Cambiamenti climatici Clima

Lettera di 47 organizzazioni al Consiglio UE: innalzare l’obiettivo al 2030

Una lettera, sottoscritta da 47 organizzazioni che rappresentano oltre 2.700 città, 330 regioni, 62.000 miliardi di euro di investimenti, più di 800 aziende e 330 ONG e indirizzata ai leader europei che si riuniranno il 15-16 ottobre per dibattere le proposte della Commissione e del Parlamento europeo del taglio delle emissioni al 2030, chiede di adottare l’obiettivo “più ambizioso” possibile.

Il Consiglio europeo del 15 e 16 ottobre 2020 ha all’ordine del giorno, tra l’altro, i progressi compiuti verso l’obiettivo dell’UE di conseguire la neutralità climatica entro il 2050, dopo la proposta della Commissione UE, avanzata nel corso del discorso sullo Stato dell’Unione pronunciato lo scorso settembre dalla Presidente Ursula von der Leyen di innalzare l’obiettivo di riduzione del 55% al 2030 delle emissioni di gas serra, e la successiva posizione assunta la scorsa settimana dal Parlamento europeo di un aumento di almeno il 60% di tagli delle emissioni, escluse le rimozioni.

In vista del dibattito orientativo che i leader europei svolgeranno nell’occasione, 47 organizzazioni che rappresentano oltre 2.700 città, 330 regioni, 62.000 miliardi di euro di investimenti, più di 800 aziende e 330 ONG hanno indirizzato una lettera ai Capi di Stato e di Governo dell’UE.

Pur accogliendo con favore la proposta della Commissione di aumentare in modo sostanziale l’obiettivo climatico dell’UE per il 2030, le parti interessate sollecitano gli Stati membri ad adottare un obiettivo climatico al 2030 “il più ambizioso” possibile, sia mediante forti riduzioni delle emissioni sia mediante azioni decisive per rimuovere le emissioni attraverso soluzioni basate sulla natura (Nature Based Solutions), in linea con la necessità di proteggere la biodiversità dell’Europa. Solo un’azione ambiziosa per il clima può evitare i costi futuri più disastrosi degli impatti dei cambiamenti climatici e fornire un’opportunità sociale ed economica unica per realizzare una transizione socialmente giusta per tutte le regioni europee. 

L’Unione europea deve dare l’esempio e rafforzare sostanzialmente gli impegni per ridurre le emissioni di gas a effetto serra entro il 2030 prima della fine dell’anno – vi si legge –  Da un lato darebbe una chiara direzione all’economia europea e, dall’altra, proteggerebbe i cittadini da future interruzioni dovute al peggioramento degli impatti dei cambiamenti climatici“.

Con Paesi che continuano a far affidamento sul carbone come Polonia e Repubblica Ceca, noti per opporsi a obiettivi di emissioni più profondi, le discussioni tra i leader dell’UE comporteranno un compromesso con il più ampio gruppo di Paesi che viceversa sostengono il rafforzamento dell’ambizione dell’UE.

Nonostante le cospicue risorse previste dal Fondo per una transizione giusta (JTF) previsto dal Green Deal europeo per garantire che la transizione verso un’economia climaticamente neutra avvenga in modo equo e non lasci indietro nessuno, in particolare i lavoratori e le comunità delle regioni che dipendono dalla catena del valore dei combustibili fossili, i Paesi dell’est-Europa non sono disponibili a rinunciarvi a breve. In particolare, la Polonia nelle scorse settimane ha concordato un piano governativo che metterà fine all’estrazione di carbone nel 2049!

Di recente la Corte dei conti europea (ECA), richiesta di un parere sia dal Parlamento che dal Consiglio europei, ha osservato che il collegamento tra performance e finanziamenti è relativamente debole e lo stesso metodo di assegnazione proposto fornisce scarsi incentivi ad attuare la profonda e significativa trasformazione strutturale necessaria per conseguire gli obiettivi dell’UE in materia di clima, con il rischio che il JTF non contribuisca a porre fine alla forte dipendenza di alcune regioni dalle attività ad alta intensità di carbonio.

Affinché l’UE possa fornire un giusto contributo allo sforzo globale per limitare l’aumento della temperatura a 1,5 °C, sarebbe necessaria una riduzione di almeno il 65% delle emissioni di gas serra – ha sottolineato Wendel Trio, Direttore del Climate Action Network Europe (CAN Europe) la prima grande coalizione di ONG europee, con oltre 170 organizzazioni attive in 38 paesi europei, che rappresentano oltre 1.500 ONG e oltre 47 milioni di cittadini Anche un obiettivo del 60% non sarebbe all’altezza degli obiettivi climatici globali, e come tale abbiamo esortato i leader degli Stati membri a spingere per un’ambiziosa strategia di riduzione delle emissioni”.

Secondo il Rapporto Climate change impacts and adaptation in Europe”, redatto dal Centro Comune di Ricerca (JRC) della Commissione UE, gli attuali livelli di ambizione non sono sufficienti per evitare gli impatti più gravi dei cambiamenti climatici, che secondo le stime raggiungeranno entro la metà del secolo oltre 175 miliardi di euro all’anno nella sola UE.

Pertanto nelle discussioni in seno al Consiglio europeo, i leader dovrebbero tener conto delle conseguenze devastanti di un’azione per il clima insufficiente. Per invertire la tendenza all’aumento dei costi per inazione, c’è bisogno, secondo CAN Europe, di drastici tagli delle emissioni a breve termine in linea con l’obiettivo di 1,5 °C dell’Accordo di Parigi. Secondo l’ultima scienza disponibile e il principio di equità delle Nazioni Unite, l’UE dovrebbe accettare un obiettivo di riduzione delle emissioni del 65% entro il 2030.

Il briefing “Mapping of climate ambition and climate change impacts in the EU”, appena pubblicato da CAN Europe, mostra che la maggioranza dei Paesi ha già espresso sostegno alla proposta “almeno -55%” della Commissione europea, o per obiettivi più elevati come Danimarca e Finlandia, mentre diversi paesi dell’Europa centrale e orientale non hanno ancora espresso la loro opinione né hanno ancora reagito alla proposta, nonostante siano tra i più colpiti dagli impatti dei cambiamenti climatici. 

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