Energia Regioni

Rinnovabili: “Scacco matto 2024” a K.EY

Legambiente ha presentato a K.EY – The Energy Transition Expo (Fiera di Rimini, 28 febbraio – 1° marzo 2024) il Rapporto “Scacco matto alle rinnovabili 2024” che evidenzia come una normativa vecchia e lungaggini autorizzative soprattutto da parte  delle Regioni, di Presidenza del Consiglio e Ministero della Cultura, frenino la  crescita delle rinnovabili rispetto a quelli che dovrebbero essere i numeri di installazione annuale per raggiungere gli obiettivi climatici al 2030. Contestualmente è stato presentato il Rapporto “Le Comunità energetiche rinnovabili in Italia” in cui vengono rilevate altrettante criticità, anche se il Decreto incentivi e le sue regole attuative appena pubblicate rappresentano un passo in avanti importante.

In Italia è tutta in salita la strada per i grandi impianti a fonti rinnovabili, “schiacciati” da ritardi, lungaggini autorizzative, conteziosi e da una normativa troppo vecchia e inadeguata ferma al 2010.

A fare il punto è stato Legambiente che a K.EY – The Energy Transition Expo (Fiera di Rimini, 28 febbraio – 1° marzo 2024), ha presentato il Rapporto “Scacco Matto alle rinnovabili 2024” con i dati al 2023 e l’aggiornamento della mappa dei casi simbolo dei blocchi agli impianti.

Secondo l’Associazione del Cigno Verde, i dati parlano da soli: nella Penisola nel 2023 sono stati registrati appena 5.677 MW totali di nuove installazioni (stando agli ultimi dati di Terna), una crescita lenta rispetto a quelli che dovrebbero essere i numeri di installazione annuale per raggiungere gli obiettivi climatici al 2030, ossia 90 GW di nuove installazioni, pari quasi 13 GW di nuova potenza annuale dal 2024 al 2030, secondo lo Studio, commissionato ad ECCO da Legambiente, Greenpeace e WWF.  

Preoccupa anche la scarsità dei grandi impianti realizzati nel 2023: infatti, secondo i dati di Elettricità Futura, dei 487 MW di eolico, l’85% degli impianti ha una taglia superiore ai 10 MW, ma dei 5.234 MW di fotovoltaico, il 38% degli impianti ha una potenza inferiore ai 12 kW, e il 78% è sotto il MW. Numeri troppo bassi, denuncia Legambiente, per affrontare la decarbonizzazione del sistema elettrico e dei sistemi produttivi del Paese.  

Per quanto riguarda i progetti a fonti rinnovabili in lista d’attesa, al 17 gennaio 2024 sono 1.376 quelli ancora in fase di valutazione, un dato che dà l’idea di un grande fermento da parte delle imprese, ma che non trova ad oggi riscontro nelle autorizzazioni rilasciate, vista la lentezza legata alle procedure.  

Salgano a 63 i casi simbolo di blocchi alle rinnovabili mappati da Legambiente, di questi 20 sono le nuove storie riportatenel report 2024. Si va da 6 amministrazioni locali tra Veneto, Umbria, Marche e Basilicata che preferiscono poli logistici e industriali a parchi eolici o fotovoltaici, alle moratorie tentate o in programma come accade in Sardegna e Abruzzo, dove è intervenuta la Corte Costituzionale, o la simil moratoria della Sovrintendenza della Basilicata che ha posto un vincolo paesaggistico di 10 km intorno al sito del Castello di Monteserico (PZ), con esplicita preclusione alla realizzazione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili. Ci sono poi i ricorsi al TAR tra Molise e Toscana (in questo ultimo caso c’è la buona notizia della non validità del ricorso contro il parco eolico del Mugello), o i ritardi della Presidenza del Consiglio dei Ministri, in Puglia, o della Sovrintendenza, nel Lazio.  

Per accelerare la transizione ecologica del Paese e il processo di decarbonizzazione bisogna investire su rinnovabili, grandi impianti, comunità energetiche, reti e accumuli, ma per farlo velocemente e bene serve con urgenza potenziare il personale degli uffici delle Regioni che rilasciano le autorizzazioni, un riordino delle normative, un aggiornamento e un adeguamento rispetto alla sfida energetica, climatica e sociale e uno snellimento delle autorizzazioni – hacommentato Stefano Ciafani, Presidente nazionale di Legambiente – Ad oggi sono soprattutto le Regioni e le Soprintendenze che continuano a frenare la transizione ecologica: lo avevamo denunciato tre anni fa, ma da allora nulla è cambiato. Chiediamo ai Ministri dell’Ambiente, delle Imprese e del Made in Italy e della Cultura di avviare un lavoro congiunto per arrivare alla pubblicazione di un Testo Unico che semplifichi gli iter autorizzativi degli impianti, definisca in modo univoco ruoli e competenze dei vari organi dello Stato, dia tempi certi alle procedure. In questa partita è importante anche la partecipazione e il confronto con i territori che sono i veri protagonisti di un sistema distribuito e diffuso e per questo non possono essere lasciati fuori”. 

Per Legambiente i principali ostacoli che rallentano le rinnovabili in Italia sono una normativa troppo vecchia – le Linee guida sono ferme dal 2010 – e le lungaggini autorizzative e i conteziosi portati avanti in Presidenza del Consiglio dal Ministero della cultura (MIC)ad oggi sono ben 81 i progetti in attesa di determina da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri (PCM), e che hanno visto pareri positivi da parte della Commissione tecnica VIA e negativi da parte del MIC.  

Sono 67 i progetti in attesa del parere del MIC nonostante da tempo la stragrande maggioranza abbia ricevuto parere della Commissione VIA. Il più vecchio risale al 2012, quasi 12 anni per comunicare la fattibilità ad un’impresa. Legambiente segnala, inoltre, che nel 2023, si è intervenuti su oltre 3 GW di potenza su 47 impianti complessivi: di cui 20 impianti agrivoltaici per 1.418 MW complessivi, 6 impianti solari fotovoltaici per complessivi 285 MW e 21 impianti eolici onshore per 1.313 MW. Di questi, la maggior parte sono progetti presentati tra il 2019 e il 2022, ma si è intervenuti anche su un impianto del 2013. Da notare, come dei 47 impianti complessivi, ben 15 hanno avuto parere negativo, di questi 12 sono progetti eolici. A questi ritardi, si sommano anche i problemi irrisolti che riguardano eolico e fotovoltaico come il tema delle aree idonee, e poi i tanti contenziosi di Comuni, Regioni e cittadini (sindromi Nimby – non nel mio giardino – e Nimto –  non nel mio mandato -) che bloccano la realizzazione di grandi impianti a fonti rinnovabili.  

In tema di rinnovabili, si segnala l’impegno della Regione Campania che a partire dal 2021, quando erano bloccate 183 istanze di autorizzazione per impianti da fonti rinnovabili, alcune risalenti addirittura al 2006, ha deciso di intervenire e modificare la Legge Regionale n. 37 del 2018, riaprendo le call e sbloccando i progetti. Così come ha fatto la Regione Calabria che attraverso la piattaforma CalabriaSuap, ha ordinato e semplificato le procedure di presentazione attraverso specifici modelli standardizzati e semplificati messi a disposizione sulla stessa piattaforma. 

Legambiente chiede al Governo Meloni un atto di coraggio, perché le rinnovabili sono uno dei pilastri della transizione ecologica del Paese. Serve al più presto una normativa adeguata e in linea con i cambiamenti tecnologici attraverso un lavoro congiunto tra MASE, Ministero delle Imprese e del Made in Italy e MIC, e uno snellimento degli iter autorizzativi. Serve una cabina di regia a livello nazionale per identificare le aree idonee per lo sviluppo di questi progetti e coordinare la loro presentazione, cercando di evitare eccessive sovrapposizioni delle iniziative e semplificando i procedimenti autorizzativi. È, inoltre importante prevedere campagne di informazione e sensibilizzazione, non solo per limitare gli effetti delle sindromi Nimby e Nimto, ma anche per contrastare le ormai ricorrenti fake news, fornendo ai territori maggiori e migliori strumenti per comprendere e valutare i progetti e collaborare al loro possibile miglioramento. 

Il Governo Meloni sta dimostrando poca ambizione politica a cogliere la grande occasione di sviluppo sociale e ambientale legata alle rinnovabili – ha osservato Katiuscia Eroe, Responsabile energia di Legambiente – Il nostro Paese, attraverso il Piano Mattei, si sta candidando a diventare l’hub del gas e non quello delle rinnovabili. Una scelta insensata su cui è indispensabile un cambio di rotta. Oggi una delle partite chiave riguarda lo sblocco di quei progetti a fonti pulite al momento fermi di cui abbiamo parlato nel nostro report, lo snellimento delle autorizzazioni e, ora che si è concluso l’iter delle CER, puntare su di esse risolvendo gli ultimi problemi ancora aperti per aiutare famiglie e imprese a ridurre i costi in bolletta e portare innovazione nei territori, a partire dai piccoli Comuni”.  

Contestualmente, Legambiente ha presentato il Rapporto Le Comunità energetiche rinnovabili in Italia”, realizzato in collaborazione con il GSE nell’ambito della Campagna “BeCome: dai borghi alle comunità energetiche”, creata da Legambiente in collaborazione con Kyoto Club e AzzeroCO2.

Per Legambiente, se il Decreto incentivi e le sue regole attuative appena pubblicate rappresentano un passo in avanti importante, sono ancora tante le criticità da risolvere e su cui l’Associazione richiede interventi veloci e pragmatici, ad esempio sul potenziale, su chi può accedere all’incentivo, prevedendo una regolamentazione del settore termico (ad oggi non è prevista nessuna regola e nessun incentivo per le realtà che vogliono condividere energia termica). Altro tema su cui intervenire i fondi del PNRR sui Piccoli Comuni. prevedendone la pubblicazione del bando, senza la quale nessuna Amministrazione potrà accedere ai fondi. Lo stesso vale per il bando sull’agrivoltaico

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