Circular economy

Materie prime critiche: opportunità per Italia da economia circolare

Il position paper di The European House – Ambrosetti e Iren sull’importanza delle materie prime critiche per le produzioni industriali europee e sul fabbisogno attuale e futuro dell’Italia, identifica le opportunità offerte dall’economia circolare per il nostro Paese.

Nel 2040 l’economia circolare potrà soddisfare fino al 32% del fabbisogno annuo di materie prime strategiche dell’Italia.

È uno dei risultati del Position Paper Materie prime critiche e produzioni industriali italiane. Le opportunità derivanti dall’economia circolare”, realizzato da The European House – Ambrosetti in collaborazione con Gruppo Iren, presentato nel corso di un evento il 24 maggio 2023, che evidenzia la centralità delle materie prime critiche per le produzioni industriali europee, mettendo in luce le potenziali criticità legate alla concentrazione delle forniture, e quantificando il fabbisogno attuale e prospettico per l’Italia tramite l’identificazione delle opportunità derivanti dall’economia circolare.

Nel 2023 la Commissione UE ha identificato 34 materie prime critiche per l’industria Europea (20 in più rispetto alla rilevazione effettuata nel 2011). La Cina è oggi il principale fornitore europeo per il 56% delle materie prime critiche con implicazioni significative per i target energetici al 2030: se la Cina interrompesse la fornitura di terre rare all’Europa, da qui al 2030 sarebbero a rischio 241 GW di eolico (47% del totale) e 33,8 milioni di veicoli elettrici (66% del totale), rendendo impossibile il raggiungimento degli obiettivi legati alle linee guida europee.

Il rischio di fornitura in Europa associato all’interruzione della forniture di terre rare da parte della Cina Fonte: The European House – Ambrosetti su dati Commissione UE, 2022)

Il posizionamento della Cina sulle materie prime critiche non si basa solamente sulla produzione domestica, ma anche sulla capacità di raffinazione. La Cina raffina oltre il 90% della produzione mondiale di terre rare, di manganese e di germanio. Non solo: tra il 2005 e il 2021, la Cina ha indirizzato oltre 80 miliardi di euro nel settore estrattivo e della raffinazione, un valore 2,3 volte gli investimenti pubblici europei in rinnovabili osservati nello stesso periodo di riferimento.

I primi 3 Paesi in cui la Cina ha indirizzato i suoi investimenti sono: Australia (26,6 miliardi di Euro), Repubblica Democratica del Congo (13,7 miliardi di Euro) e Perù (11,8 miliardi di Euro). Gli effetti di questa strategia sono visibili per materie prime critiche come cobalto e litio, per i quali la Cina detiene rispettivamente il 3% e l’11% della capacità mineraria globale, ma che sono controllati rispettivamente al 25% e al 24% da società cinesi.

All’interno di questo mercato fortemente concentrato, il Critical Raw Materials Act , emanato a marzo 2023 dalla Commissione UE stabilisce che, entro il 2030, estrazione, raffinazione e riciclo debbano soddisfare, rispettivamente, almeno il 10%, 40% e 15% del fabbisogno europeo di materie prime critiche, con l’obiettivo di rendere le filiere industriali più resilienti e meno dipendenti da Paesi terzi. Inoltre, al massimo il 65% delle materie prime critiche consumate potranno essere importate da un singolo Paese.

Sempre nel 2023 la Commissione Europea ha introdotto anche il concetto di materie prime strategiche, ovvero le materie prime necessarie per produzioni industriali che ricadono in settori di utilizzo strategici identificati in: energie rinnovabili, mobilità elettrica, digitale, aerospazio e difesa.

Fonte: The European House – Ambrosetti su dati della Commissione UE, 2023

Le analisi di The European House – Ambrosetti, basate su oltre 50 documenti di policy europei degli ultimi 5 anni, consentono di identificare le tecnologie sottostanti ai settori strategici (fotovoltaico, eolico, batteriedata storage e server, prodotti di elettronica, droni e satelliti) e conseguentemente di identificare il fabbisogno italiano, attuale e prospettico, di materie prime strategiche.

Le materie prime critiche sono centrali per l’industria europea e rientrano in tecnologie chiave per la politica energetica e digitale, in un contesto in cui l’Europa e l’Italia sono fortemente dipendenti da Paesi terzi – ha dichiarato Valerio De Molli, Managing Partner & CEO di The European House-Ambrosetti, Gruppo di consulenza di circa 250 professionisti che supporta aziende e istituzioni nelle loro attività – In Italia, in particolare, il fabbisogno di materie prime critiche strategiche è previsto crescere fino a 11 volte rispetto ad oggi, rendendo necessarie soluzioni di policy volte a garantire un approvvigionamento sicuro e resiliente”.

In generale, alla luce del crescente fabbisogno di materie prime critiche strategiche, esistono dei vincoli da considerare per soddisfare tali fabbisogni. Infatti, da un lato le materie prime critiche strategiche hanno pochi materiali sostituti, parte dei quali sono a loro volta critici e con soluzioni a minor maturità tecnologica che rendono difficile performance comparabili. Dall’altro lato, l’estrazione di materiali minerali metallici in Italia è oggi sostanzialmente nulla, con tempi autorizzativi per valorizzare un nuovo sito minerario che raggiungono in Europa 15-17 anni.

In questo quadro, l’economia circolare rappresenta quindi una leva ad alto potenziale, anche alla luce dei volumi crescenti di tecnologie low-carbon che raggiungeranno il fine vita: lo stock di prodotti riciclabili da qui al 2040 è previsto crescere di 13 volte. In questo contesto, il riciclo potrà soddisfare nel 2040 dal 20% al 32% del fabbisogno italiano annuo di materie prime strategiche, con il target del 15% fissato dalla Commissione Europea che può essere raggiunto già nel 2030. Tuttavia, per raggiungere tassi di riciclo significativi e potenziare l’autonomia strategica italiana è necessario un incremento della dotazione impiantistica.

Percentuale del fabbisogno italiano di materie prime strategiche soddisfatte tramite riciclo (Fonte: elaborazione The European House – Ambrosetti su dati Del JRC della Commissione UE ed Eurostat, 2023)

I risultati della ricerca dimostrano come l’incremento della dotazione impiantistica in termini di recupero e riciclo delle materie prime critiche sia l’azione più urgente da intraprendere a beneficio della sicurezza del sistema economico italiano – ha concluso Luca Dal Fabbro, Presidente di Iren, multiutility leader nel Nord-ovest nei settori dell’energia elettrica, del gas, dell’energia termica per teleriscaldamento, dell’efficienza energetica e della gestione dei servizi idrici integrati, ambientali e tecnologici – Al 2040 l’economia circolare potrà soddisfare fino al 32% del fabbisogno annuo di materie prime strategiche in Italia. Iren eserciterà un ruolo da protagonista in questo ambito, forte di un piano industriale che prevede al 2030 10,5 miliardi di Euro di investimenti con l’obiettivo di diventare il player di riferimento per l’economia circolare nel Paese”.

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