Agroalimentare Regioni

DOP Economy: per la prima volta oltre i 20 miliardi di euro

Giunto alla XXI edizione, il Rapporto Ismea-Qualivita fotografa i numeri della DOP economy nel 2022 e analizza i consumi dei prodotti DOP IGP nella GDO italiana nel 2022, con un focus anche sull’evoluzione nel corso del 2023 e un’indagine sulla sostenibilità condotta tra i 296 Consorzi di tutela DOP IGP riconosciuti dal MASAF.

In uno scenario macroeconomico condizionato dalla crisi energetica e climatica, la DOP economy italiana mostra ancora una volta un quadro positivo contrassegnato da valori record, superando la soglia dei 20 miliardi di euro di valore alla produzione nel 2022 (+6,4% su base annua) con un contributo del 20% al fatturato complessivo dell’agroalimentare italiano.

Lo rileva il XXI Rapporto Ismea-Qualivita, presentato il 18 dicembre 2023 nel corso di un evento trasmesso in streaming che descrive, tramite l’integrazione delle competenze sviluppate dall’Osservatorio Qualivita e dall’Osservatorio Ismea e dalla collaborazione con Origin Italia, che fotografa la il settore della DOP Economy, analizzando produzioni e consumi agroalimentari e vitivinicoli italiani DOP, IGP e STG sul mercato nel 2022, con un focus anche su andamento e evoluzione nel corso del 2023 e un’indagine sulla sostenibilità condotta tra i Consorzi di tutela.

Dal Rapporto 2023, emerge che all’interno del settore, il comparto cibo sfiora i 9 miliardi di euro (+9%), mentre quello vitivinicolo supera gli 11 miliardi di euro (+5%). Risultati importanti, seppure in parte condizionati dalla spinta inflattiva, che testimoniano la grande solidità della DOP economy nazionale: un sistema organizzato, che conta 296 Consorzi di tutela riconosciuti dal Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle forest3 (MASAF) e oltre 195.000 imprese delle filiere cibo e vino, con un numero di rapporti di lavoro stimati per la prima volta a 580 mila unità nella fase agricola e a 310 mila nella fase di trasformazione.

“I 20 miliardi di valore all’origine sono distribuiti su tutto il territorio nazionale, per il secondo anno consecutivo in crescita in 18 regioni su 20 – ha dichiarato il Direttore Generale ISMEA, Maria Chiara ZaganelliIl 100% delle province sono coinvolte nel circuito delle DOP economy, espressione del valore di filiere non delocalizzabili, che rappresentano un patrimonio collettivo diffuso. Incrociando i dati Ig con un altro osservatorio che come Ismea curiamo, rileviamo come il 32% delle 25 mila aziende agrituristiche Italiane è inserito nel circuito delle IG, a dimostrazione che la presenza di un marchio comunitario è un elemento di valorizzazione economica del territorio, anche nelle zone montane e collinari interne più fragili e a rischio spopolamento. Per la prima volta in questa XXI edizione del rapporto abbiamo poi stimato l’impatto sull’occupazione delle filiere IG. Sono 890 mila i contratti di lavoro che complessivamente girano attorno a questo settore, tra la fase agricola e la fase di trasformazione. Si tratta di una prima elaborazione resa possibile incrociando diverse banche dati anche fuori dall’istituto, che fa apprezzare come la DOP economy non sviluppi soltanto un valore economico ma, ancora di più, grazie al forte legame con il territorio, un valore sociale“.

Export DOP e IGP
Il rapporto evidenzia anche un balzo in avanti dell’export che nel 2022, grazie al contributo delle due componenti cibo e vino, raggiunge quota 11,6 miliardi € (+8% sul 2021), rappresentando il 19% del giro d’affari all’estero dell’agroalimentare nazionale. La filiera del cibo realizza 4,7 miliardi di euro di fatturato evidenziando un +6% in un anno e un +66% nel decennio, per effetto soprattutto del recupero dei mercati Extra-UE (+10%). Il comparto vino sfiora i 7 miliardi di euro, registrando una progressione del +10% sul 2021 e +80% rispetto al 2012 (+116% considerando solo i vini DOP). Le DOP e IGP vinicole rappresentano a valore quasi il 90% delle esportazioni delle cantine italiane.

Impatto sull’occupazione
Fase agricola
. Le stime elaborate per la prima volta indicano, nel settore agricolo, un numero di rapporti di lavoro dipendente a tempo determinato pari a 430 mila (di cui 211 mila nel vino e 219 mila nel cibo) e a 50 mila a tempo indeterminato (di cui 20 mila nel vino e 30 mila nel cibo), a cui vanno aggiunti poco meno di 100 mila lavoratori autonomi, tra imprenditori agricoli e coltivatori diretti.

Fase industriale. Nella fase industriale il sistema IG genera oltre 250 mila rapporti di lavoro a tempo indeterminato (di cui 210 mila nel cibo e 43 mila nel vino) e circa 60 mila rapporti a tempo determinato o stagionali (di cui 45 mila nel cibo e 15 mila nel vino). Da considerare, nella valutazione complessiva, che i dati si riferiscono al numero di rapporti di lavoro, che è superiore al numero effettivo di lavoratori dipendenti, a causa della possibilità per un lavoratore di avere contratti con più aziende.

Impatto territoriale
Le 4 regioni del Nord-Est concentrano da sole oltre la metà (55%) del valore nazionale delle DOP e IGP – con Veneto e Emilia-Romagna che si confermano le prime regioni in assoluto per valore economico – mostrando una crescita di quasi il +6% sul 2021. In termini relativi è però il Nord-Ovest a presentare l’incremento maggiore (+12%), trainato da Piemonte e Lombardia, la regione con la crescita più alta nel 2022 (+318 milioni di euro). Il Centro Italia, guidato dalla Toscana, segna un +4%, mentre l’area “Sud e Isole”, dopo gli importanti incrementi registrati nel 2020 e nel 2021, avanza di un ulteriore +3%, con un contributo soprattutto da parte di Campania (+9%), Sardegna (+19%) e Abruzzo (+9%).

Cibo DOP IGP STG
Nel 2022 il comparto del cibo DOP IGP sfiora i 9 miliardi di euro di valore all’origine (+9% la crescita annua, +33% il trend in dieci anni) per un fatturato al consumo finale che supera i 17 miliardi di euro (+6%). Numeri record che testimoniano l’impegno di 85.584 operatori, 550 mila occupati, 168 Consorzi di tutela autorizzati dal MASAF e 41 Organismi di controllo. L’export del comparto raggiunge 4,6 miliardi di euro (+6% su base annua e +66% sul 2012), grazie soprattutto al recupero dei mercati Extra-UE (+10%).

Vino DOP IGP

La produzione di vino imbottigliato DOP IGP, dopo il forte balzo nel 2021, si attesta a 26 milioni di ettolitri nel 2022, in ridimensionamento sull’anno precedente (-4%). I dati in valore indicano invece, sulla base delle stime aggiornate, una crescita per l’imbottigliato (+5% a 11 miliardi di euro) e per lo sfuso (+13% a 4 miliardi di euro. Tra le prime 10 denominazioni per valore ben 9 fanno registrare una crescita rispetto al 2021. Risultati frutto dell’impegno quotidiano di 109.823 operatori che danno lavoro a oltre 340 mila persone, grazie anche al coordinamento di 128 Consorzi di tutela autorizzati e seguiti dall’attività di 12 Organismi di controllo. A fronte di volumi esportati simili al 2021, gli introiti crescono del 10%, arrivando a sfiorare i 7 miliardi di euro nel 2022, per un trend del +80% rispetto al 2012 e risultati positivi soprattutto per i vini DOP (+12%) e in particolare per gli spumanti (+21%).

GDO italiana
Negli ultimi due anni gli italiani hanno speso mediamente di più per gli acquisti alimentari domestici e ciò vale anche per il cibo e vino DOP IGP: le vendite dei principali prodotti IG a peso fisso e variabile nella Grande Distribuzione Organizzata hanno oltrepassato nel 2022 i 5,4 miliardi di euro (+3% su base annua), con una dinamica più sostenuta per il cibo (+5,6%) rispetto al vino (-2,5%) che risente della ripresa del “fuori casa”. I dati relativi ai primi nove mesi del 2023 indicano un ulteriore balzo in avanti del +10% della spesa alimentare nella GDO, a fronte di un incremento lievemente più contenuto per gli acquisti di prodotti a marchio DOP e IGP (+8%). Cresce la rilevanza del canale Discount per una fetta significativa di prodotti DOP IGP e resta forte, per quanto in calo, l’incidenza delle vendite in promozione per i prodotti IG nella GDO (21,5%).

Sostenibilità
Per valutare quali sono i principali effetti legati ai cambiamenti climatici e allo scenario economico avvertiti dalle filiere e quali azioni e progetti sono stati attivati per promuovere uno sviluppo sostenibile delle IG, è stata condotta in collaborazione con Origin Italia, l’organo di rappresentanza dei Consorzi di tutela delle DOP IGP italiane nel settore agroalimentare, un’indagine.

In merito ai cambiamenti climatici vi sono diversi effetti avvertiti come emergenziali da parte di un’ampia quota delle filiere DOP IGP, a partire dalla siccità (86%) e dall’innalzamento delle temperature (86%), passando per l’alterazione del microclima negli areali di produzione (68%) e l’impatto di eventi come grandine (55%) e alluvioni (42%). Questi effetti, inoltre, inducono una più ampia diffusione di patologie e contribuiscono a una maggiore vulnerabilità delle produzioni agroalimentari DOP IGP: la peronospora, la flavescenza dorata, l’oidio, il mal dell’esca per il vino; la mosca, la lebbra e la rogna dell’olivo per l’olio; la peste suina per i prodotti a base di carne; la lingua blu e la brucellosi per i formaggi; la cimice asiatica e le malattie fungine per gli ortofrutticoli. Infine tra le emergenze di grande impatto si rilevano anche quelle legate ai predatori e alle specie aliene, in particolare la diffusione del granchio blu, che causa danni enormi agli ecosistemi locali.

Il tema ambientale guida l’azione dei Consorzi di tutela con il 51% delle filiere DOP IGP che ha promosso o partecipato a progetti di sostenibilità, in oltre la metà dei casi attivati direttamente dai Consorzi, a dimostrazione dell’importanza strategica delle DOP IGP come fattore di sviluppo economico territoriale e dell’intero sistema IG come settore guida nell’evoluzione dell’agroalimentare made in Italy

Il 2023 doveva essere l’anno della ripartenza dopo il periodo buio della pandemia che ha visto le economie di tutti i Paesi arrancare – ha affermato Mauro Rosati, Direttore generale Fondazione Qualivita – Per la Dop economy italiana il superamento dei 20 miliardi di euro di valore produttivo è sicuramente un dato positivo anche se lo scenario in prospettiva appare molto incerto. Se da un lato la recente approvazione della Riforma europea sul sistema IG prevista nella Strategia Farm to Fork rappresenta un elemento di grande opportunità, dall’altro fattori come le emergenze climatiche, le problematiche fitosanitarie, la fluttuazione dei mercati internazionali, la crescente inflazione degli ultimi mesi e l’attuazione di alcune norme controverse contribuiscono a creare una condizione di incertezza per il settore. Per affrontare queste criticità serve un vero e proprio cambio di paradigma, uno sforzo condiviso fra filiere, consumatori, istituzioni e ricerca. La strategia perseguita in questi anni, incentrata solo sulla crescita quantitativa del settore – da 5 miliardi del 2003 ai 20 miliardi del 2023, un valore quadruplicato in 20 anni – non è più sufficiente a garantire il futuro del made in Italy agroalimentare e in particolare quello delle filiere DOP IGP. Occorre imboccare il più velocemente possibile una nuova strada, quella della coesione e della sostenibilità”.

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