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Secondo l’Annuario dei Dati Ambientali ISPRA, l’Italia è troppo rumorosa

Secondo l'Annuario dei Dati Ambientali ISPRA, l’Italia è troppo rumorosa

Dall’Annuario dei Dati Ambientali emerge anche che nel nostro Paese la pur ricchissima biodiversità è minacciata da un alto grado di estinzione.

Il 24 luglio 2014 presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, l’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) ha presentato, alla presenza del Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, l’Annuario dei Dati Ambientali, contestualmente al Rapporto Rifiuti Urbani.
Il Report, giunto alla sua dodicesima edizione, raccoglie tutti i dati sullo stato dell’ambiente in Italia, riferiti per lo più al 2013, e si conferma punto di riferimento per decisori politici, ricercatori, detentori di interessi economici e cittadini.
Ne emerge che il nostro è un Paese rumoroso, dove l’inquinamento acustico rappresenta, ormai, uno dei maggiori problemi ambientali e che vede la metà dei comuni ancora indietro sul fronte dell’adeguamento delle norme. È anche uno dei Paesi più ricchi di biodiversità che subisce un’alta minaccia di estinzione.

Ecco di seguito i principali dati offerti dal Report distinti per settori.
Mare – I problemi vengono dalle alghe come l’Ostreopsis ovata, di origine tropicale e potenzialmente tossica, la cui presenza è andata aumentando tra il 2007 e il 2013. In particolare, l’anno scorso la microalga è stata rilevata in 12 regioni costiere, mentre risulta sempre assente in tutti i campioni prelevati in Emilia-Romagna, Molise e Veneto. I fenomeni di erosione interessano sempre più le zone marino-costiere italiane, spesso favoriti da fattori antropici: nel 2011, il 35,8% del territorio nazionale compreso nella fascia dei 300 metri dalla riva risultava urbanizzato, per un valore complessivo di 731 km2 su 670 comuni.

Biodiversità – L’Italia è uno dei Paesi europei più ricchi di biodiversità (58.000 specie animali e 6.700 piante superiori) che è altamente minacciata di estinzione: sono a rischio circa il 31% dei vertebrati, più del 15% delle piante vascolari e il 22% di briofite e licheni.
Attualmente, in Italia, sono oltre 2.000 le specie “aliene” animali e vegetali documentate.
A tutela delle specie, ci sono numerose convenzioni e accordi internazionali: solo le Zone di Protezione Speciale (ZPS) e Siti di Interesse Comunitario (SIC) della Rete Natura 2000 sono 2.585 e occupano una superficie di 6.390.660 ettari, pari al 21,2% del territorio nazionale.
A tutela della biodiversità, nel nostro Paese sono presenti 871 aree protette, che occupano una superficie a terra di oltre 3 milioni di ettari, pari al 10,5% del territorio nazionale.
Le superfici a mare tutelate includono anche 27 Aree Marine Protette.
Sono presenti, inoltre, 64 aree umide ai sensi della Convenzione Ramsar.

Cambiamenti climatici – Aumenta la frequenza e l’intensità della durata di eventi estremi quali alluvioni, siccità e onde di calore.
Nel 2013 l’anomalia della temperatura media (+1,04 °C) è stata superiore a quella globale sulla terraferma (+0,88 °C), mentre il numero medio di notti tropicali, cioè con temperatura minima maggiore di 20°C, è stato superiore al valore normale, come sempre negli ultimi 13 anni: in media, circa 10 giorni in più nell’anno.

Siti contaminati – La contaminazione del suolo derivante da attività industriali, gestione di rifiuti, attività minerarie, perdite da serbatoi e linee di trasporto degli idrocarburi è uno dei principali fattori di pressione ambientali. I siti contaminati comprendono quelle aree nelle quali, in seguito ad attività umane svolte o in corso, è stata accertata un’alterazione puntuale della qualità del suolo da parte di un qualsiasi agente inquinante.
Il numero complessivo dei Siti di Interesse Nazionale (SIN) a oggi è pari a 39, mentre gli stabilimenti a rischio di incidente rilevante presenti in Italia sono 1.135, un quarto dei quali si concentra in Lombardia, ma sono numerosi anche in VenetoPiemonte ed Emilia-Romagna.

Inquinamento atmosferico – È un problema soprattutto nelle grandi aree urbane e in particolare nel bacino padano.
Complessivamente dal 1990 al 2012 le emissioni di ossidi di zolfo (SOx), ossidi di azoto (NOx) e ammoniaca (NH3) sono diminuite del 62,7%.
Il limite nazionale imposto per il 2010 è stato raggiunto dagli ossidi di zolfo nel 2005, dagli ossidi di azoto nel 2009 e dall’ammoniaca nel 2008.
Le emissioni di PM10 hanno iniziato a ridursi a partire dal 1992 e da allora al 2012 sono diminuite del 37%.
Il Valore Limite Giornaliero di PM10 (50 μg/m3 da non superare più di 35 volte in un anno civile) è stato superato nel 40% delle stazioni.
Le informazioni disponibili per il PM2,5 (144 stazioni con una copertura temporale del 90%) mostrano che, nel 2012, la gran parte delle stazioni (82% circa) rispetta il Valore Obiettivo.
L’Obiettivo a Lungo Termine (per la salute umana) dell’ozono, nel 2012 è stato superato nella gran parte delle stazioni: solo il 7% di esse risulta conforme.
Il Valore Limite Annuale del biossido di azoto è stato superato nel 17% delle stazioni.
Per il benzo(a)pirene, nel 19% delle stazioni sono stati registrati superamenti del Valore Obiettivo (1,0 ng/m3 come media annua).

Suolo – Sono stati consumati, in media, più di 7 mq al secondo per oltre 50 anni. Oggi il consumo di suolo raggiunge gli 8 mq al secondo.
In termini assoluti sono irreversibilmente persi circa 22.000 kmq.
Nel 2012 le stime a livello regionale mostrano che in 15 regioni viene superato il 5% di suolo consumato, con le percentuali più elevate in Lombardia e in Veneto (oltre il 10%) e in Emilia Romagna, Lazio, Campania, Puglia e Sicilia (valori compresi tra l’8 e il 10%).
L’Italia, per le particolari condizioni climatiche e geomorfologiche è una nazione ad alto rischio geologico-idraulico. Il 2013 è stato caratterizzato da precipitazioni al di sopra della media climatologica in molte zone del territorio nazionale e dal succedersi di eventi meteorologici particolarmente intensi che hanno causato l’innesco di numerosissimi fenomeni franosi come in Toscana nel mese di marzo con oltre 600 frane nel solo bacino dell’Arno.
In Italia le frane censite sono 499.511 e interessano un’area di 21.182 kmq, pari al 7% del territorio nazionale. Nel 2013 sono stati censiti 112 eventi principali di frana, distribuiti su gran parte del territorio italiano.

Agenti fisici
Rifiuti radioattivi – La maggior parte dei rifiuti radioattivi presenti nei siti di detenzione italiani, in termini di attività, si trovano in Piemonte (71,6%), seguono la Campania con il 12,75% e la Basilicata con il 9,7%.
In termini di volumi, si registra una maggior concentrazione
nel Lazio con il 29,4%, seguito dal Piemonte (18,6%) e dall’Emilia-Romagna (12,6%).

Inquinamento elettromagnetico – In Italia, nel 2012, erano presenti 6.094 impianti SRB (Stazioni radio base) e 11.382 impianti RTV (Radiotelevisivi).
Tra il 2011 e il 2012 si è registrato un aumento degli impianti SRB e della relativa potenza complessiva, pari rispettivamente al 10% e al 42%.
I casi di superamento dei limiti di legge riguardo gli impianti RTV (pari a 608) sono circa 7 volte superiori a quelli relativi agli impianti SRB (pari a 88).

Rumore – Nel 2012, il 42,6% delle sorgenti di rumore, oggetto di controllo ARPA-APPA, ha presentato almeno un superamento dei limiti normativi, evidenziando un problema di inquinamento acustico.
Le sorgenti maggiormente controllate risultano, anche per il 2012, le attività di servizio e commerciali (57,7%) seguite dalle attività produttive (31,5%).
La percentuale dei comuni italiani che hanno approvato la classificazione acustica è pari al 51% (31 dicembre 2012). Le regioni con la percentuale di comuni zonizzati più elevata rimangono Marche e Toscana (97%), la Valle d’Aosta (96%), Liguria (84%), Lombardia (83%), Provincia di Trento (76%), Piemonte (73%), Emilia-Romagna e Veneto (64%).
Nel 2012 la percentuale di popolazione residente in comuni che hanno approvato la classificazione acustica è risultata pari al 56,5%, con forte disomogeneità sul territorio nazionale.

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