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Industria pesante UE: percorsi e politiche per la decarbonizzazione al 2050

Durante un evento organizzato dall’European Climate Foundation sono stati presentati due Rapporti per sviluppare un percorso credibile e fattibile per condurre l’industria pesante europea, fortemente energivora, meno dipendente dai combustibili fossili importati e maggiormente guidata dalle sue risorse interne.

La Commissione UE ha pubblicato nel novembre 2018 la ComunicazioneUn pianeta pulito per tutti“, con cui manifesta la sua visione strategica per la riduzione delle emissioni a lungo termine per decarbonizzare l’economia europea entro il 205, in linea con l’obiettivo dell’Accordo di Parigi di mantenere l’aumento di temperatura ben al di sotto di +2 °C..

In questo contesto si inserisce Net-Zero Initiative della European Climate Foundation (ECF), fondata nel 2008 come iniziativa filantropica per aiutare l’Europa a promuovere sul territorio una società a basse emissioni di carbonio e a svolgere un ruolo di leadership internazionale per mitigare i cambiamenti climatici.

Nel giugno scorso ECF, ha dato vita al Progetto Industrial Trasformation 2050, che mira a co-sviluppare una roadmap del settore industriale credibile e fattibile che sia in linea con l’Accordo di Parigi, e a definire i quadri politici necessari al 2050 affinché l’industria europea sia prospera, competitiva e rispettosa del clima nel 2050.

Alla vigilia della COP24 di Katowice, ECF aveva presentato lo Studio Net-Zero by 2050: From Whether to How”, che individua i percorsi da intraprendere per raggiungere l’obiettivo, tra cui una maggiore ambizione dei target climatici ed energetici UE al 2030 per ridurre i gas ad effetto serra dal 40% al 55-65%, con correlati aumenti degli obiettivi per rinnovabili ed efficienza energetica.

Ora nel corso dell’evento “Agenda: Towards a competitive and net-zero heavy industry in Europe”, (Bruxelles, 25 aprile 2019), sono stati presentati altri 2 Rapporti che presentano i percorsi verso zero emissioni dell’industria pesante europea e indicano le soluzioni politiche necessarie.

Il primo Rapporto Industrial Trasformation 2050. Pathways to Net-Zero Emission from EU Heavy Industry”, commissionato a Material Economics, in collaborazione con il Wuppertal Institute  e l’Institute for European Studies presso il Vrije Universiteit Brussel (IES-VUB), mostra che un’industria pesante a zero emissioni è tecnicamente fattibile e che il problema non è più la se l’industria debba o meno puntare alla neutralità climatica, ma come arrivarci (From if to How). Delinea percorsi multipli a riduzioni delle emissioni veramente profonde che possono rendere l’Europa meno dipendente dai combustibili fossili importati e maggiormente guidata dalle sue risorse interne. Tali percorsi avranno costi limitati per l’economia in generale e per il consumatore finale. Tuttavia, se non supportata da un equo quadro politico, la transizione verso la decarbonizzazione del settore può essere particolarmente difficile.

Il secondo Towards an Industrial Strategy for a Climate Neutral Europe”, redatto da IES-VUB, propone soluzioni politiche specifiche come parte di una strategia climatica globale per un’industria pesante, competitiva, a zero emissioni zero e circolare. Le opzioni strategiche suggerite vanno dall’accelerazione della R & S in soluzioni a basse emissioni di carbonio, all’incentivazione e al rafforzamento degli investimenti, all’attivazione di un’economia completamente circolare, alla salvaguardia della competitività delle soluzioni a basse emissioni di carbonio e alla facilitazione dell’accoppiamento di settore e dell’infrastruttura di supporto.

L’industria pesante tuttora presenta una riduzione stagnante delle emissioni di CO2 e un consumo significativo di combustibili fossili, tanto da essere ritenuta il settore dell’economia UE in cui è “difficile abbattere le emissioni”: acciaio, prodotti chimici e cemento rappresentano circa il 14% delle emissioni annue dell’Europa. Mentre altri settori stanno accelerando nel ridurre le proprie emissioni, le emissioni dell’industria pesante sono previste in forte aumento, continuando business-as-usual. Pertanto il settore ha un ruolo fondamentale da svolgere nel processo di decarbonizzazione dell’economia europea per rispettare gli impegni assunti dall’UE nell’ambito dell’Accordo di Parigi.

In settori precedentemente considerati conservatori, ora vediamo dei battistrada che stanno realmente immaginando diversi modelli e tecnologie di produzione a zero emissioni di carbonio, tra cui quelli di alluminio, acciaio, gas e automobili – ha affermato Laurence Tubiana, Direttrice di ECF e ambasciatrice francese per i negoziati internazionali sul clima in occasione della COP21 svolgendo un ruolo chiave nel facilitare l’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici – La fase in cui l’abbattimento delle emissioni da parte dell’industria era considerata impossibile è finita. I leader del settore stanno guardando a tecnologie e e si aprono a visioni totalmente dirompenti.

Per raggiungere l’obiettivo di zero emissioni al 2050 ci sono molteplici percorsi che l’UE potrebbe perseguire per raggiungere la completa decarbonizzazione delle sue industrie pesanti.   

Tra questi, Material Economics segnala che un’economia più circolare sarebbe di certo la principale delle possibili risposte. L’aumento dell’efficienza dei materiali in tutte le catene del valore potrebbe ridurre le emissioni di CO2 tra 58 e 171 Mt l’anno entro il 2050 . Nell’UE vengono utilizzati 800 kg di acciaio, cemento e prodotti chimici per persona all’anno. Tuttavia, è possibile ottenere gli stessi vantaggi e funzionalità con meno materiale. Gli esempi includono nuove tecniche di produzione e costruzione per ridurre gli sprechi, il coordinamento lungo le catene del valore per la progettazione circolare dei prodotti e le pratiche per il fine vita, i nuovi modelli di business circolari basati sulla condivisione e fornitura di servizi, la sostituzione con materiali ad alta resistenza e a basse emissioni di CO2 , e il minor utilizzo di materiali in molte grandi categorie di prodotti. 

Anche il riutilizzo di materiali già prodotti può comportare riduzioni significative delle emissioni. Entro il 2050, il 70% di acciaio e plastica potrebbe essere prodotto utilizzando materie prime riciclate. Nel caso della plastica, l’utilizzo di materie plastiche a fine vita come materia prima per nuova produzione potrebbe ridurre in modo significativo l’utilizzo di combustibili fossili per produrre nuove materie plastiche. 

Le innovazioni nei processi di produzione low-carbon e gli aumenti significativi di produzione di energia rinnovabile contribuiranno a ridurre più a lungo le emissioni nel tempo. Tra 143-241 Mt di CO2 all’anno potrebbero essere ridotte entro il 2050 mediante l’implementazione di nuovi processi industriali. Stanno emergendo innovazioni che consentirebbero l’uso dell’elettricità per produrre calore ad alta temperatura, passando per esempio dai combustibili fossili all’idrogeno verde. Tuttavia, queste soluzioni devono essere rapidamente sviluppate e attuate se devono dare un contributo significativo entro il 2050.

Tutti i percorsi sviluppati nello studio mostrano che ci sono casi in cui non tutte le emissioni possono essere abbattute attraverso l’economia circolare e l’elettrificazione. Un taglio tra 45 e 235 MtCO2 all’anno deriverebbero dalle tecnologie di cattura e stoccaggio del carbonio (CCS) e cattura del carbonio e riutilizzo (CCU) Tuttavia, come sottolinea lo studio, queste misure non sono una soluzione facile e immediata (plug and play) e richiederebbero l’accesso ad adeguate infrastrutture di trasporto e di stoccaggio.

Raggiungere la completa decarbonizzazione della sua industria pesante permetterà all’Europa di diventare uno dei principali punti di riferimento globali per un’economia low carbon. Dieci anni fa l’Europa era leader indiscussa in un’ampia gamma di prodotti e servizi a basso consumo di energia, ora avrebbe l’opportunità di aumentare la competitività del settore sviluppando soluzioni sostenibili che saranno necessarie a livello globale.

Passare dall’importazione di grandi quantità di combustibili fossili e di materie prime a risorse interne ridurrebbe in modo significativo la dipendenza dell’industria europea dalle importazioni energetiche e promuoverebbe il bilancio commerciale energetico dell’Europa. La produzione di acciaio, cemento e prodotti chimici, nell’insieme utilizza 8,4 Exajoule ((un EJ = 1018 joules) di petrolio, carbone e gas naturale, per lo più importati. Ridurre tale necessità fino a 3,1 EJ all’anno nel 2050, tramite l’economia circolare sarebbe un importante vantaggio.

Grazie a un’economia più circolare e alla maggiore accessibilità dell’elettricità, per i consumatori i prezzi di automobili, case e beni aumenterebbero di meno dell’1%, mentre complessivamente i costi aggiuntivi legati al conseguimento di zero emissioni si aggirerebbero intorno allo 0,2% del PIL previsto per il 2050.

“Le aziende industriali dell’UE hanno davanti a sé un grande passo in avanti da compiere – ha sottolineato Per Klevnäs, Partner di Material Economics, che ha presentato il Rapporto – Le emissioni net-zero entro il 2050 sono possibili, come mostra il rapporto, ma solo con lo sforzo enorme di mettere la trasformazione a basse emissioni di CO2 al centro della strategia aziendale. Alcune aziende europee ritengono che lo status quo sia un buon posto dove rimanere, ma le aziende leader stanno già compiendo notevoli progressi per essere le prime ad offrire ai propri clienti un’offerta a basse emissioni di CO2. Spetta ai responsabili delle politiche garantire che l’investimento e l’impegno per l’innovazione e la produzione a basse emissioni di carbonio divengano una scelta fruttuosa”.

L’impatto della transizione per le imprese potrebbe essere pesante e deve essere gestito con attenzione. Pertanto, a breve termine sarà necessario un forte sostegno politico per garantire che le imprese rimangano redditizie nel frattempo, dovendo assumere importanti decisioni di investimento nei prossimi anni. I cambiamenti nelle catene del valore e nei modelli aziendali richiederanno decenni per essere implementati e qualsiasi ritardo complicherà enormemente tale fase. Di qui la necessità che i responsabili politici nazionali ed europei sviluppino urgentemente una strategia di politica industriale globale e integrata che assicuri la redditività delle imprese nella transizione verso un futuro industriale a zero emissioni e circolare.

Come finanziare questa transizione per decarbonizzare le industrie europee ad alta intensità energetica è affrontato, appunto, nell’altro Rapporto in cui viene suggerito un meccanismo dedicato di governance a livello europeo con il supporto del Fondo per l’Innovazione.

Una strategia industriale per la neutralità climatica comporterà una serie coerente e coordinata di azioni e strumenti da diverse aree politiche e diversi livelli di governance dell’UE – ha sottolineato Tomas Wyns, principale autore del Rapporto che è stato presentato all’evento di ECF dal ricercatore IES – L’obiettivo è coltivare nuovi processi, prodotti, catene del valore e modelli di business, alcuni dei quali non esistono ancora o sono ancora lontani dall’essere maturi, ma saranno essenziali per ottenere un’industria a zero emissioni”.

 

 

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