limitino il sale stradale o incoraggino alternative. Washington – DC e diverse altre città degli Stati Uniti hanno iniziato a trattare le strade ghiacciate con succo di barbabietola, che ha lo stesso effetto, ma contiene molto meno sale.

Kaushal ha affermato che sta diventando sempre più importante valutare i rischi a breve e lungo termine dei sali stradali che svolgono un ruolo importante nella sicurezza pubblica, ma possono anche abbassare la qualità dell’acqua.

Il rischio di incidenti seri a breve termine deve essere certamente valutato, ma anche quello a lungo termine correlato a troppo sale nelle acque deve essere tenuto in considerazione – ha affermato Kaushal – Si tratta di trovare il giusto equilibrio“.

Gli autori dello studio hanno anche chiesto la creazione di un “confine planetario per un uso sicuro e sostenibile del sale” più o meno allo stesso modo in cui i livelli di anidride carbonica sono associati a un confine planetario per limitare il cambiamento climatico. 

Si tratta di una questione molto complessa perché il sale non è considerato un contaminante primario dell’acqua potabile negli Stati Uniti, quindi regolarlo sarebbe una grande sfida -ha affermato Kaushal Kaushal, sebbene teoricamente sia possibile regolare e controllare i livelli di sale – Ma è una sostanza che sta aumentando nell’ambiente a livelli dannosi? Sì“.

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