Secondo l’ultimo aggiornamento del Global Methane Budget sforzo collaborativo di quasi 70 ricercatori di tutto il mondo, che offre una panoramica approfondita sulle fonti e sui pozzi di metano a livello globale, anche di quelli poco conosciuti come il ruolo delle termiti, le emissioni e le concentrazioni atmosferiche continuano ad aumentare in atmosfera nell’ultimo decennio, mantenendo questo gas serra come il più importante forzante del cambiamento climatico, dopo l’anidride carbonica (CO2).
I livelli di metano sono oggi oltre 2,5 volte superiori rispetto all’epoca preindustriale, contribuendo a circa 0,5 °C di riscaldamento negli anni 2010—pari a due terzi dell’effetto della CO₂. Comprendere e quantificare il Global Methane Budget è fondamentale per valutare percorsi realistici di mitigazione dei cambiamenti climatici.
Lo Studio “Global Methane Budget 2000-2020” pubblicato il 9 maggio 2025 su Earth System Science Data (ESSD), Rivista internazionale e interdisciplinare dedicata alla pubblicazione di articoli su dati di ricerca di alta qualità a beneficio delle scienze del sistema Terra, ha visto coinvolto un team di circa 70 ricercatori internazionali, combinando diversi metodi di analisi delle emissioni di metano, è la terza revisione sui dati globali delle emissioni di metano.
il Metano (CH4) è un potente gas serra che contribuisce al cambiamento climatico indotto dall’uomo. L’importanza relativa del metano rispetto alla CO₂ per l’aumento delle temperature risiede nella sua minore permanenza nell’atmosfera, nel suo effetto radiativo più potente e nell’accelerazione della sua crescita nell’atmosfera nell’ultimo decennio, dopo un decennio di concentrazioni stabili fino alla fine degli anni ’90, e dove e perché sta avvenendo questa accelerazione, è l’obiettivo del Global Carbon Project, un consorzio di oltre 50 istituti di ricerca in tutto il mondo per raccogliere osservazioni, statistiche ed eseguire modelli globali per aggiornare e migliorare regolarmente (ogni 2-3 anni) il bilancio del metano.
“Tenere traccia delle emissioni di metano e mantenere una sorveglianza attenta delle loro tendenze è fondamentale per un’azione climatica efficace – ha affermato Sergio Noce, ricercatore del Centro EuroMediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC) e co-autore dell’ultimo paper – Comprendere le fonti e le fluttuazioni delle emissioni di metano ci permette di implementare strategie di mitigazione mirate e monitorarne l’efficacia. I recenti progressi nella tecnologia satellitare, come MethaneSAT e CarbonMapper, offrono strumenti preziosi per il monitoraggio in tempo reale delle fonti di metano. Questo può aiutare a identificare i principali emettitori e migliorare la nostra capacità di elaborare politiche efficaci”.
il bilancio del metano, come descritto nella revisione, si riferisce al bilancio di tutte le emissioni e rimozioni di CH4. A differenza dell’anidride carbonica (CO2), per la quale solo la metà delle emissioni umane viene rimossa tramite assorbimento in riserve naturali, per il CH4, circa il 97% delle emissioni annuali è compensato dalle rimozioni in atmosfera derivanti dalla reazione con i radicali OH. Pertanto, il tasso di crescita del CH4 è il sottile squilibrio tra le emissioni e un enorme pozzo naturale da OH.
Con due terzi delle emissioni di metano attribuibili alle attività umane (in particolare allo sfruttamento e all’utilizzo dei combustibili fossili, all’agricoltura e alla gestione dei rifiuti), è essenziale che i decisori politici e l’opinione pubblica siano informati e coinvolti nelle discussioni sulla gestione di questo gas.
Le fonti di metano includono le emissioni indotte dall’uomo provenienti da agricoltura e rifiuti (ad esempio, allevamento di bestiame e risaie) e dalla produzione e utilizzo di combustibili fossili (estrazione di carbone, gas/petrolio), che rappresentano circa il 60% delle emissioni totali. Il resto proviene da emissioni naturali, la maggior parte delle quali è dovuta alla decomposizione della materia organica nelle zone umide. Le emissioni derivanti dalla combustione di biocarburanti e biomassa sono sia naturali che indotte dall’uomo.
L’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) nel suo ultimo Global Methane Tracker pubblicato il 7 maggio 2025, che monitora gli impegni assunti dai Paesi con l’iniziativa lanciata alla COP26 di Glasgow di tagliare le emissioni globali di metano di almeno il 30% rispetto ai livelli del 2020 entro il 2030, ha rilevato che le fuoriuscite del gas nel settore energetico dei combustibili fossili non si arrestano, quantunque le misure per affrontarle offrano il doppio vantaggio di alleviare la pressione sui mercati e ridurre al contempo le emissioni climalteranti.
Anche altre fonti naturali (ad esempio, processi geologici, laghi, fiumi, termiti) sono importanti, ma attualmente non sono ben comprese. Tali fonti naturali esistevano già prima dell’era industriale ed erano in equilibrio con le rimozioni da parte dell’OH. Le fonti naturali sono motivo di preoccupazione per i futuri cambiamenti climatici solo se vengono perturbate e aumentano in risposta a fattori ambientali globali. È il caso delle zone umide e della combustione di biomassa, che può aumentare o diminuire in risposta ai cambiamenti climatici e idrologici.
La preoccupazione maggiore, e anche la maggiore incognita, è se le attuali ridotte emissioni di CH4 nell’Artico, provenienti da piccoli laghi noti come termocarsismo e suoli di permafrost, aumenteranno in futuro, poiché lo scioglimento del permafrost appare inevitabile nei prossimi decenni.

Bilancio globale del metano per il decennio 2010-2019. Sono fornite stime sia bottom-up (sinistra) che top-down (destra) per ciascuna categoria di emissioni e di sink (in Tg CH4 anno-1), nonché per le emissioni totali e i sink totali. Le zone umide e le acque dolci interne sono rappresentate come fonti antropiche naturali e indirette (tratteggi in verde scuro e rosa) Adattato da Saunois e al. (2016, 2020).
“Le emissioni naturali di metano sono particolarmente significative, rappresentando circa il 35%-45% delle emissioni annuali totali, secondo varie stime che compongono il nostro budget aggiornato – ha spiegato Noce, che insieme alla professoressa Simona Castaldi del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Ambientali Biologiche e Farmaceutiche dell’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”, ha lavorato alla stima delle emissioni provenienti da fonti non direttamente legate all’attività umana – In questo contesto più ampio, la nostra ricerca si è concentrata specificamente sulle termiti, che rappresentano una parte più piccola ma significativa di queste emissioni naturali. Nonostante le loro dimensioni ridotte, questi minuscoli organismi producono una quantità considerevole di metano attraverso i loro processi vitali, evidenziando il loro ruolo nel budget complessivo del metano.”
La collaborazione di un gruppo eterogeneo di esperti provenienti da vari settori, permette al Progetto di fornire una comprensione approfondita delle emissioni di metano, garantendo che le valutazioni includano le più recenti scoperte e metodologie. Questo sforzo collaborativo migliora l’affidabilità e la precisione dei dati sulle emissioni di metano, consentendo un monitoraggio più efficace e strategie più mirate per la mitigazione.
Immagine di copertina: Fonte The European Space Agency