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Prospettive economiche 2024: le cupe previsioni dell’ONU

Il WESP 2024, il Rapporto di punta delle Nazioni Unite sulle prospettive economiche, prevede un rallentamento della crescita globale nell’anno che è appena iniziato, anche se la situazione è eterogenea, per effetto dei perduranti alti tassi di interesse, l’inasprimento dei conflitti, il rallentamento del commercio internazionale e dell’aumento degli effetti catastrofici del cambiamento climatico.

La crescita economica globale rallenterà dal 2,7% stimato per il 2023 al 2,4% nel 2024, rimanendo al di sotto del tasso di crescita del 3% pre-pandemia.

È la previsione del World Economic Situation and Prospects (WESP) 2024 del Dipartimento per gli Affari Economici e Sociali delle Nazioni Unite (UN DESA), in collaborazione con la Conferenza sul Commercio e lo Sviluppo (UNCTAD) e il contributo di altre Orgasmi ONU, che arriva sulla scia di performance economiche globali superiori alle aspettative nel 2023. Tuttavia, la crescita del PIL più forte del previsto dello scorso anno ha mascherato rischi a breve termine e vulnerabilità strutturali

Il principale Rapporto economico delle Nazioni Unite presentato il 4 gennaio 2024 delinea una prospettiva economica cupa per il breve termine, con tassi di interesse persistentemente elevati; ulteriore inasprimento dei conflitti; rallentamento del commercio internazionale, aumento dei disastri climatici che pongono sfide significative alla crescita globale.

Le prospettive di un periodo prolungato di condizioni creditizie più restrittive e di costi di finanziamento più elevati rappresentano forti ostacoli per un’economia mondiale gravata dal debito, mentre necessita di maggiori investimenti per rilanciare la crescita, combattere il cambiamento climatico e accelerare i progressi verso gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG).

Il 2024 deve essere l’anno in cui uscire da questo pantano – dichiara nella Prefazione al Rapporto António Guterres, Segretario generale delle Nazioni Unite – Sbloccando grandi e coraggiosi investimenti possiamo promuovere lo sviluppo sostenibile e l’azione climatica e mettere l’economia globale su un percorso di crescita più forte per tutti. Dobbiamo sfruttare i progressi compiuti nell’ultimo anno per stimolare con almeno 500 miliardi di dollari all’anno di finanziamenti accessibili a lungo termine per investimenti nello sviluppo sostenibile e nell’azione per il clima. Le divisioni tra paesi ed economie stanno impedendo una risposta efficace ad alcune delle più grandi crisi interconnesse del mondo, tra cui il cambiamento climatico, il degrado ambientale, l’aumento della povertà e l’accesso ineguale ad un’adeguata nutrizione e a cibo a prezzi accessibili”.

Si prevede che la crescita in diverse grandi economie sviluppate, in particolare negli Stati Uniti, rallenterà nel 2024 a causa degli alti tassi di interesse, del rallentamento della spesa dei consumatori e dell’indebolimento dei mercati del lavoro. Anche le prospettive di crescita a breve termine per molti Paesi in via di sviluppo – in particolare in Asia orientale, Asia occidentale, America Latina e Caraibi – si stanno deteriorando a causa delle condizioni finanziarie più restrittive, della riduzione dello spazio fiscale e della debole domanda esterna. Le economie vulnerabili e a basso reddito si trovano ad affrontare crescenti pressioni sulla bilancia dei pagamenti e rischi per la sostenibilità del debito. Le prospettive economiche per i Piccoli Stati Insulari in Via di Sviluppo (SIDS), in particolare, saranno limitate dal pesante onere del debito, dagli alti tassi di interesse e dalle crescenti vulnerabilità correlate al clima, che minacciano di indebolire e, in alcuni casi, addirittura di invertire i progressi realizzati rispetto agli SDG.

Si prevede che l’inflazione globale diminuirà ulteriormente, dal 5,7% stimato nel 2023 al 3,9% nel 2024. Le pressioni sui prezzi sono, tuttavia, ancora elevate in molti Paesi e qualsiasi ulteriore escalation delle tensioni geopolitiche i conflitti rischiano nuovi aumenti dell’inflazione

In circa un quarto di tutti i Paesi in via di sviluppo, si prevede che l’inflazione annua supererà il 10% nel 2024, evidenzia il rapporto. Da gennaio 2021, i prezzi al consumo nelle economie in via di sviluppo sono aumentati complessivamente del 21,1%, erodendo in modo significativo i guadagni economici ottenuti in seguito alla ripresa dal COVID-19. In un contesto di interruzioni dal lato dell’offerta, conflitti ed eventi meteorologici estremi, l’inflazione dei prezzi alimentari locali è rimasta elevata in molte economie in via di sviluppo, colpendo in modo sproporzionato le famiglie più povere

L’inflazione persistentemente elevata ha ulteriormente ostacolato i progressi nell’eliminazione della povertà, con impatti particolarmente gravi nei paesi meno sviluppati – ha affermato Li Junhua, Sottosegretario generale delle Nazioni Unite per gli Affari Economici e Sociali – È assolutamente imperativo rafforzare la cooperazione globale e il sistema commerciale multilaterale, riformare il finanziamento dello sviluppo, affrontare le sfide del debito e aumentare i finanziamenti per il clima per aiutare i paesi vulnerabili ad accelerare verso un percorso di crescita sostenibile e inclusiva”.

Gli Stati Uniti, la più grande economia del mondo, vedranno un calo della crescita del PIL dal 2,5% nel 2023 all’1,4% nel 2024. La spesa al consumo, un motore chiave della sua economia, probabilmente si indebolirà a causa di vari fattori, compresi gli alti tassi di interesse e un indebolimento del mercato del lavoro, afferma il rapporto.
Nel frattempo, si prevede che la Cina, affrontando ostacoli nazionali e internazionali, subirà un moderato rallentamento con una crescita stimata al 4,7% nel 2024, in calo rispetto al 5,3% del 2023.
Anche l’Europa e il Giappone si trovano ad affrontare sfide con tassi di crescita previsti all’1,2% per entrambe le regioni nel 2024.§Il tasso di crescita dell’Africa è previsto in leggero aumento, dal 3,3% nel 2023 al 3,5 nel 2024.
Il rapporto prevede che i Paesi meno sviluppati (PMS) cresceranno del 5% nel 2024, inferiore all’obiettivo di crescita del 7% previsto dagli SDG.

Il mercato del lavoro globale presenta un quadro post-pandemia disomogeneo.iIPaesi sviluppati hanno registrato una solida ripresa con bassi tassi di disoccupazione, in particolare il 3,7% negli Stati Uniti e il 6% nell’UE nel 2023, insieme all’aumento dei salari nominali e alla riduzione della disuguaglianza salariale. Tuttavia, le perdite di reddito reale e la carenza di manodopera pongono sfide.

I Paesi in via di sviluppo mostrano progressi contrastanti; mentre nazioni come Cina, Brasile, Turchia e Russia segnalano un calo della disoccupazione, un divario di genere e un’elevata disoccupazione giovanile.

A livello globale, il calo della partecipazione delle donne alla forza lavoro al 47,2% nel 2023 (rispetto al 48,1 nel 2013) e l’elevato tasso di NEET (non occupati, non iscritti a istruzione o formazione) del 23,5% tra i giovani evidenziano sfide durature.

Si nota un rallentamento nella crescita degli investimenti sia nelle economie sviluppate che in quelle in via di sviluppo. Mentre i Paesi sviluppati hanno continuato a incanalare investimenti in settori sostenibili e guidati dalla tecnologia come l’energia verde e le infrastrutture digitali, i Paesi in via di sviluppo si trovano ad affrontare sfide come la fuga di capitali e la riduzione degli investimenti diretti esteri.

Si prevede che la crescita degli investimenti globali rimarrà bassa a causa delle incertezze economiche, degli elevati oneri debitori e dell’aumento dei tassi di interesse. Gli investimenti nel settore energetico, in particolare nell’energia pulita, stanno crescendo ma non a un ritmo sufficiente per raggiungere l’obiettivo di zero emissioni nette entro il 2050.

Il commercio internazionale si è indebolito come motore di crescita (0,6%), ma è atteso un recupero nel 2024 (2,4%).

Il rapporto indica uno spostamento della spesa dei consumatori dai beni ai servizi, mentre le crescenti tensioni geopolitiche, le interruzioni della catena di approvvigionamento e gli effetti persistenti della pandemia continuano ad essere fattori che impediscono la crescita del commercio.

Inoltre, lo spostamento verso politiche protezionistiche in alcuni Paesi ha influenzato anche le dinamiche commerciali, portando a una rivalutazione delle catene di approvvigionamento globali e degli accordi commerciali.

I Paesi in via di sviluppo si trovano ad affrontare elevati livelli di debito estero e tassi di interesse in aumento, rendendo difficile l’accesso ai mercati internazionali dei capitali. C’è un calo nell’assistenza ufficiale allo sviluppo e negli investimenti diretti esteri per i Paesi a basso reddito.

La sostenibilità del debito è emersa come una sfida cruciale, soprattutto per i Paesi in via di sviluppo, sulla scia dell’aumento dei livelli di debito e del cambiamento delle condizioni finanziarie globali.

L’aumento dei tassi di interesse globali, conseguenza dell’inasprimento della politica monetaria da parte delle banche centrali come la Federal Reserve e la Banca Centrale Europea, ha aumentato i costi del servizio del debito, in particolare per i paesi con debiti denominati in valuta estera. Di conseguenza, molti Paesi sono alle prese con la necessità di ristrutturare il debito.

Il 2023 ha visto il peggioramento delle condizioni meteorologiche estreme, inclusa l’estate più calda mai registrata dal 1880, che ha portato a devastanti incendi, inondazioni e siccità in tutto il mondo. Questi eventi hanno impatti economici diretti, come danni alle infrastrutture, all’agricoltura e ai mezzi di sussistenza. Gli studi hanno previsto perdite sostanziali per l’economia globale a causa del cambiamento climatico. Ad esempio, alcune stime suggeriscono una potenziale riduzione di circa il 10% del PIL globale entro il 2100, considerando eventi come il crollo della piattaforma glaciale della Groenlandia. Altri modelli indicano che senza la mitigazione del riscaldamento globale, i redditi medi globali potrebbero essere inferiori del 23% entro il 2100, sottolineando la necessità di una cooperazione globale rafforzata, in particolare in settori come l’azione climatica, il finanziamento per lo sviluppo sostenibile e per affrontare le sfide della sostenibilità del debito dei Paesi a basso e medio reddito.

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