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L’ENERGIA SOSTENIBILE DEL FUTURO VIENE DAL MARE

Grandi opportunità per il Paese dalla futura realizzazione di impianti eolici offshore; ma serve il coinvolgimento e il coordinamento dei vari Ministeri coinvolti senza contare il rinnovo degli incentivi alle rinnovabili. In vista di Ecomondo ne abbiamo parlato con il Presidente AERO, Fulvio Mamone Capria

La necessità di decarbonizzare la produzione energetica ricorrendo a strategie di mix che contemplino anche soluzioni finora poco sfruttate nel nostro Paese, impone, ai decisori politici, ma anche alle imprese del settore e alle popolazioni locali, un cambio di paradigma e uno sforzo di immaginazione per sognare e perseguire obiettivi condivisi.

Parlando di  eolico, AEROAssociazione delle Energie Rinnovabili Offshore è una realtà nata pochi mesi fa con l’obiettivo di promuovere lo sviluppo delle energie rinnovabili offshore, per traghettare l’Italia nel futuro della produzione energetica con un ruolo da protagonista nel settore e così cogliere, al contempo, un’opportunità irripetibile per la creazione di posti di lavoro e per aumentare la fiducia dei cittadini nei confronti delle energie rinnovabili offshore coinvolgendo le comunità locali. Per saperne di più e meglio conoscere questa nuova realtà, abbiamo intervistato il Presidente AERO, Fulvio Mamone Capria.

Presidente, quali sono le ragioni che hanno spinto diverse imprese a costituire questa Associazione?

AERO è nata per rispondere ad una grande necessità: quella di favorire la nascita degli impianti di produzione di energia da eolico offshore, così come da fotovoltaico galleggiante e da moto ondoso, ma in questo momento ci concentriamo sull’eolico offshore. La ragione è semplice: produrre energia dal mare può favorire la nascita di un nuovo sistema di rinnovabili verdi che, accanto a quelle tradizionali, favorirà i traguardi della decarbonizzazione raggiungendo gli obiettivi europei per il nostro Paese; senza contare che riuscire a produrre una grande quantità di energia rinnovabile potrà servire anche ai grandi progetti di produzione dell’idrogeno verde. Significherà rimettere in moto aree di crisi industriale come l’ILVA di Taranto, perché servirà una grande quantità di acciaio per costruire i galleggianti che dovranno sostenere le grandi turbine eoliche, con la creazione di decine di migliaia di posti di lavoro, un lavoro green e sostenibile. Dulcis in fundo, producendo energia in mezzo al mare si vanno a limitare le cause di disturbo negli habitat marini ricreando al contempo enormi spazi per la riproduzione di specie ittiche già in crisi nel Mediterraneo.

Immagino siano stati fatti studi preliminari per verificare il potenziale produttivo delle aree marine prese in considerazione e, d’altro canto, c’è sempre l’aspetto di sospetto e resistenza locale che rientra nel fenomeno NIMBY…

Innanzi tutto, in Italia, ad oggi, sono stati presentati più di 70 progetti di produzione di eolico offshore per un potenziale di circa 110 GW, una quantità straordinaria di energia. Questi progetti sono ubicati nelle zone ove è stata rilevata la maggiore ventosità, in particolare nel Sud dell’Italia, lungo le coste pugliesi, calabresi, siciliane e attorno alla Sardegna, ma ci sono anche alcune zone interessanti in altre parti dell’Adriatico e del medio e alto Tirreno. Ovviamente queste tipologie di infrastrutture così importanti hanno un loro equilibrio economico se c’è una continuità di vento che aziona i rotori eolici.
Per quanto riguarda l’approccio nei confronti delle comunità va detto, innanzi tutto, che per la maggior parte di questi impianti il posizionamento è previsto oltre le 12 miglia, in acque internazionali, salvaguardando l’aspetto paesaggistico; consideri che torri eoliche alte anche 280 m a 12 miglia risultano quasi impercettibili. La cosa importante è riuscire, in Italia, a trovare un equilibrio tra tutte le fonti rinnovabili proprio per evitare che la decarbonizzazione del Paese dipenda da un solo scenario. Se fra il 2030 e il 2035 riuscissimo a realizzare almeno 10 GW da eolico offshore riusciremmo a coprire tra il 7 e l’8% del fabbisogno elettrico annuale nazionale e questo è comprensibilmente importante se vogliamo affrancarci dalle fonti fossili e partecipare alla transizione ecologica. Pertanto, ai cittadini dico: cerchiamo di osservare le opportunità che questi impianti hanno nei confronti della trasformazione industriale del Paese e cerchiamo di apprezzare lo straordinario passaggio epocale della transizione ecologica perché questa porterà con se anche la creazione di nuovi posti di lavoro. Dirò di più, se ben giocata, questa carta potrà rendere il nostro Paese protagonista della transizione in Europa e nel Mediterraneo. AERO non punta solo alla realizzazione di questi impianti in Italia ma intende costruire una grande filiera nazionale che dalla produzione dell’acciaio sino al posizionamento dei cavi sottomarini, potrà avvalersi di piccole e medie imprese che già operano nel settore energetico offshore (come nei settori oil e gas) e che potranno trasformare le loro competenze a favore dell’energia verde. Sono certo che a questo traguardo tutti vorranno arrivare, compresi i pescatori perché laddove verranno sottratte alcune aree alla pesca, soprattutto a strascico, si procederà con il coinvolgimento delle imprese ittiche, nella raccolta dei dati scientifici e ambientali. Informazioni che non solo confermeranno lo scarsissimo e quasi nullo impatto ambientale di queste opere, ma forniranno al Sistema nazionale di protezione ambientale che fa capo ad ISPRA, milioni di informazioni sullo stato di salute dei nostri mari oggi assenti nelle apposite banche dati.

E quindi quali sono, infine, le necessità del settore?

Serve innanzi tutto un grande coordinamento tra tutti i ministeri coinvolti a partire dal MASE con l’importante lavoro della Commissione VIA -PNNR e PNIEC, per proseguire, comprensibilmente, con il Ministero delle Infrastrutture per la parte di pianificazione marittima. Poi c’è un aspetto che riguarda il Ministero degli Affari Esteri perché ci troviamo in acque internazionali e ci potrebbero essere conflitti nelle zone economiche esclusive; così come, per l’aspetto della pesca è competente il Ministero dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, mentre per la parte paesaggistica dovrebbe entrare in campo il Ministero dei Beni culturali. Questo lavoro di coordinamento sarà importante e non scontato e per questo AERO vuole essere di stimolo ai vari ministeri per accelerare e migliorare una normativa che nel corso degli anni si è un po’ stratificata e ha necessità di essere leggermente corretta; analogamente vuole stimolare scelte di indirizzo legislativo per dare maggiore dignità ad un settore che tra le tante necessità ha quella di rinnovare e mettere a disposizione alcuni porti strategici come Taranto, Piombino, Augusta, Oristano, che possono servire per l’infrastruttura di queste grandi opere.

È un’operazione colossale che implica un grande cambio di paradigma. Ai politici legislatori chiediamo lo sforzo di cercare di dare un indirizzo politico preciso all’eolico offshore affinché prima del 2030 si possano produrre i primi GW dal mare; un’occasione che non possiamo farci scappare in quanto altri Paesi Ue come Francia e Spagna già guardano al Mediterraneo come opportunità per esportare le rispettive supply chain al servizio di queste opere, mentre potremmo essere noi i protagonisti del cambiamento, anche verso i Paesi transfrontalieri del Nord Africa e dei Balcani.

In tal senso stiamo cercando di ottenere in quest’ultima parte del 2023 il decreto FER 2 perché non dimentichiamoci che per sostenere le rinnovabili in Italia abbiamo la necessità di incentivi che possano facilitare questa operazione straordinaria e quindi è fondamentale che l’ok ai Fondi per l’Energia Rinnovabile torni dalla Commissione europea dopo due anni di scambio e di confronto. I finanziatori di questi impianti hanno l’esigenza di avere un punto di riferimento preciso a cui affiancare le proprie risorse per la nascita dell’eolico offshore quale motore di crescita sostenibile dell’Italia.

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