Cambiamenti climatici Clima

ISAC-CNR: 2018 anno più caldo di sempre per l’Italia

ISAC-CNR conferma che per l’Italia l’anno appena trascorso è stato il più caldo dal 1800. Speriamo che questa volta i media nazionali ne diano adeguata informazione visto lo scarso interesse che prestano all’ambiente in generale e ai cambiamenti climatici in particolare.

Anche se sono dati provvisori non ancora validati, dopo le temperature registrate a Dicembre, il consuntivo dell’intero 2018, in base ai dati forniti dall’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima del Consiglio Nazionale delle Ricerche (ISAC-CNR), attestano che l’anno appena trascorso è risultato il più caldo in Italia dal 1800 ad oggi per l’Italia, superando con una anomalia positiva di 1,58 °C sopra la media del periodo di riferimento (1971-2000) il precedente record detenuto dal 2015 (+1,44 °C ).

La notizia non è inattesa, considerando i vari report mensili che testimoniavano l’andamento delle temperature. L’ISPRA con un Comunicato del 9 novembre 2018, di cui abbiamo dato notizia contestuale, ne aveva anticipato gli esiti.

A parte i mesi di febbraio (con un’anomalia negativa) e marzo (in media rispetto al trentennio di riferimento), osserva la nota ISAC-CNR, tutti gli altri dieci mesi del 2018 hanno fatto registrare anomalie positive e nove di essi di oltre 1°C rispetto alla media.

Particolarmente eccezionali sono stati i mesi di gennaio (il 2° gennaio più caldo dal 1800 ad oggi con una anomalia di +2.37°C rispetto alla media) e aprile (il più caldo di sempre, con un’anomalia di +3, 50 °C rispetto alla media).

L’anomalia del 2018, se presa in esame singolarmente, non ci permette di trarre conclusioni relativamente alle tendenze in atto – prosegue la nota – tuttavia, se vista nel contesto degli ultimi 220 anni di storia climatica dell’Italia, è l’ennesima conferma del fatto che siamo in presenza di un cambiamento climatico importante per il nostro paese. Significativo è il fatto che tra i 30 anni più caldi dal 1800 ad oggi 25 siano successivi al 1990”.

L’eccezionalità del 2018 non ha interessato solo l’Italia, l’anno appena concluso è risultato il più caldo da quando sono disponibili osservazioni anche per Francia, Svizzera, Germania e Austria.

Purtroppo le notizie sui cambiamenti climatici non ricevono dai media l’attenzione che meritano, a parte qualche lodevole eccezione, come ha dimostrato la scarsa copertura offerta all’ultima Conferenza dell’ONU sul Clima (COP24) e ai numerosi Rapporti che nell’occasione sono stati presentati sui rischi che lasceremo in eredità alle future generazioni se non si interverrà con misure adeguate e tempestive.

Eppure preoccupano e non poco gli italiani, a giudicare dai risultati dell’indagine della Banca Europea per gli investimenti (BEI), svolta in collaborazione con YouGov, Società internazionale di analisi dell’opinione pubblica, e presentata l’8 novembre 2018, che indicano gli “Italiani come il popolo europeo più preoccupato per i cambiamenti climatici” (l’83% si sente preoccupato o allarmato).

Durante il V Forum nazionale “Ambiente e sviluppo sostenibile tra informazione, economia e politica” (Roma, 19 dicembre 2018) è stato presentato il Rapporto Eco-Media 2018, promosso da Pentapolis Onlus, in collaborazione con l’Osservatorio di Pavia, con i risultati sulla copertura delle notizie ambientali da parte dei principali media italiani. Il campione analizzato fa riferimento all’edizione Prime Time dei telegiornali di sette reti nazionali (Rai1, Ra2, Rai3, Rete4, Canale5, Italia1, La7).

Dal Report è emerso che di tutte le notizie presentate tra novembre 2017 e ottobre 2018, solo il 9% (in diminuzione rispetto all11% della precedente edizione) è dedicato all’ “Ambiente in generale” (si deve intendere tutte le notizie nel cui racconto l’Ambiente ricopre un ruolo fondamentale, in tutte le sue possibili accezioni. Vengono quindi comprese all’interno di questa definizione anche le notizie che riportano la cronaca degli effetti dei disastri naturali e degli eventi atmosferici.

Per i Tg nazionali l’ambiente non è mai reale protagonista, ma è lo sfondo su cui si raccontano altre notizie di cronaca – ha spiegato il Presidente di OSA (Osservatorio Sviluppo Sostenibile e Ambiente nei Media), Massimiliano PontilloPer invertire questa tendenza è nato il Rapporto Eco-Media il cui obiettivo è di stimolare la stampa italiana a un diverso approccio nei confronti delle tematiche ambientali, con una conseguente e auspicabile maggiore attenzione da parte del decisore pubblico. Il nostro augurio è di veder crescere, di anno in anno, l’attenzione dei media rispetto allo sviluppo sostenibile, ancora troppo marginale”.

Non va meglio con i quotidiani, almeno quelli a carattere nazionale, che quando danno notizie “ambientali” rischiano la disinformazione, come denuncia la nota postata il 5 gennaio 2018 sul sito della FIMA (Federazione Italiana Media Ambientali) a firma del suo Presidente, a proposito dell’occhiello dell’articolo di un quotidiano dedicato alla neve caduta la settimana scorsa al centro-sud: “Il freddo di questi giorni allontana i timori sul riscaldamento globale”.

Una topica davvero incredibile – ha osservato Roberto GiovanniniEra da anni, per fortuna, che non si leggevano più su un giornale italiano sciocchezze simili e confusione tra clima e meteo. Il riscaldamento globale si manifesta in un aumento delle temperature medie: l’aumento dell’intensità o della frequenza degli eventi meteo estremi è un sintomo del cambiamento climatico, che purtroppo è una realtà sempre più allarmante”.Chissà se la notizia del 2018 “Anno più caldo di sempre per l’Italia” verrà ripresa dai giornali con la stessa enfasi della neve caduta al Sud?

In copertina: Le previsioni dell’inverno 2018-2019 in Europa di AccuWeather.

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