Regioni Risorse e rifiuti

Rifiuti Speciali 2023: dopo pandemia nel 2021 significativo aumento

L’annuale Rapporto dell’ISPRA sulla produzione e gestione dei rifiuti speciali pericolosi e non, rileva che, dopo il fermo delle attività economiche dovuto alla crisi pandemica, nel 2021 con la ripresa nei settori industriale, artigianale e dei servizi si registra una crescita significativa nella produzione di rifiuti speciali.

Il Rapporto Rifiuti Speciali 2023”, giunto quest’anno alla XXII edizione e messo online il 18 luglio 2023, è frutto di una complessa attività di raccolta, analisi ed elaborazione di dati da parte del Centro Nazionale dei Rifiuti e dell’Economia Circolare dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), in collaborazione con Sistema Nazionale della Protezione dell’Ambiente (SNPA) e il contributo delle Agenzie Regionali e Provinciali per la Protezione dell’Ambiente (ARPE/APPA).

Il Rapporto, messo online il 18 luglio 2023, fornisce i dati relativi all’anno 2021 sulla produzione e gestione dei rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi, sulla base di oltre 60 indicatori, a livello nazionale e regionale, e per la gestione anche a livello provinciale, e sull’import/export, offrendo un quadro di informazioni oggettivo, puntuale e sempre aggiornato di supporto al legislatore per orientare politiche e interventi adeguati, per monitorarne l’efficacia, introducendo, se necessario, eventuali misure correttive.

L’ISPRA sottolinea che, dopo il fermo delle attività economiche dovuto alla crisi economica correlata al COVID-19, nel 2021 si registra una crescita significativa nella produzione dei rifiuti speciali, che raggiunge 165 milioni di tonnellate (+ 12,2% sul 2020) dovuta alla ripresa nei settori industriale, artigianale e dei servizi.

Quasi la metà (47,7%) proviene dalle attività di costruzione e demolizione (78,7 milioni di tonnellate), che si confermano come il principale settore nella produzione totale di rifiuti speciali. Per questa tipologia di rifiuti risulta significativa la percentuale di riciclo (80,1%) superando ampiamente l’obiettivo al 2020 del 70% fissato dalla normativa. Il recupero riguarda prevalentemente la produzione di rilevati e sottofondi stradali.

In generale la gestione dei rifiuti speciali è attuata da oltre 10mila impianti presenti in Italia (5.928 sono situati al Nord, 1.899 al Centro e 2.936 al Sud). Si recupera materia dal 72,1% degli speciali e solo il 5,7% del totale gestito prevede lo smaltimento in discarica (10,2 milioni di tonnellate).

Le regioni che producono più rifiuti speciali sono Lombardia (37,4 milioni di tonnellate), Veneto (18 milioni) ed Emilia Romagna (14,6 milioni).  Al Centro la maggiore produzione è nel Lazio (10,2) e al Sud in Puglia (11,4).

Il Rapporto fornisce anche i dati sui flussi di rifiuti che, per quantità o complessità, presentano le maggiori criticità gestionali: rifiuti contenenti amianto (-12,2% rispetto al 2020), veicoli fuori uso (ancora lontani dall’obiettivo del recupero totale), pneumatici fuori uso (da rafforzare la raccolta), fanghi di depurazione delle acque reflue urbane (implementare tecnologie di recupero anche di tipo energetico), rifiuti sanitari (normativa privilegia ancora molto lo smaltimento).

Nel 2021, dall’Italia sono esportati 3,9 milioni di tonnellate di rifiuti speciali, a fronte di una importazione di circa 7,4 milioni di tonnellate. I rifiuti esportati sono costituiti per il 64,3% da “rifiuti prodotti da impianti di trattamento dei rifiuti, impianti di trattamento delle acque reflue fuori sito nonché dalla potabilizzazione dell’acqua e dalla sua preparazione per uso industriale” e per l’11,7% da “rifiuti delle operazioni di costruzione e demolizione. I rifiuti importati sono, invece, costituiti essenzialmente da rifiuti metallici, circa 5,8 milioni di tonnellate (il 78,5% del totale), destinati principalmente alle acciaierie localizzate in Lombardia e in Friuli-Venezia Giulia.

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