Energia

Reti elettriche: l’anello debole della transizione energetica?

Un Rapporto dell’Agenzia internazionale dell’Energia (IEA) lancia l’avvertimento che senza attenzione politica e adeguati investimenti per l’ampliamento e l’ammodernamento delle reti elettriche in grado di tenere il passo con l’introduzione e l’accelerazione delle energie rinnovabili, le pompe di calore e i veicoli elettrici, sarebbero a rischio l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale a 1,5 °C e la sicurezza energetica.

Uno studio globale, il primo nel suo genere, rileva che il mondo per un’introduzione accelerata di energie rinnovabili, pompe di calore e veicoli elettrici, deve aggiungere o sostituire 80 milioni di km di reti entro il 2040, pari a tutte le reti globali attuali e a 600 miliardi di dollari l’anno, per raggiungere gli obiettivi climatici nazionali e sostenere la sicurezza energetica.

L’avvertimento viene dal Rapporto Electricity Grids and Secure Energy Transitions“, pubblicato il 17 ottobre 2023 dall’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA), che offre un inventario globale delle reti così come sono oggi, valutando i segnali che indicano che non stanno tenendo il passo con la nuova economia energetica globale che sta emergendo e il rischio che diventino un collo di bottiglia per gli sforzi volti ad accelerare la transizione verso l’energia pulita e garantire la sicurezza elettrica.

Senza una maggiore attenzione politica e adeguati investimenti, avverte il Rapporto, le carenze nella portata e nella qualità delle infrastrutture di rete potrebbero rendere fuori portata l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale a 1,5 °C e compromettere la sicurezza energetica.

Il conseguimento di tutti gli obiettivi nazionali in materia di clima ed energia richiederà l’aggiunta o la sostituzione di 80 milioni di chilometri di linee elettriche entro il 2040 – una quantità pari all’intera rete globale esistente – secondo un’analisi dettagliata paese per paese effettuata dall’IEA. Sono essenziali anche importanti cambiamenti nel modo in cui le reti funzionano e sono regolamentate, mentre gli investimenti annuali nelle reti, che sono rimasti sostanzialmente stagnanti, devono raddoppiare fino a superare i 600 miliardi di dollari all’anno entro il 2030.

Come evidenziato dal Rapporto, i problemi stanno già emergendo, con una lunga e crescente coda di progetti di energie rinnovabili in attesa del via libera per essere collegati alla rete, con 1.500 GW che sono in fase avanzata di sviluppo. Si tratta di 5 volte la quantità di capacità solare fotovoltaica ed eolica aggiunta a livello mondiale lo scorso anno.

I recenti progressi nel campo dell’energia pulita a cui abbiamo assistito in molti paesi non hanno precedenti e sono motivo di ottimismo, ma potrebbero essere messi a repentaglio se i governi e le imprese non si unissero per garantire che le reti elettriche mondiali siano pronte per la nuova economia energetica globale che è in atto – ha affermato il direttore esecutivo dell’IEA, Fatih BirolQuesto rapporto mostra ciò che è in gioco e ciò che deve essere fatto. Dobbiamo investire nelle reti oggi o affrontare lo stallo domani”.

Il ruolo dell’elettricità, sottolinea l’Agenzia, è destinato a crescere ulteriormente in modo significativo con un aumento di domanda sulle reti. L’adozione di nuove tecnologie come le auto elettriche e le pompe di calore stanno evidenziando che l’elettricità si sta espandendo in ambiti precedentemente dominati dai combustibili fossili. Nel frattempo, i paesi stanno aggiungendo progetti di energia rinnovabile a un ritmo sostenuto, richiedendo più infrastrutture per collegarle ai sistemi elettrici e alle reti di distribuzione, altamente funzionanti per garantire forniture affidabili ai clienti finali. Ciò include la digitalizzazione delle reti di distribuzione e una maggiore flessibilità attraverso la risposta alla domanda e lo stoccaggio dell’energia.

Un nuovo scenario sviluppato per il rapporto, una variante dello scenario APS (Announced Pledges Scenario) il Grid Delay Case, esamina cosa accadrebbe se gli investimenti nella rete non venissero aumentati abbastanza rapidamente e le riforme normative per le reti fossero lente. In tal caso le emissioni cumulative di anidride carbonica (CO2) tra il 2030 e il 2050 raggiungerebbero quasi 60 miliardi di tonnellate in più a causa di una più lenta diffusione delle energie rinnovabili, per effetto del maggiore consumo di combustibili fossili, l’equivalente delle emissioni totali di CO2 del settore energetico globale negli ultimi 4 anni. Ciò porterebbe l’aumento della temperatura globale ben al di sopra dell’obiettivo dell’Accordo di Parigi di 1,5°C, con una probabilità del 40% di superare i 2 °C.

Nel recente Energy Transition Outlook (ETO 2023) di DNV, che offre una dettagliata proiezione della domanda e dell’offerta di energia al 2050, insieme ad un percorso strategico verso le emissioni nette zero, il trend della transizione energetica che, peraltro, inizierebbe effettivamente dal prossimo anno, è tale da comportare al 2100 un aumento della temperatura di 2,2 °C rispetto ai livelli pre-industriali.

La IEA indica diverse azioni strategiche che possono fare la differenza, tra cui l’espansione e il rafforzamento delle interconnessioni di rete all’interno dei paesi, tra paesi e tra regioni per rendere i sistemi elettrici più resilienti e consentire loro di integrare meglio le crescenti quote di energia solare ed eolica.

Ai governi si raccomanda di sostenere progetti di trasmissione su larga scala per garantire che le reti siano preparate per un’ulteriore forte crescita dell’energia rinnovabile, e gli sviluppatori e operatori delle reti vengono esortati ad abbracciare la digitalizzazione per consentire alle reti del futuro di essere più resilienti e flessibili.

Considerando che i tempi lunghi per l’ammodernamento e l’ampliamento delle reti saranno lunghi, c’è urgente necessità di un’azione decisiva. La pianificazione, l’autorizzazione e il completamento di una nuova infrastruttura di rete richiedono spesso dai 5 ai 15 anni, rispetto a 1-5 anni per i nuovi progetti di energie rinnovabili e meno di 2 anni per le nuove infrastrutture di ricarica per i veicoli elettrici. Per cui il miglioramento e l’espansione delle infrastrutture di rete nei paesi di tutto il mondo richiederà una più forte collaborazione internazionale. Esclusa la Cina, i paesi dei mercati emergenti e in via di sviluppo (EMDE) hanno assistito a un calo degli investimenti nella rete negli ultimi anni, nonostante la robusta crescita della domanda di elettricità e gli sforzi continui per raggiungere gli obiettivi di accesso all’energia.

Garantire che il mondo in via di sviluppo disponga delle risorse necessarie per costruire e modernizzare le reti elettriche è un compito essenziale per la comunità internazionale – ha concluso Birol – Mobilitando finanziamenti, fornendo accesso alla tecnologia e condividendo le migliori pratiche sulle politiche, le principali economie possono contribuire a migliorare la vita delle persone, rafforzare lo sviluppo sostenibile e ridurre i rischi del cambiamento climatico”.

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