Mal’Aria, l’annuale Dossier di Legambiente, conferma la cronica emergenza inquinamento atmosferico delle nostre città, testimoniata ulteriormente dal monitoraggio effettuato nelle prime 3 settimane del 2020, a cui le semplici misure anti-smog di blocco del traffico non riescono a dare risposte durature.
Dal 2010 al 2019, il 28% delle città monitorate da Legambiente ha superato ogni anno i limiti per le polveri sottili (PM10), fissati a 50 µg/m3 per un massimo di 35 giorni all’anno dalla Direttiva 2008/50/CE relativa alla qualità dell’aria ambiente e per un’aria più pulita in Europa, attuata in Italia con il D.lgs. n. 155/2010.
Questo dato che emerge dall’ultimo Rapporto annuale “Mal’Aria”, rilasciato il 23 gennaio 2020 da Legambiente, è sufficiente da solo a sottolineare la gravità dell’inquinamento atmosferico urbano nel nostro Paese.
A ulteriore dimostrazione che l’emergenza si ripresenta puntale ogni anno, Legambiente ha monitorato la situazione nelle prime tre settimane del 2020, rilevando che Frosinone e Milano hanno superato già per 19 giorni il limite, Padova, Torino e Treviso per 18, Napoli per 16 e Roma per 15.
“L’ormai cronica emergenza smog va affrontata in maniera efficace – ha affermato Stefano Ciafani, Presidente nazionale di Legambiente – Le deboli e sporadiche misure anti-smog, come il blocco del traffico adottato nei giorni scorsi a Roma e in diverse città della Penisola, sono solo interventi palliativi che permettono di contenere temporaneamente i danni sanitari, ma non producono effetti duraturi se non all’interno di interventi strutturali. È urgente mettere in campo politiche e azioni efficaci ed integrate a livello nazionale che riguardino tutte le fonti inquinanti, programmando interventi sia sulla mobilità urbana sempre più pubblica, condivisa, a zero emissioni e multi-modale, che sul riscaldamento domestico, la produzione di elettricità e quella industriale e l’agricoltura. Solo così si potrà aggredire davvero l’inquinamento atmosferico e affrontare in maniera concreta il tema della sfida climatica”.
Il 2019 è stato un anno nero sul fronte Mal’Aria con 54 capoluoghi di provincia che hanno superato il limite previsto per le polveri sottili (PM10) o per l’ozono (25 giorni nell’anno solare). In 26 dei 54 capoluoghi, il limite è stato superato per entrambi i parametri. Torino con 147 giorni (86 per il 10 e 61 per l’ozono) è la città che lo scorso anno ha superato il maggior numero di giornate fuorilegge, seguita da Lodi con 135 (55 per PM10 e 80 per ozono) e Pavia con 130 (65 superamenti per entrambi gli inquinanti).
L’inquinamento atmosferico minaccia la salute dei cittadini e l’ambiente circostante e trova nel trasporto stradale una delle principali fonti di emissioni di inquinanti atmosferici nelle aree urbane, senza dimenticare le altre sorgenti come il riscaldamento domestico, l’industria e l’agricoltura, settori sui quali occorre intervenire in maniera sinergica.
L’Associazione del Cigno verde non si è limitata a rilevare la situazione, ma ha lanciato anche le sue proposte, tra cui:
– il potenziamento del trasporto pubblico locale, rendendolo efficiente, capillare, a zero emissioni e riducendo così il numero di mezzi circolanti in Italia;
– ripensare le città in una chiave sostenibile;
– rendere consapevoli le persone, attraverso campagne di informazione e sensibilizzazione sulle pubblicità spesso ingannevoli legate al mercato delle auto;
– eliminare i sussidi alle fonti fossili, che nel 2018 sono stati pari a 18,8 miliardi di euro come testimoniato dal report di Legambiente presentato lo scorso mese, destinando quando previsto all’efficientamento energetico del patrimonio immobiliare del Paese;
– promuovere pratiche sostenibili in agricoltura.
“Ad oggi l’Accordo bacino padano, con i suoi difetti e limiti, e gli Accordi per il Miglioramento dell’Aria sottoscritti da diverse regioni, rappresentano un primo passo verso una uniformità di azioni e misure su tutto il territorio nazionale, ma bisogna fare molto di più migliorando al tempo stesso gli accordi che ad esempio non prevedono misure rispetto a settori inquinanti come il comportato industriale e quello energetico, le aree portuali e l’agricoltura – ha dichiarato Andrea Minutolo, Coordinatore dell’ufficio scientifico dell’Associazione – Aree spesso attigue e integrate ai centri urbani e che richiedono misure specifiche per ridurne le emissioni. Per quanto riguarda, invece, il tanto discusso blocco del traffico, tale misura per essere veramente efficace e incidere sulla riduzione delle emissioni in città, dovrebbe essere strutturata ed ampliata progressivamente nei prossimi anni affinché diventi permanente”.
Legambiente ricorda che l’inquinamento atmosferico è al momento la più grande minaccia ambientale per la salute umana ed è percepita come la seconda più grande minaccia ambientale dopo il cambiamento climatico, e a pagarne le conseguenze sono i cittadini, come ha rilevato l’Agenzia Europea dell’Ambiente nel suo ultimo Rapporto.
Ogni anno sono oltre 60mila le morti premature in Italia dovute all’inquinamento atmosferico che determinano un danno economico, stimato sulla base dei costi sanitari comprendenti le malattie, le cure, le visite, i giorni di lavoro persi, che solo in Italia oscilla tra 47 e 142 miliardi di euro all’anno, secondo la Commissione UE che ha messo in atto due procedure di infrazione contro l’Italia che potrebbero sfociare con sentenze di condanna della Corte europea di Giustizia, con ripercussioni economiche di notevole entità per il nostro Paese.
Entrando nello specifico degli inquinati monitorati nel 2019 dalle campagne di Legambiente “PM10 ti tengo d’occhio” e “Ozono ti tengo d’occhio”, emerge come lo scorso anno per il PM10 siano state 26 le città capoluogo di provincia che hanno superato il limite giornaliero. A guidare la classifica per le polveri sottili anche per il 2019 c’è Torino con 86 giorni di superamento, seguita da Milano con 72 giornate e Rovigo con 69. Seguono con 68 giorni Frosinone e Venezia, Alessandria con 66, mentre Padova e Pavia (si sono fermate a 65 giorni; Cremona 64 e Treviso 62 chiudono la triste classifica top ten del 2019.
Per l’ozono troposferico (O3), un inquinante tipicamente estivo il cui limite previsto dalla legge è di 25 giorni all’anno con una concentrazione superiore a 120 µg/m3 (calcolato sulla media mobile delle 8 ore), nel 2019 sono state ben 52 le città italiane che hanno superato il limite: Lodi e Piacenza sono in cima a questa classifica con 80 giorni di sforamento ciascuno, seguite da Lecco (73), Bergamo (72), Monza e Pavia con 65.
Il Rapporto Mal’Aria di Legambiente analizza anche l’attuale situazione del mercato auto, segnato nel 2019 dal cambio di alcuni limiti normativi e dei test di omologazione per le autovetture sempre più stringenti, che di fatto hanno tagliato fuori alcuni tipi di motorizzazioni. Legambiente evidenzia come le case automobilistiche stiano svendendo modelli che tra pochi anni non potranno più circolare, nascondendo la verità ai potenziali acquirenti subissandoli da pubblicità rassicuranti, ma molto spesso ingannevoli.