Economia e finanza Società

Rapporto COTEC 2022: il ruolo del capitale umano per innovare

Il Rapporto COTEC 2022 ha indagato le relazioni tra tecnologia, capitale umano, innovazione organizzativa ed open innovation, approfondendo progetti ed esperienze di gestione innovativa di alcune delle grandi aziende socie, e da cui emerge i lavoratori e gli studenti devono essere incoraggiati ad apprendere non solo le competenze specifiche ma anche le soft skills necessarie a stimolare la creatività e l’innovazione, ma anche che le imprese adottino modelli organizzativi e manageriali innovativi capaci di accompagnare il percorso di crescita e maturità professionale con una forte attenzione al benessere del lavoratore. 

La pandemia da Covid-19 ha innescato ovunque cambiamenti strutturali a lungo termine che interesseranno oltre un miliardo di posti di lavoro a livello globale entro il prossimo decennio, l’adozione di nuove tecnologie metterà a rischio circa il 10% delle attuali occupazioni entro il 2030 e circa il 30% dei posti di lavoro richiederà competenze completamente nuove.

In questa prospettiva, il superamento del disallineamento tra competenze acquisite nella formazione e ciò che viene effettivamente richiesto dai datori di lavoro, oltre all’apprendimento da parte dei lavoratori di nuove competenze per poter svolgere lo stesso o un diverso lavoro all’interno della stessa azienda, costituiscono problematiche sulle quali intervenire con sempre maggior urgenza, come del resto evidenziato anche nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR).

Ma oltre al tema delle competenze su cui si focalizza l’attenzione anche della Commissione UE che ha designato il 2023 Anno europeo delle competenze, esiste un’altra faccia della medaglia, resasi ancor più evidente proprio a seguito della pandemia: la capacità delle imprese di offrire un ambiente di lavoro realmente stimolante e coinvolgente, che implica l’adozione di modelli organizzativi e manageriali innovativi capaci di accompagnare il percorso di crescita e maturità professionale con una forte attenzione al benessere del lavoratore, rafforzando il “senso” del proprio contributo allo sviluppo aziendale e della propria comunità.

Ciò evidenzia ulteriormente la relazione intercorrente tra sviluppo del Capitale umano e Cultura dell’innovazione realmente diffusa, che non riguardi solo tecnologie, prodotti, processi e servizi, ma anche i modelli organizzativi e manageriali, da quelli principalmente rivolti all’interno dell’ambito aziendale a quelli tendenti verso forme inclusive, come nel caso dell’open innovation ovvero di un modello  di coinvolgimento e acquisizione di competenze attraverso la collaborazione, ad esempio, con start-up, università, istituti di ricerca, consulenti, aziende non concorrenti.

Questo in insieme di relazioni tra tecnologia, capitale umano, innovazione organizzativa ed open innovation è stato approfondito da COTEC, la Fondazione per l’innovazione costituita nel 2001 con l’obiettivo di rafforzare la competitività tecnologica dell’economia italiana da prestigiosi rappresentanti delle istituzioni pubbliche, delle imprese e del mondo accademico italiano e da grandi imprese ed enti nazionali.

Nell’ambito dei suoi scopi statutari ,. la Fondazione COTEC promuove studi e ricerche in vari campi dell’innovazione per sostenere la formulazione di nuove politiche per promuovere la competitività tecnologica e scientifica italiana e a tal fine ha presentato l’8 febbraio 2023 nel corso dell’ evento “Innovazione è crescita” trasmesso in diretta streaming il Rapporto 2022 “Il Capitale Umano , realizzato in collaborazione con il Centro Studi Tagliacarne, che ha approfondito i progetti e le esperienze di gestione innovativa del C​apitale umano di alcune delle grandi aziende socie (Almaviva, ENI, Ferrovie dello Stato, Leonardo, Poste Italiane, TIM).

Il mondo sta vivendo grandi cambiamenti: parliamo ancora di digitalizzazione ma nel resto del mondo avanzato il tema è di usare dati digitalizzati – ha dichiarato il Presidente della Fondazione COTEC, Luigi Nicolais Il secondo punto è la sostenibilità e il terzo è passare da un’economia reale all’economia della conoscenza”.

Dal Rapporto emerge che i lavoratori e gli studenti devono essere incoraggiati ad apprendere non solo le competenze specifiche ma anche le soft skills necessarie a stimolare la creatività e l’innovazione.

Negli ultimi 20 anni il Paese è rimasto bloccato, non è regredito né avanzato, vive in un tempo di latenza”, con un grave problema demografico – ha spiegato Giorgio De Rita Segretario generale Fondazione Censis, intervenuto all’evento – Nell’ultimo periodo il segnale che torna è quello del capitale umano, per ribadire la centralità dell’uomo e della formazione. In tre anni abbiamo vissuto 4 crisi: pandemia, inflazione, guerra in Ucraina e crisi energetica e questo ha spezzato il meccanismo del tempo piatto. Abbiamo cominciato a capire che non possiamo ragionare in termini di emergenza. Allora torna al centro il tema del capitale umano, la necessità di aver cura delle cose e di noi, di investire nell’economia della cura. La chiave di lettura del prossimo futuro è aver cura delle cose e il punto è rimettere al centro l’uomo“.

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