Nel corso di un evento svoltosi alla Camera dei Deputati, Greenpeace Italia ha presentato un report basato sui dati ISPRA di esiti delle analisi fatte in Italia tra il 2019 e il 2022, da cui emerge che le PFAS, “sostanze chimiche per sempre”, alcune delle quali pericolose per la salute, sono presenti nel 17% delle analisi effettuate sui corpi idrici italiani, confermando quanto sia diffusa la contaminazione ambientale da queste sostanze e come sia necessaria una legge nazionale che limiti l’uso e la produzione di queste sostanze.
La presenza delle PFAS in Italia è un fenomeno diffuso, che riguarda i corsi d’acqua di tutte le Regioni italiane in cui queste sostanze sono state finora cercate, nessuna esclusa. Nonostante questa estesa contaminazione, nel nostro Paese la rete dei controlli è tutt’altro che capillare: eccezion fatta per alcune Regioni, le analisi sono sporadiche e poco numerose, con ampie porzioni del territorio italiano addirittura non monitorate.
Sono le considerazioni che emergono dal Rapporto ”La contaminazione da PFAS in Italia” che Greenpeace Italia ha diffuso il 28 maggio 2024 nel corso del Convegno “PFAS. Stop ai veleni” organizzato alla Camera dei Deputati, che ha attinto dal database dell’ISPRA contenente gli esiti delle analisi fatte in Italia tra il 2019 e il 2022 dalle ARPA regionali e dalle APPA delle province autonome in merito alla presenza di PFAS nelle acque superficiali e sotterranee.
Le PFAS (Sostanze alchiliche perfluorurate e polifluorurate) sono un gruppo di sostanze chimiche artificiali ampiamente utilizzate dall’industria che nel corso del tempo si accumulano negli esseri umani e nell’ambiente e sono estremamente persistenti, e per questo conosciute anche come conosciute “sostanze chimiche per sempre”.
Le PFAS sono, inoltre, associate a numerosi problemi per la salute. Alcune di queste sostanze, come l’acido perfluoroottanoico (PFOA) e l’acido perfluoroottanosolfonico (PFOS) sono state recentemente valutate dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che ha riunito a Lione dal 7 al 14 novembre 2023 un gruppo di lavoro di 30 esperti internazionali provenienti da 11 Paesi, come “sicuramente cancerogeno per l’uomo” (PFOA) e “possibilmente cancerogeno per l’uomo” (PFOS).
Secondo il report di Greenpeace, la contaminazione da PFAS è presente nel 17% dei risultati ottenuti dai controlli effettuati dagli enti preposti e che interessa tutte le Regioni in cui sono stati fatti i monitoraggi. Si tratta di quasi 18mila analisi positive alle PFAS, un esito che mostra chiaramente un inquinamento ambientale diffuso nel nostro Paese di queste sostanze chimiche, pur con risultati disomogenei e variabili in numerosità da Regione a Regione.

Basilicata (31%), Veneto (30%) e Liguria (30%) sono le Regioni con la più alta percentuale di analisi positive rispetto ai controlli effettuati tra il 2019 e il 2022. Anche altre 6 Regioni (Lombardia, Toscana, Lazio, Umbria, Abruzzo, Campania) presentano un tasso di positività superiore al 10% nel periodo preso in considerazione.
“Nonostante questa diffusa contaminazione, c’è una forte disomogeneità nei controlli degli enti preposti: quasi il 70% delle analisi nazionali è stato infatti eseguito in sole quattro Regioni del nord Italia (Veneto e Piemonte, interessate da casi storici e ben documentati, a cui si aggiungono Lombardia e Friuli-Venezia Giulia), mentre il restante 30% è distribuito nelle altre 12 Regioni interessate dalle verifiche, creando una sproporzione in termini numerici e di accuratezza – ha affermato Giuseppe Ungherese, Responsabile della campagna inquinamento di Greenpeace Italia – In quattro Regioni del sud Italia (Puglia, Sardegna, Molise e Calabria), dal 2017 al 2022 non risulta invece alcun controllo sulla presenza di PFAS nei corpi idrici”.
Il Veneto è la Regione dove sono state trovate le più alte concentrazioni di PFOA e PFOS. Un risultato che non sorprende visto che questa Regione è da anni teatro di una delle più gravi contaminazioni da PFAS in tutta Europa, a causa di un inquinamento ambientale che coinvolge anche le acque potabili di diversi comuni nelle province di Vicenza, Verona e Padova.
Anche in Piemonte sono state trovate concentrazioni particolarmente elevate di PFOA e PFOS nei corpi idrici interessati dagli scarichi dell’azienda chimica Solvay (oggi Syensqo), unica azienda produttrice attiva di PFAS in Italia.
Oltre al Veneto e al Piemonte, le più alte concentrazioni di PFOA sono state rilevate in Lombardia, seguita da Emilia-Romagna e Lazio.
Per Greenpeace Italia i dati relativi alla presenza di PFAS in Italia confermano un’emergenza nazionale diffusa e fuori controllo, che interessa non solo le aree già note, ma anche numerose altre zone del Paese. Di questo quadro, già grave, non si ha una fotografia completa vista l’inefficacia dei controlli in numerose Regioni, pertanto la situazione potrebbe essere decisamente peggiore e l’inazione politico-legislativa aggrava la situazione.
“La situazione rappresentata dai dati ISPRA è grave, ma la realtà potrebbe essere anche peggiore perché si tratta di dati parziali – ha sottolineato Ungherese – Per tutelare l’ambiente e la salute delle persone, gli Stati Uniti e diversi Paesi europei hanno già adottato dei limiti all’uso di PFAS, sostituendole con alternative più sicure già disponibili. Al nostro governo chiediamo di fare lo stesso con una legge nazionale che limiti l’uso e la produzione di queste pericolose sostanze”.