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ISPRA: i rifiuti continuano a calare e si differenzia di più

ISPRA rifiuti continuano a calare e si differenzia di più

La crisi economica alla base della ulteriore riduzione di produzione dei rifiuti, ma l’aumento della raccolta differenziata testimonia una migliorata gestione. Il punto debole è costituito dallo smaltimento ancora troppo elevato in discarica.

Il 24 luglio 2014 presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, l’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) ha presentato, alla presenza del Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Gian Luca Galletti, il Rapporto Rifiuti Urbani ed. 2014, contestualmente
all’Annuario Dati Ambientali, che analizza, come di consueto: i dati relativi alla produzione, alla raccolta differenziata, alla gestione dei rifiuti urbani; effettua il monitoraggio dell’applicazione della tariffa rifiuti, l’analisi economica dei costi del ciclo integrato dei rifiuti urbani; il monitoraggio della pianificazione territoriale.
Il Rapporto, che costituisce il risultato di una complessa attività di raccolta, analisi ed elaborazione di dati, svolta dall’ISPRA anche in collaborazione con le ARPA/APPA, con l’obiettivo di garantire che le informazioni e le conoscenze relative a questo importante settore siano a disposizione di tutti, quest’anno aggiunge i risultati del censimento relativo ai Comuni che hanno effettuato il passaggio alla TARES.
Di seguito riportiamo sinteticamente quanto vi emerge.

Produzione e raccolta differenziata – In Italia continua a calare la produzione dei rifiuti arrivata, nel 2013, a circa 29,6 milioni di tonnellate, quasi 400 mila tonnellate in meno rispetto al 2012 (-1,3%). Un’ulteriore contrazione, che fa seguito ai cali già registrati nel 2011 e nel 2012 e che porta a una riduzione complessiva di circa 2,9 milioni di tonnellate rispetto al 2010 (-8,9%), valore inferiore anche a quello del 2002.
L’andamento della produzione dei rifiuti urbani appare, in generale, coerente con il trend degli indicatori socio-economici. Nell’ultimo anno il PIL e le spese delle famiglie fanno registrare contrazioni dell’1,9%, e del 2,5%, rispettivamente, a fronte di una riduzione più contenuta del dato di produzione dei rifiuti urbani (-1,3%).
A livello nazionale tra il 2012 e il 2013, ogni abitante ha prodotto di 18 Kg in meno all’anno di rifiuti, con un calo percentuale del 3,6%, che fa seguito al calo di 23 kg per abitante per anno rilevato tra il 2011 e il 2012. È l’Emilia- Romagna, con 625 kg di rifiuti prodotti pro capite, la regione che produce più rifiuti, seguita da Toscana (con 596 kg per abitante), Valle d’Aosta (565 kg) e Liguria (559 kg), mentre le quantità minori si producono in Basilicata (359 kg abitante per anno), in Molise (394 kg), in Calabria (421 kg ) e in Campania (434 kg).

Raccolta differenziata – La raccolta differenziata cresce ancora nel 2013 raggiungendo il 42,3% della produzione Nazionale (oltre 2 punti di percentuale in più rispetto al 2012).
Il Nord è la macroarea che registra il tasso più alto di differenziazione (54,4%), segue il Centro al 36,3% e il Sud al 28,9%.
A livello regionale, Veneto e Trentino-Alto Adige si attestano entrambe a una percentuale del 64,6%. Prossima al 60% è la raccolta del Friuli Venezia Giulia (59,1%) e superiore al 55% quella delle Marche (55,5%); tra il 50% e il 55% si collocano invece Piemonte (54,6%), Lombardia (53,3%), Emilia-Romagna (53%) e Sardegna (51%).
Tra le regioni del Centro, oltre a quanto rilevato per le Marche, percentuali pari al 45,9% e al 42% si rilevano, rispettivamente, per l’Umbria e Toscana, mentre il Lazio si attesta al 26,1%.
Aumenta nel 2013 con una percentuale del 44% circa (41,5% nel 2012) la differenziata in Campania. Anche l’Abruzzo supera il 40% con una percentuale di poco inferiore al 43%, mentre al 25,8% e 22% si posizionano Basilicata e Puglia. Inferiori al 15% risultano, infine, i tassi di raccolta della regione Calabria (14,7%) e Sicilia (13,4%).

Gestione – L’analisi dei dati 2013 evidenzia che lo smaltimento in discarica è ancora una forma di gestione molto diffusa, interessando il 37% dei rifiuti urbani prodotti. Tuttavia, il riciclaggio delle diverse frazioni provenienti dalla raccolta differenziata o dagli impianti di trattamento meccanico biologico dei rifiuti urbani raggiunge, nel suo insieme il 38,7% della produzione.
Il 14,6% del recupero di materia è costituito dalla sola frazione organica da RD (umido+verde) ed il 24,1% dalle restanti frazioni merceologiche.
Il 18,2% dei rifiuti urbani prodotti è incenerito, mentre circa l’1,9% viene inviato ad impianti produttivi, quali i cementifici, per essere utilizzato come combustibile per produrre energia; lo 0,7% viene utilizzato, dopo il pretrattamento, per la ricopertura delle discariche, l’1,7%, costituito da rifiuti derivanti dagli impianti di TMB, viene inviato a ulteriori trattamenti quali la raffinazione per la produzione di CSS o la biostabilizzazione, e l’1,3% è destinato a forme di gestione in siti extranazionali (395 mila tonnellate).

Lo smaltimento in discarica, pari a 10,9 milioni di tonnellate di rifiuti, diminuisce rispetto al 2012, di quasi 800.000 ton. (-6,8%), le quote avviate ad incenerimento fanno registrare un ulteriore incremento rispetto al 2012 (+4,4%), mentre un leggero decremento si registra per il trattamento della frazione organica (compostaggio + digestione anaerobica) che ha interessato quasi 4,3 milioni
di tonnellate di rifiuti.

Nelle Regioni dove esiste un ciclo integrato dei rifiuti grazie ad un parco impiantistico sviluppato, viene ridotto significativamente l’utilizzo della discarica. In particolare, in Lombardia lo smaltimento in discarica è ridotto al 6% del totale dei rifiuti prodotti, in Friuli Venezia Giulia al 7% ed in Veneto al 9%. Nelle stesse regioni la raccolta differenziata è pari rispettivamente al 53,3%, al 59,1% ed al 64,6% e, inoltre, consistenti quote di rifiuti vengono trattate in impianti di incenerimento con recupero di energia.
Nel Trentino Alto Adige, dove la raccolta differenziata raggiunge circa il 64,6%, viene incenerito il 16% dei rifiuti prodotti, mentre lo smaltimento in discarica riguarda il 19% degli stessi.
Vi sono regioni in cui il quadro impiantistico è molto carente o del tutto inadeguato; è il caso della Sicilia, dove i rifiuti urbani smaltiti in discarica rappresentano il 93% del totale dei rifiuti prodotti e della Calabria (71%). Anche Campania (19%) e Lazio (46%), pur evidenziando percentuali inferiori di smaltimento in discarica, fanno riscorso massiccio ad impianti di smaltimento localizzati in altre regioni o all’estero.
L’analisi dei dati mostra anche che l’incenerimento non rappresenta un disincentivo alla raccolta differenziata, come risulta evidente per alcune regioni quali Lombardia, Emilia-Romagna e Sardegna. In queste regioni, infatti, a fronte di percentuali di incenerimento pari rispettivamente al 46%, al 33% ed al 17% del totale dei rifiuti prodotti, la raccolta differenziata raggiunge valori elevati (rispettivamente, 53% per le prime due e 51% per la Sardegna).

Il compostaggio e la digestione anaerobica – Il compostaggio è caratterizzato da un andamento stabile e mostra lievi incrementi nel quantitativo complessivamente trattato (circa 4,7 milioni di tonnellate) e nella quota dei rifiuti organici da raccolta differenziata (circa 3,8 milioni di tonnellate), rispettivamente, pari allo 0,9% ed allo 0,7%.
Il numero di impianti operativi è pari a 240 e diminuisce, rispetto all’anno precedente, di 22 unità, e sono localizzati per il 60,8% al Nord, per il 17,5% al Centro e per il 21,7% al Sud.
La digestione anaerobica dei rifiuti, anche in connessione al trattamento aerobico (compostaggio) è contraddistinto, negli ultimi anni, da un notevole sviluppo del parco impiantistico, costituito, nel 2013, da 43 impianti operativi (37 al Nord, 1 al Centro e 5 al Sud). La quantità avviata al
trattamento è pari a 527 mila tonnellate.

Il trattamento meccanico biologico – I rifiuti complessivamente avviati a trattamento meccanico biologico sono pari a 9,1 milioni di tonnellate; di cui 8,8 sono sia rifiuti urbani indifferenziati (7,9 milioni di tonnellate, pari all’86,6%), sia rifiuti urbani trattati e altre frazioni merceologiche.
Gli impianti operativi sono 11739 al Nord32 al Centro e 46 al Sud.

L’incenerimento – Nel 2013, sono operativi 44 impianti di incenerimento per rifiuti urbani, frazione secca (FS) e CSS.
La gran parte del parco impiantistico è localizzato nelle regioni settentrionali del territorio nazionale (28 impianti, pari al 64% del totale) e, in particolare, in Lombardia e in Emilia-Romagna rispettivamente con 13 ed 8 impianti operativi. Gli impianti di incenerimento sono 8 nel Centro e 8 nel Sud. I rifiuti complessivamente inceneriti sono pari a 5,8 milioni di tonnellate, di cui 2,5 milioni di RU indifferenziati, circa 1,8 milioni di tonnellate di frazione secca, oltre 1 milione di tonnellate di CSS, 418 mila tonnellate di rifiuti speciali di cui quasi 35 mila tonnellate di rifiuti sanitari. I rifiuti speciali pericolosi, in prevalenza di origine sanitaria, ammontano a circa 49 mila tonnellate.

Lo smaltimento in discarica – Nel 2013, 180 discariche per rifiuti non pericolosi hanno ricevuto rifiuti provenienti dal circuito urbano; 9 in meno rispetto al 2012. Di queste, 4 sono localizzate al Nord, 2 al Centro e 3 al Sud.
Circa 6,3 milioni di tonnellate di rifiuti urbani sottoposti a trattamento sono smaltiti in discarica. Tali rifiuti rappresentano il 58% del totale dei rifiuti urbani smaltiti (10,9 milioni di tonnellate). Questo vuol dire che nel 2013 ancora il 42% dei RU viene avviato a smaltimento senza alcuna forma di trattamento preliminare, nonostante il divieto imposto dall’art. 7 del d.lgs. n. 36/2003.
L’analisi dei dati per macroarea geografica evidenzia che al Nord viene pretrattato il 46% dei rifiuti smaltiti in discarica, al Centro il 60% e al Sud il 63%.

Il trasporto transfrontaliero – Nel 2013, i rifiuti urbani esportati, ammontano a 395 mila tonnellate, di cui 392 mila tonnellate di rifiuti non pericolosi (il 99,3%). Verso i Paesi Bassi vengono destinate le maggiori quantità di rifiuti urbani, 94 mila tonnellate, il 23,9% del totale esportato; seguono l’Austria con il 22,4% del totale, la Slovacchia con il 10,7% e la Cina con il 10,1%.
Le importazioni di rifiuti urbani ammontano a oltre 218 mila tonnellate, di cui solo 22 tonnellate di rifiuti pericolosi. Il Paese da cui proviene il maggior quantitativo di rifiuti urbani è la Francia, con 160 mila tonnellate, corrispondente al 73,5% del totale importato; seguono la Svizzera con il 9,9% e la Germania con il 9,6%.

Gli Imballaggi e i rifiuti di imballaggio – In linea con la tendenza del mercato nazionale, sia in termini di consumi delle famiglie sia di attività industriali e scambi commerciali, nel 2013 l’immesso al consumo di imballaggi sul mercato nazionale mostra un calo di circa 48 mila tonnellate rispetto al 2012 (-0,4%), attestandosi a quasi 11,3 milioni di tonnellate.
La quantità di rifiuti di imballaggio avviata complessivamente a recupero ammonta a oltre 8,7 milioni di tonnellate, facendo registrare un incremento di 96 mila tonnellate rispetto al 2012 (+1,1%). Nel dettaglio, l’87,2% del recupero complessivo, corrispondente a oltre 7,6 milioni di tonnellate, è rappresentato dal riciclaggio; il restante 12,8%, oltre 1,1 milioni di tonnellate, viene avviato a recupero energetico.
La percentuale di rifiuti di imballaggio recuperati, rispetto alla quantità immessa al consumo, passa dal 76,3% al 77,5% del 2013; (di cui 67,6% di riciclaggio e 9,9%. di recupero energetico).

Tariffa e costi – L’analisi dei costi di gestione del servizio di igiene urbana, riferita all’anno 2013, evidenzia un costo medio annuo pro capite di 158,86 euro imputabili alla gestione dei rifiuti indifferenziati per il 37,9%, alle raccolte differenziate per il 26,4%, allo spazzamento e al lavaggio delle strade per il 14,3%. La rimanente percentuale deve essere imputata ai costi generali del servizio ed ai costi del capitale investito. Una cifra che cresce in proporzione alle dimensioni del comune di appartenenza: da 125,15 euro pro capite in comuni con meno di 5.000 abitanti, fino a 178,77 euro, per i comuni con più di 50.000 abitanti. Rapportando i costi alla produzione dei rifiuti, il costo specifico diretto di gestione della frazione indifferenziata ammonta a 22,35 euro cent./kg, mentre il costo medio specifico di gestione delle raccolte differenziate (medio su tutte le frazioni merceologiche) ammonta a 18,38 euro cent./kg, con valori puntuali di 12,8 euro cent./kg per la carta e cartone, 11,2 per il vetro, 23,1 per la plastica, 29,4 per i RAEE, 23,4 per la frazione umida, 9,6 per la frazione verde e 1,79 euro/kg per i farmaci scaduti.
La percentuale di copertura dei costi del servizio con i proventi dalla tarsu e dalla tariffa sui rifiuti è cresciuta con gli anni, raggiungendo, come media nazionale, la copertura totale dei costi, come previsto dalla normativa vigente in materia.
L’ISPRA nel corso del 2013 ha effettuato un censimento nazionale, con lo scopo di fotografare la situazione italiana, dei comuni che hanno effettuato il passaggio alla TARES, in base a quanto previsto dal D.L. n. 201 del 06/12/2011.
È stato analizzato un campione di 1.331 comuni, corrispondente al 16,45% del numero complessivo dei comuni italiani, che copre una popolazione di 12.936.043 abitanti. Il 75,6% dei comuni campione, pari a 1.006 comuni, ha effettuato il passaggio alla TARES, per il 19,5% dei comuni campione (259 comuni) il passaggio è in corso, mentre per il restante 5% (66 comuni) il passaggio è stato sospeso in attesa di chiarimenti normativi.

La pianificazione territoriale – È stato aggiornato il monitoraggio dell’adozione o revisione dei piani regionali di gestione dei rifiuti, anche alla luce dell’obbligo per le Regioni di approvare o adeguare i piani entro il 12 dicembre 2013. La maggior parte delle Regioni ha avviato le procedure di valutazione ambientale strategica finalizzate all’approvazione di nuovi piani di gestione. Inoltre, in materia di prevenzione, il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare ha adottato, con decreto direttoriale del 7 ottobre 2013, il Programma Nazionale di Prevenzione dei Rifiuti che stabilisce che entro un anno le Regioni integrino la loro pianificazione territoriale con le indicazioni contenute nel Programma. Le Regioni stanno ottemperando alla norma, adottando i Piani di prevenzione dei rifiuti con specifici provvedimenti o all’interno dei piani di gestione dei rifiuti.

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