Energia Fonti rinnovabili

PPA ibridi: meno rischiosi se prevedono più tecnologie rinnovabili

I contratti a lungo termine per la compravendita di elettricità basati su progetti che prevedano l’integrazione di più fonti rinnovabili o PPA ibridi, secondo un Rapporto del WBCSD, potrebbero avere uno sviluppo maggiore, essendo in grado di ridurre i rischi connessi all’intermittenza di produzione.

Secondo l’analisi economica “Outlook 1H 2019 Corporate Energy Market” di Bloomberg New Energy Finance, nel corso del 2018 i contratti a lungo termine per la compravendita di elettricità (PPA, acronimo di Power Purchase Agreement) hanno conosciuto un notevole incremento passando da 6,1 GW del 2017 ai 13,4 GW.

Eppure questa tipologia di contratto “green” con cui un’azienda accetta di acquistare elettricità da rinnovabili direttamente da un produttore di energia a un prezzo fisso per kWh, di solito per una durata non inferiore a 10 anni, così da ridurre il rischio a fronte di eventuali fluttuazioni del mercato, si sta sviluppando con il ritmo inferiore alle sue potenzialità, in parte per la mancanza di contesti normativi favorevoli in alcuni Paesi, ma soprattutto perché risultano abbastanza rischiosi in quanto è imprevedibile la capacità di generazione elettrica di una determinata fonte rinnovabile.

Ora, il World Business Council for Sustainable Development (WBCSD), una rete globale di oltre 200 imprese leader di tutti i settori economici (per il settore energetico ne fa parte Enel) che complessivamente fanno un fatturato di 8.500 miliardi di dollari e hanno 19 milioni di dipendenti, la cui mission è di agevolare la transizione verso un mondo sostenibile, ha pubblicato il RapportoHow multi technology PPAs could help companies reduce risk“ da cui emerge che qualora i PPA si basassero su progetti che utilizzano più tecnologie di fonti rinnovabili, sarebbero meno rischiosi.

“Il suo vantaggio è correlato alla gestione della discontinuità –  ha dichiarato Mariana Heinrich, responsabile per Clima ed Energia presso il WBCSD. Il profilo di generazione di entrambe le tecnologie è abbastanza diverso da permettere ad un fonte di compensare l’altra. Compensazione che risulta ancora più evidente se viene rilevata su base annua, anziché giornaliera”.

Il Rapporto del WBCSD mostra che un PPA ibrido FV+vento può contribuire a ridurre gli oneri di sbilanciamento, stabiliti dagli operatori di rete per i fornitori di energia per effetto della minore o maggiore quantità di elettricità rispetto a quella prevista.

Può anche ridurre la necessità di acquisti di ricarica quando solare e eolico non producono – ha aggiunto la HeinrichAbbiamo scoperto che lelettricità che deve essere acquistata in aggiunta a quella prodotta dal sole e dal vento è inferiore in un PPA ibrido rispetto ad uno sottoscritto per una sola tecnologia”.

I PPA ibridi arrivano in un momento in cui questi modelli sono sempre più richiesti dagli sviluppatori del fotovoltaico. I PPA delle società del solare sono in aumento e aiutano le imprese, in particolare in Europa, ad avere certezza di entrate senza dover aspettare sovvenzioni. Tuttavia, i PPA ibridi potrebbero non andar bene per tutti gli sviluppatori che dovrebbero decidere se la riduzione del rischio ottenibile è sufficiente per modificare gli attuali approcci.

Devono decidere: la potenziale riduzione del rischio è effettivamente sufficiente per superare i metodi esistenti? – ha sottolineato  la Heinrich – Come rileva lo stesso Rapporto, gli strumenti esistenti – in genere una persona che si assume la commissione sul rischio – offrono il vantaggio di essere relativamente semplici. La nostra aspettativa è che le aziende inizieranno presto a siglare PPA ibridi, al di là della riduzione o meno del profilo di rischio”.

 

 

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