Il 29 febbraio 2016 prenderà il via “The Leap Day” (il giorno del salto), l’iniziativa promossa da “Leap Manifesto”, piattaforma di idee canadese, ma valida anche per altri Paesi, come dimostra la sua rapida diffusione a livello globale, che propugna una riconversione politica ed economica, in cui la transizione energetica al 100% da rinnovabili entro il 2050 e la diffusione della green economy costituiscono gli assi portanti della proposta.
Si svolgerà il 29 febbraio 2016 “The Leap Day”, l’iniziativa di “Leap Manifesto”, una piattaforma di idee che ha per obiettivo la costruzione di un modello di società fondato sulla partecipazione, difesa dell’ambiente e dei territori, transizione energetica al 100% da rinnovabili, lotta contro le diseguaglianze.
Seppur lanciato a Toronto nel settembre 2015 da 150 organizzazioni e associazioni e abbia come incipit “Consideriamo che il Canada e il Quebec oggi attraversano la crisi più grave della loro storia recente”, il Manifesto sta diffondendosi in molti Paesi e viene preso come punto di riferimento da vari movimenti, a testimonianza che l’esigenza di una “riconversione” sia politica che economica è avvertita a livello “globale”, tant’è che i promotori hanno sentito l’esigenza di una sua traduzione in varie lingue, anche in italiano.
Il messaggio di un cambiamento è entrato nell’immaginario collettivo, come si è evidenziato alle primarie del Partito democratico statunitense nel confinante Stato del New Hampshire, con la vittoria “oltre le previsioni” di Bernie Sanders, il Senatore del Vermont che fa della battaglia contro le multinazionali del petrolio e del carbone e per una new green economy il fulcro della sua campagna. Quel risultato, seppure non influirà sul risultato finale per la nomination, dimostra come l’elettorato richieda una transizione più rapida di quanto i politici non siano attualmente disponibili a concedere.
Come indica il termine “leap”, “salto”, i fautori del Manifesto tra i quali spicca la giornalista, scrittrice ed attivista sociale Naomi Klein, i cui libri di successo sono stati tradotti anche in Italia, ritengono che per evitare il disastro climatico con tutte le conseguenze sociali, politiche ed economiche correlate, i piccoli passi, come quelli concordati a Parigi, qualora “credibili”, non siano sufficienti.
“Sappiamo che il tempo che abbiamo per questa grande transizione è breve – si legge nel Manifesto – Gli studiosi del clima ci hanno detto che questo è il decennio in cui agire con decisione per evitare un catastrofico riscaldamento globale. Ciò significa che i piccoli passi non ci porteranno più dove avremmo bisogno di arrivare. Pertanto, dobbiamo fare un balzo”.
È soprattutto il peso perdurante delle fonti energetiche “sporche”, che viene stigmatizzato nel documento, e che impedisce, di fatto, di conseguire obiettivi climatici più ambiziosi.
“Mossi dai trattati, che costituiscono la base giuridica di questo Paese e ci vincolano a condividere la terra ‘finché il sole splende, l’erba cresce e i fiumi scorrono’, noi vogliamo fonti di energia che durino un tempo immemorabile, senza esaurirsi o avvelenare la terra – continua il Manifesto – Le innovazioni tecnologiche hanno reso questo sogno realizzabile. Recenti ricerche mostrano che il Canada può ricavare il 100% dell’energia elettrica da fonti rinnovabili entro due decenni[1]; entro il 2050 potremmo avere un’economia pulita al 100% [2]”.
Nella traduzione italiana manca il riferimento a pie’ di pagina alla nota [2], presente, invece, nel testo originale e che fa riferimento agli studi compiuti dal Prof. Jacobsen e dal suo gruppo di ricerca della Stanford University, del quale abbiamo recentemente riferito a proposito della mappa interattiva di sintesi pubblicato sul sito “The Solutions Project”, secondo cui 139 Paesi analizzati potrebbero raggiungere l’indipendenza energetica al 2050 con l’utilizzo delle fonti naturali, disponibili in loco.
“Non ci sono più scuse per costruire nuove infrastrutture che ci obbligano ad aumentare l’estrazione nei decenni a venire. La nuova ferrea legge di sviluppo dell’energia deve essere: se non lo vorresti nel tuo cortile, allora non dev’essere nel cortile di nessuno”.
Numerosi nel documento sono i richiami alla green economy e alle significative opportunità di nuovi posti di lavoro che si creerebbero a vantaggio soprattutto delle fasce più deboli della società.
“Potremmo vivere in un Paese alimentato interamente da energia rinnovabile, collegati attraverso mezzi pubblici accessibili, dove posti di lavoro e opportunità in questa transizione siano sistematicamente progettati per eliminare razzismo e disuguaglianze di genere. La cura uno dell’altro e la cura del pianeta potrebbero essere i settori dell’economia in maggior crescita. Molte più persone potrebbero avere lavori con stipendi più alti e meno ore di lavoro, lasciando molto più tempo per godere dei nostri cari e far fiorire le nostre comunità”.
Ma come più volte ribadito dalla Klein, per questi obiettivi la “leadership deve venire dal basso”. Per questo il 29 febbraio 2016 che è, appunto, il “Leap Day”, il salto di un giorno dell’anno bisestile, inizierà lo svolgimento un po’ ovunque di eventi, seminari, convegni dedicati, che proseguiranno anche nei mesi successivi, con un focus di mobilitazione nel mese di maggio.
Sul sito è possibile sottoscrivere il Manifesto, prendere visione del Calendario, avere idee per organizzare eventi, aderire come associazione e/o organizzazione, perché il 2016 è l’anno “giusto” che si attendeva, un “Anno bisestile in cui viene aggiunto un giorno nei nostri calendari per sincronizzarli con il movimento della terra attorno al sole. Perché è più facile cambiare i nostri modelli di vita che cambiare le leggi della natura”.