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Metano: le emissioni globali hanno raggiunto un nuovo record

Secondo il Global Carbon Project, le emissioni globali di metano hanno raggiunto i livelli più alti mai registrati, trainati principalmente dalla crescita delle emissioni dalle miniere di carbone, dall’estrazione di petrolio e gas naturale, dagli allevamenti di bovini e ovini e dalle emissioni delle discariche.

Tra il 2000 e il 2017, i livelli di metano in atmosfera sono aumentati a tal punto che i modelli climatici indicano un percorso che comporterà un aumento di 3-4 °C di riscaldamento globale prima della fine di questo secolo. Questa è la soglia di temperatura pericolosa varcata la quale, secondo gli scienziati, avremo disastri naturali, quali incendi, siccità, inondazioni e gravi fenomeni sociali, come le carestie e le migrazioni di massa.

I risultati sono stati pubblicati contemporaneamente il 15 luglio 2020 su Science Research Letters e Earth Science Data dai ricercatori del Global Carbon Project, un’iniziativa internazionale di oltre 80 scienziati di 59 istituti di ricerca di 16 Paesi, che ha lo scopo di supportare gli studi per monitorare le emissioni di gas ad effetto serra, coordinata da  Robert Jackson, Professore di Scienze del sistema terrestre presso la School of Earth, Energy & Environmental Sciences dell’Università di Stanford (California), l’autore principale dello Studio Increasing anthropogenic methane emissions arise equally from agricultural and fossil fuel sources “ su Science Research Letters.

Nel 2017, ultimo anno in cui sono disponibili dati globali completi sul metano, l’atmosfera terrestre ha assorbito quasi 600 milioni di tonnellate di gas incolore e inodore che è 28 volte più potente del biossido di carbonio nell’intrappolare il calore nell’arco di 100 anni. Più della metà di tutte le emissioni di metano ora provengono da attività umane. Le emissioni annuali di metano sono aumentate del 9%, ovvero 50 milioni di tonnellate all’anno, dall’inizio degli anni 2000, quando le concentrazioni di metano nell’atmosfera erano relativamente stabili.

In termini di potenziale riscaldamento, l’aggiunta di questo metano extra nell’atmosfera dal 2000 equivale alle emissioni di 350 milioni di auto in più sulle strade del mondo o a raddoppiare le emissioni totali di Germania o Francia.

A livello globale, le fonti da combustibili fossili e dalle mucche alimentano in egual misura la dispersione in atmosfera del metano
Per il metano le emissioni dei bovini e degli altri ruminanti sono quasi quanto quelle dell’industria dei combustibili fossili – ha affermato Jackson – La gente scherza sui rutti delle mucche senza rendersi conto di quanto sia grande tale fonte“.

Durante tutto il periodo di studio, l’agricoltura ha rappresentato circa i due terzi di tutte le emissioni di metano legate alle attività umane; i combustibili fossili hanno contribuito per gran parte del restante terzo. Tuttavia, queste due fonti hanno contribuito in modo pressoché uguale agli aumenti osservati dall’inizio degli anni 2000.

Le emissioni di metano dall’agricoltura sono salite a 227 milioni di tonnellate di metano nel 2017, con un aumento di quasi l’11% rispetto alla media 2000-2006. Il metano derivante dalla produzione e dall’uso di combustibili fossili ha raggiunto 108 milioni di tonnellate nel 2017, con un aumento di quasi il 15% rispetto al periodo precedente.

Nel mezzo della pandemia di Covid-19, le emissioni di carbonio sono crollate per il blocco delle attività produttive e dei trasporti: “Non vi è alcuna possibilità che le emissioni di metano siano diminuite tanto quanto le emissioni di biossido di carbonio a causa del coronavirus – ha aggiunto Jackson – Abbiamo continuato a riscaldare le nostre case e gli edifici e l’agricoltura ha continuato a crescere“.

Le emissioni di metano sono aumentate più fortemente in Africa e in Medio Oriente, Cina, Asia meridionale e Oceania che comprende l’Australia e molte isole del Pacifico. Ognuna di queste tre regioni ha aumentato le emissioni di circa 10-15 milioni di tonnellate all’anno durante il periodo studiato. Gli Stati Uniti seguono da vicino, avendo aumentato le emissioni di metano di 4,5 milioni di tonnellate, principalmente a causa della maggiore perforazione, distribuzione e consumo di gas naturale.

L’uso del gas naturale sta aumentando rapidamente sia negli Stati Uniti che nel mondo – ha sottolineato Jackson che è anche membro senior del Woods Institute for the Environment e Precourt Institute for Energy di Stanford – Sostituendo il carbone nel settore elettrico, si riducono le emissioni di anidride carbonica, ma aumentano quelle di metano in quel settore. Di conseguenza, stiamo emettendo più metano da pozzi di petrolio e gas e dalle perdite delle condutture”.

Eppure, all’inizio del mese di Luglio, la Commissione per lo Sviluppo Regionale (REGI) del Parlamento europeo ha inserito il gas naturale tra i Progetti finanziabili con il Fondo per la Giusta Transizione (Just Transition Fund), uno strumento chiave per garantire che la transizione verso un’economia climaticamente neutra avvenga in modo equo.

Principali fonti e serbatoi di metano. La dimensione della freccia indica il contributo relativo che una fonte fornisce al totale globale . Fonte: Global Carbon Budget

L’Europa è l’unica regione in cui le emissioni di metano sono diminuite negli ultimi due decenni, in parte per effetto delle minori emissioni dell’industria chimica e la coltivazione di alimenti in modo più efficiente. 
Le politiche e una migliore gestione hanno ridotto le emissioni da discariche, letame e altre fonti in Europa – ha affermato Marielle Saunois dell’Università francese di Versailles Saint-Quentin e autore principale dello Studio The Global Methane Budget 2000-2017” su Earth Science DataLe persone stanno anche mangiando meno carne bovina e più pollame e pesce“.

Le regioni tropicali e temperate hanno visto il più grande balzo delle emissioni di metano, mentre i sistemi boreale e polare hanno svolto un ruolo minore. Nonostante i timori che la fusione nell’Artico possa sbloccare un’esplosione di metano dallo scongelamento del permafrost, i ricercatori non hanno trovato prove di un aumento delle emissioni di metano nell’Artico, almeno fino al 2017. Anche se c’è da osservare che le emissioni di origine antropica sono per molti versi più facili da individuare rispetto a quelle provenienti da fonti naturali. 

Secondo i ricercatori, il contenimento delle emissioni di metano richiederà la riduzione dell’uso di combustibili fossili e il controllo delle emissioni “fuggitive come le perdite da gasdotti e pozzi di estrazione, nonché modifiche al modo in cui alimentiamo il bestiame, coltiviamo riso e mangiamo.
Dovremo mangiare meno carne e ridurre le emissioni associate all’allevamento di bestiame e alla coltura del riso e sostituire il petrolio e gas naturale nelle nostre auto e case – ha concluso Jackson – Sono ottimista sul fatto che, nei prossimi cinque anni, realizzeremo progressi concreti in questo settore“.

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