Diritto e normativa

Reati ambientali: 10 anni se provocano la morte

Con l’approvazione definitiva del Parlamento europeo si è concluso l’iter legislativo della nuova Direttiva UE sui reati ambientali, tra cui figurano il commercio illegale di legname, l’esaurimento delle risorse idriche, le gravi violazioni della legislazione dell’UE in materia di sostanze chimiche e l’inquinamento provocato dalle navi. Introdotto rispetto alla proposta della Commissione UE la fattispecie di ecocidio ovvero la distruzione di un ecosistema.

La criminalità ambientale è una delle attività più remunerative per la criminalità organizzata mondiale e ha ripercussioni considerevoli non solo sull’ambiente, ma anche sulla salute umana. Essendo estremamente redditizia, è difficile da individuare, perseguire e punire.

Nel 2008 era stata adottata una prima Direttiva dell’UE sulla tutela penale dell’ambiente, ma a seguito di una valutazione effettuata nel periodo 2019-2020, la Commissione UE aveva concluso che gli effetti della Direttiva erano stati limitati, poiché il numero di casi indagati con esito positivo e conclusi con una condanna rimaneva scarso. Inoltre i livelli sanzionatori imposti sono risultati troppo bassi per risultare dissuasivi e la cooperazione transfrontaliera non è stata attuata in modo sistematico. Per contro, la criminalità ambientale è cresciuta a tassi annui compresi tra il 5 % e il 7 % a livello mondiale, creando danni duraturi per gli habitat, le specie, la salute delle persone e le entrate dei governi e delle imprese

Così, la Commissione UE adottava Il 15 dicembre 2021 una proposta, volta a migliorare l’efficacia della Direttiva.

Dopo un lungo processo decisionale del Trilogo, con l’approvazione il 27 febbraio 2024 del testo da parte del Parlamento europeo (499 voti favorevoli, 100 contrari e 23 astensioni), la nuova Direttiva entrerà in vigore 20 giorni dopo la pubblicazione del testo sulla GUUE e gli Stati membri avranno 2 anni di tempo per recepirla negli ordinamenti nazionali.  

Reati
Tra i nuovi reati figurano il commercio illegale di legname, l’esaurimento delle risorse idriche, le gravi violazioni della legislazione dell’UE in materia di sostanze chimiche, e l’inquinamento provocato dalle navi. I deputati hanno voluto inserire nel testo anche i cosiddetti “reati qualificati“, vale a dire quelli che portano alla distruzione di un ecosistema e sono quindi paragonabili all’ecocidio (ad esempio gli incendi boschivi su vasta scala o l’inquinamento diffuso di aria, acqua e suolo).

Sanzioni pecuniarie e pene detentive
I reati ambientali commessi da persone fisiche e rappresentanti d’impresa saranno punibili con la reclusione, a seconda della durata, della gravità o della reversibilità del danno. Per i cosiddetti reati qualificati, il massimo è di 8 anni di reclusione, per quelli che causano la morte di una persona 10 anni e per tutti gli altri 5 anni.

Tutti i trasgressori saranno tenuti a risarcire il danno causato e ripristinare l’ambiente danneggiato, oltre a possibili sanzioni pecuniarie. Per le imprese l’importo dipenderà dalla natura del reato: potrà essere pari al 3 o 5% del fatturato annuo mondiale o, in alternativa, a 24 o 40 milioni di euro. Gli Stati membri potranno decidere se perseguire i reati commessi al di fuori del loro territorio.

Raccolta dati e formazione
I deputati hanno insistito con successo durante i negoziati sull’introduzione di sostegno e assistenza, nel contesto dei procedimenti penali, per gli informatori (whitleblower) che denunciano reati ambientali. Inoltre, hanno introdotto l’obbligo per gli Stati membri di organizzare corsi di formazione specializzati per forze dell’ordine, giudici e pubblici ministeri, redigere strategie nazionali e organizzare campagne di sensibilizzazione contro la criminalità ambientale.

I dati sui reati ambientali raccolti dai governi dell’UE dovrebbero inoltre consentire di affrontare meglio la questione e aiutare la Commissione ad aggiornarne regolarmente l’elenco.

È giunto il momento che la lotta alla criminalità transfrontaliera assuma una dimensione europea, con sanzioni armonizzate e dissuasive che impediscano nuovi reati ambientali – ha dichiarato il Parlamentare europeo Antonio Manders, relatore della proposta – Con questo accordo, chi inquina paga. Ma non solo: è anche un enorme passo avanti nella giusta direzione. Qualsiasi dirigente d’impresa responsabile di provocare inquinamento, infatti, potrà essere chiamato a rispondere delle sue azioni, al pari dell’impresa. Con l’introduzione del dovere di diligenza, poi, non ci sarà modo di nascondersi dietro a permessi o espedienti legislativi“.

Immagine di copertina: Stop Ecocide International

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