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Referendum sulle trivelle in mare si farà: Consulta dà la parola ai cittadini

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Nel commentare le misure energetiche nella Legge di Stabilità 2016 avevamo salutato positivamente la “marcia indietro” del Governo che ha presentato l’emendamento, sul contenuto dei relativi articoli del Decreto-legge n. 133 del 12 settembre 2014 (denominato “Sblocca Italia”), convertito in Legge 11 novembre 2014, n. 164), su cui nei mesi scorsi si era creato un ampio schieramento di opposizione, dal movimento No Triv alle Regioni, sfociato con la richiesta dei 6 referendum sui quali si sarebbe dovuta esprimere la Consulta, sempre che non si fosse trattato di una semplice manovra dilatoria per evitare uno scontro imminente e riproporre le stesse misure in tempi più favorevoli, magari al termine della legislatura.

Le nostre perplessità avevano trovato conferma allorché si era diffusa la notizia che il Ministero dello Sviluppo Economico il 22 dicembre 2015, il giorno prima dell’approvazione della Legge di Stabilità, aveva autorizzato “prospezioni geofisiche” alle Tremiti, a Lampedusa, in Abruzzo e nel Golfo di Taranto. Soprattutto la concessione alle isole Tremiti, Riserva naturale marina e facenti parte del Parco nazionale del Gargano, aveva subito suscitato le reazioni polemiche  dei vari comitati, associazioni e delle stesse regioni.

Un polverone pretestuoso e strumentale: non c’è nessuna trivellazione – aveva dichiarato il Ministro Federica Guidi – La legge di Stabilità, venendo incontro alle richieste referendarie, ha escluso qualsiasi nuova ricerca entro le 12 miglia dalle coste. Il permesso alla Petroceltic [quello delle Tremiti] riguarda soltanto la prospezione geofisica e non prevede alcuna perforazione. Non ha quindi nulla a che vedere con la legge di Stabilità visto che si tratta di ricerche al di fuori del limite delle 12 miglia. Nessun altro permesso di ricerca, in nessun altra parte del Paese, è stato rilasciato alla vigilia dell’approvazione delle legge di Stabilità”.

Ci tengono a dire che cercare il petrolio non significa trivellare, e questo è giusto – ha dichiarato a sua volta il Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano che era stato tirato in ballo dal Ministro per essere a conoscenza dei termini della questione – Ma ci chiediamo, cercare il petrolio per fare che? Per togliersi la curiosità? Non credo”.

Dopo che la Corte di Cassazione che aveva precedentemente dichiarato “conformi” i 6 quesiti referendari su alcuni articoli della Legge “Sblocca Italia” sulla cui ammissibilità doveva pronunciarsi la Corte Costituzionale, successivamente l’8 gennaio 2016 ne aveva “cancellati” 5, alla luce delle modifiche introdotte dalla Legge di stabilità, lasciando in piedi solo quello sulle trivellazioni in mare entro le 12 miglia dalla costa, tant’è che la Consulta aveva prorogato di una settimana la sua decisione che è giunta, appunto ieri, 19 gennaio 2016.

La Corte Costituzionale, confermando l’orientamento della Cassazione, ha ritenuto ammissibile il referendum sulle attività petrolifere entro le 12 miglia marine, perché la Legge di Stabilità reintroduce il divieto delle attività entro le 12 miglia marine, ma salvaguarda i titoli già rilasciati, permettendo che questi restino “congelati” in attesa di tempi migliori.

Soddisfatti per la decisione i promotori dei Referendum.
Secondo il Presidente della Regione Puglia Emiliano “si tratta di un referendum eminentemente politico, che tende a spingere il governo a elaborare una politica energetica. E a dire se in questa politica energetica debbano o meno avere un ruolo le ricerche di idrocarburi e in particolare lo sfruttamento degli eventuali pozzi ritrovati. Cosa che il governo ancora non ha fatto“.

Le Associazioni ambientaliste (GreenpeaceLegambienteMarevivoTouring Club italiano e WWF) in un Comunicato congiunto sostengono che la sentenza “ci dà lo spunto per rilanciare richieste chiare al Governo: rigetto immediato e definitivo di tutti i procedimenti ancora pendenti nell’area di interdizione delle 12 miglia dalla costa (a cominciare da Ombrina) e una moratoria di tutte le attività di trivellazione a mare e a terra, sino a quando non sarà definito un Piano energetico nazionale volto alla protezione del clima e rispettoso dei territori e dei mari italiani“.

Con ogni probabilità il Governo tenterà altre mosse, pur di evitare l’abbinamento delle Elezioni Amministrative con il Referendum, ma anche le Regioni non staranno con le mani in mano, con 6 di loro che si preparano a proporre alla Corte Costituzionale un conflitto d’attribuzione nei confronti della Cassazione per la cancellazione di altri due referendum:
– quello sul piano aree delle attività estrattive, su cui i governi regionali vogliono avere voce in capitolo;
– quello sulla durata dei titoli, con l’obiettivo di eliminare le proroghe e sostituirle con le gare.

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