Cambiamenti climatici Mari e oceani

Inondazioni costiere: sui Paesi in via di sviluppo i costi pesantissimi

Un nuovo modello globale messo a punto da ricercatori delle Università di Melbourne (Australia), di Twente (Paesi Bassi) e di Berlino per analizzare le inondazioni costiere estreme previste in oltre 9.000 località per gli anni 2050 e 2100, prevede devastanti impatti socio-economici per effetto delle future inondazioni costiere estreme per le nazioni in via di sviluppo causai dai cambiamenti climatici, con Asia, Africa occidentale ed Egitto che dovranno affrontare pesanti costi nei prossimi decenni.

Lo StudioGlobal-scale analysis of socioeconomic impacts of coastal flooding over the 21st century”, pubblicato su Frontiers in Marine Science, ha cercato di determinare i costi annuali previsti e il numero di persone colpite da inondazioni costiere episodiche in tutto il mondo a seguito dell’innalzamento del livello del mare, valutando l’impatto delle inondazioni per ogni paese secondo gli scenari “possibili futuri climatici” quali utilizzati nel Rapporto speciale sull’oceano e la criosfera in un clima che cambia (SROCC) del Gruppo Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici (IPCC), in base alle emissioni da “molto basse” SSP1-1.9 a “molto alte” SSP5-8.5.

Rappresentazione schematica dei processi utilizzati nella determinazione degli impatti socio-economici delle inondazioni costiere estreme previste. L’analisi completa coinvolge un gran numero di fasi sequenziali, suddivise in tre grandi aree. Inizialmente, i livelli estremi del mare (ESL) sono determinati per una varietà di probabilità di superamento nei segmenti costieri (DIVA) in tutto il mondo. Questi sono determinati sia per il periodo storico (apice H) sia per periodi futuri (apice F). Questi valori di ESL vengono quindi utilizzati per determinare l’entità delle inondazioni costiere, tenendo conto delle difese costiere esistenti e future (CD). Infine, su tutte le probabilità di superamento vengono sommati l’Expected Annual People Affected (EAPA) e l’Expected Annual Damage (EAD).

Lo studio ha rilevato che le inondazioni colpirebbero in modo sproporzionato le nazioni in via di sviluppo, data la loro ridotta capacità di finanziamenti per il miglioramento delle difese costiere e per la loro vulnerabilità determinata dalla collocazione geografica, con danni annuali attesi superiori al 5% del loro prodotto interno lordo (PIL) nazionale, se non venissero prese misure di adattamento della difesa costiera per mitigare impatto estremo delle inondazioni. Al contrario, quasi tutte le nazioni sviluppate subirebbero un danno annuo previsto inferiore al 3% del PIL nazionale, per effetto della loro capacità di intraprendere misure di adattamento della difesa costiera.

Le misure di adattamento della difesa costiera comprendono l’innalzamento o la costruzione di dighe o argini marini man mano che il livello del mare si alza e interventi naturali come il miglioramento del drenaggio e delle dune di sabbia o delle piantagioni di mangrovie.

La ricerca mostra i costi umani e finanziari del cambiamento climatico e quanto i suoi effetti saranno percepiti in modo diseguale – ha affermato Ian Young, Professore di Ingegneria presso il Dipartimento di ingegneria delle infrastrutture all’Università di Melbourne e co-autore dello Studio – Le nazioni in via di sviluppo saranno devastate, sia in termini di persone colpite che di economia. Se non si trovano i soldi per mitigare questo impatto nei paesi in via di sviluppo, le comunità saranno costrette a ritirarsi lungo la costa e ci saranno notevoli disagi sociali, compreso un aumento dei rifugiati climatici oltre confine”.

I ricercatori hanno creato un database per modellare e analizzare le inondazioni costiere estreme previste in oltre 9.000 località per gli anni 2050 e 2100. Utilizzando i dati del 2015 come riferimento, sono stati modellati 2 scenari di “difesa costiera”: uno senza ulteriori misure di adattamento della difesa costiera; l’altro con ulteriori misure di adeguamento della difesa costiera.

La modellazione ha dimostrato che queste misure svolgeranno un ruolo cruciale nel ridurre l’impatto delle inondazioni costiere estreme nei Paesi. La modellazione ha previsto gli impatti più gravi entro il 2100 per l’Asia, l’Africa occidentale e l’Egitto, indipendentemente dallo scenario di adattamento. Le nazioni e le regioni che potrebbero essere maggiormente colpite includono Suriname, Vietnam, Macao (regione amministrativa speciale della Cina), Myanmar, Bangladesh, Kuwait, Mauritania, Guyana, Guinea-Bissau, Egitto e Malesia.

Il nostro modello considera le maree, le mareggiate, le onde che si infrangono e l’innalzamento medio del livello del mare – ha sottolineato Ebru Kirezci, Ricercatrice post-Dottorato presso il Dipartimento di ingegneria delle infrastrutture all’Università di Melbourne e principale autrice dello Studio – Tiene conto anche delle diverse popolazioni, PIL e scenari di gas serra entro il 2100”.

Senza misure di adattamento, il modello ha previsto che il numero di persone colpite da inondazioni costiere estreme potrebbe aumentare da 34 milioni di persone all’anno nel 2015 a 246 milioni di persone entro il 2100 nello scenario emissivo peggiore, con costi globali annui previsto per danni da inondazioni costiere estreme potrebbe aumentare dallo 0,3% del PIL mondiale nel 2015 al 2,9% entro il 2100.

Modifiche in EAPA (riquadri a sinistra) e EAD (riquadri a destra) al 2100 per lo scenario di adattamento corrispondente al cambiamento ESL, in cui le misure di adattamento aumentare nel tempo a un tasso che corrisponda agli aumenti dell’ESL. I valori riportati rappresentano la variazione rispetto al 2015 allo scenario SSP5-8.5

Tuttavia, se le misure di difesa costiera corrispondessero al previsto innalzamento del livello del mare, entro il 2100 il numero di persone colpite sarebbe di circa 119 milioni di persone all’anno, con il previsto costo annuo globale ridotto di quasi tre volte, all’1,1 per cento del PIL. Secondo i ricercatori, trovare i fondi per pagare queste misure sarà una sfida enorme.

Non c’è dubbio che questo è un problema difficile o impossibile da risolvere – ha concluso Young – che iniziative, come la recente Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici tenutasi in Egitto, stanno tentando di affrontare“.

Il riferimento del Professore è alla questione “Loss&Damage” ovvero sugli aiuti finanziari per le perdite e i danni subiti dai Paesi vulnerabili per gli impatti dei cambiamenti climatici di cui sono in minima parte responsabili, che alla COP27 di Sharm-el Sheikh è entrata in Agenda, con la decisione di nominare un Comitato transitorio che preparerà un progetto da presentare alla Cop28 del prossimo anno, a Dubai.

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