In vista del lancio il 5 giugno 2021 del Decennio delle Nazioni Unite per il ripristino dell’ecosistema, FAO e UNEP hanno pubblicato un Rapporto di sintesi come invito all’azione per prevenire, arrestare e invertire il degrado degli ecosistemi in tutto il mondo.
Di fronte alla triplice minaccia dei cambiamenti climatici, della perdita della natura e dell’inquinamento, il mondo deve mantenere l’impegno di ripristinare almeno un miliardo di ettari di terra degradati nel prossimo decennio (un’area delle dimensioni di Cina). i Paesi devono anche aggiungere impegni simili per gli oceani.
A sottolinearlo è il Rapporto “Becoming #GenerationRestoration: Ecosystem Restoration for People, Nature and Climate”, pubblicato il 3 giugno 2021 congiuntamente da FAO e UNEP (Programma Ambiente delle Nazioni Unite) al vigilia del lancio ufficiale il 5 giugno 2021 (Giornata Mondiale dell’Ambiente) del Decennio delle Nazioni Unite per il ripristino dell’ecosistema (2021-2030).
“Questo rapporto presenta il motivo per cui dobbiamo tutti dare il nostro contributo a uno sforzo di ripristino globale – hanno scritto nella Prefazione al Rapporto il Direttore generale della FAO, QU Dongyu, e la Direttrice esecutiva dell’UNEP, Inger Andersen – Basandosi sulle più recenti prove scientifiche, stabilisce il ruolo cruciale svolto dagli ecosistemi, dalle foreste, dai terreni agricoli ai fiumi e agli oceani, e tiene traccia delle perdite che derivano da una cattiva gestione del Pianeta”.
“Il degrado sta già colpendo il benessere di circa 3,2 miliardi di persone, ovvero il 40% della popolazione mondiale – hanno aggiunto – Ogni anno perdiamo servizi ecosistemici che valgono più del 10% della nostra produzione economica globale. Invertendo questi trend, avremmo enormi guadagni“.
Il ripristino dell’ecosistema, si sottolinea nel Rapporto, è il processo di arresto e ribaltamento del degrado, che si traduce in aria e acqua più pulite, mitigazione delle condizioni meteorologiche estreme, migliore salute umana e recupero della biodiversità, inclusa una migliore impollinazione delle piante. Il ripristino comprende un ampio continuum di pratiche, dalla riforestazione alla riumidificazione delle torbiere e alla riabilitazione dei coralli. Contribuisce alla realizzazione di molti degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG), tra cui salute, acqua pulita, pace e sicurezza, nonché e agli obiettivi delle 3 “Convenzioni di Rio” su clima (UNFCCC), biodiversità (CBD) e desertificazione (UNCCD).
Sono necessarie azioni per prevenire, arrestare e invertire il degrado per raggiungere l’obiettivo dell’Accordo di Parigi di mantenere l’aumento della temperatura globale ben al di sotto dei 2° C. Il ripristino, se combinato con l’arresto dell’ulteriore conversione degli ecosistemi naturali, può aiutare a evitare il 60% delle previste estinzioni della biodiversità. Può essere altamente efficiente nel produrre contemporaneamente molteplici benefici economici, sociali ed ecologici: ad esempio, l’agroforestazione da sola ha il potenziale per aumentare la sicurezza alimentare di 1,3 miliardi di persone, mentre gli investimenti in agricoltura, protezione delle mangrovie, con benefici 4 volte superiori all’investimento originario.
È essenziale un monitoraggio affidabile degli sforzi di ripristino, sia per monitorare i progressi che per attirare investimenti pubblici e privati. A sostegno di questo sforzo, la FAO e l’UNEP hanno contestualmente lanciato anche il Digital Hub for the UN Decade, che include il Framework for Ecosystem Restoration Monitoring (FERM), sviluppato dalla FAO in collaborazione con Task Force per il monitoraggio del Decennio sul ripristino dell’ecosistema che consente ai Paesi e alle comunità di misurare i progressi dei progetti di ripristino in ecosistemi chiave, contribuendo a creare fiducia negli sforzi di ripristino. Il Framework incorpora anche la piattaforma Drylands Restoration Initiatives che raccoglie e analizza i dati, condivide esperienze positive e assiste nella progettazione di azioni di ripristino delle terre aride, e uno strumento di mappatura geospaziale interattivo per valutare i migliori siti per il ripristino delle foreste.
“Il ripristino deve coinvolgere tutte le parti interessate, compresi i singoli individui, le imprese, le associazioni e i governi – hanno sottolineato FAO e UNEP – Fondamentalmente, deve rispettare i bisogni e i diritti delle popolazioni indigene e delle comunità locali e incorporare le loro conoscenze, esperienze e capacità per garantire che i piani di ripristino siano attuati e supportati”.