Acqua

Crisi idrica: tra infrastrutture e riserve idriche naturali

In vista dell’adozione da parte della Commissione UE di una proposta legislativa sulla resilienza idrica, prevista nel suo programma di lavoro per il primo trimestre del 2024, il 26 ottobre 2023 sono stati presentati sia l’appello del CESE  per un “Eu Blue Deal” con proposte di misure per affrontare la crisi idrica, che il position paper di una coalizione di Ong che, anziché puntare su infrastrutture in cemento, chiede che una nuova legge europea sulla resilienza climatica e idrica che garantisca una rete di riserve idriche naturali per proteggere le risorse idriche essenziali e i loro bacini idrografici.

A Bruxelles si è svolta il 26 ottobre 2023 la Conferenza ad alto livello “Appello per un Blue Deal dell’UE”, organizzata dal Comitato economico e sociale europeo (CESE, in vista dell’iniziativa annunciata dalla Presidente della Commissione UE e prevista entro il primo trimestre del 2024 sulla resilienza idrica.

Obiettivo del CESE, organo consultivo dell’UE che comprende rappresentanti delle organizzazioni dei lavoratori e dei datori di lavoro e di altri gruppi d’interesse. e che formula pareri su questioni riguardanti l’Unione per la Commissione UE, il Consiglio e il Parlamento europeo, è di intensificare la pressione sulle istituzioni dell’UE e sugli Stati membri affinché venga adottata una nuova “Legge dell’UE sulla resilienza climatica e idrica” che dia priorità al ripristino e alla protezione degli ecosistemi di acqua dolce per garantire acqua pulita e sufficiente per bere e un’agricoltura sostenibile. 

Nell’occasione è stata adottata una Dichiarazione per un “EU Blue Deal”, che contiene una serie di 15 principi guida e 21 azioni concrete per trasformare il Blue Deal in realtà

L’acqua è la priorità – ha affermato il Presidente del CESE, Oliver RöpkeDobbiamo imparare dagli errori che sono stati commessi con il clima, l’energia e le materie prime critiche e adottare una Strategia idrica autonoma che sia su un piano di parità con il Green Deal europeo“.

La Dichiarazione propone una serie di misure ambiziose e globali per affrontare la crisi idrica, tra cui l’etichettatura del consumo idrico per i prodotti, un Fondo per la transizione blu come punto di accesso unico per gli investimenti idrici e la condizionalità idrica nei fondi UE al fine di evitare di sostenere progetti che corrono al contrario agli obiettivi idrici dell’UE. Inoltre, si chiede un Commissario europeo dedicato con il compito di affrontare il portafoglio idrico.

Se continuiamo a ignorare la crisi idrica mondiale, non affronteremo il cambiamento climatico, né faremo alcun progresso significativo sugli obiettivi di sviluppo sostenibile – ha avvertito Mariana Mazzucato, Professoressa di Economia dell’innovazione edel valore pubblico presso l’University College di Londra e Co-presidente della Global Commission on the Economics of Water – Chiediamo ai governi di tutto il mondo di valorizzare, finanziare e governare l’acqua come bene comune globale”.

Contestualmente alla Conferenza del CESE, una coalizione di ONG (European Anglers Alliance – EAA,  European Environmental Bureau – EEB, European Rivers Network – ERN, The Nature Conservancy, Wetlands International Europe e WWF’s European network) il position paper Adapting the Climate and Water Crises”, in cui si chiede, tra l’altro, una nuova legge UE sulla resilienza sull’acqua e sul clima, la piena applicazione del Green Deal dell’UE e della Direttiva quadro sulle acque, la verifica climatica di tutte le norme dell’UE e la fine dei sussidi dannosi.

Secondo le Ong, gli ecosistemi di acqua dolce sono stati sovrasfruttati per decenni, compromettendone gravemente la salute e minando la resilienza dell’Europa alle conseguenze in rapida crescita dei cambiamenti climatici: aumento della siccità, inondazioni e incendi, provocando anche una massiccia perdita di biodiversità e habitat. La nuova legge europea sulla resilienza sul clima e sull’acqua, quale quella evidenziata nel position paper creerebbe una rete di riserve idriche naturali per proteggere le risorse idriche essenziali e i loro bacini idrografici in aree soggette a stress idrico, fornirebbe finanziamenti adeguati per proteggere e ripristinare i paesaggi naturali “spugna” e contribuire a fissare obiettivi settoriali di efficienza idrica e di estrazione dell’acqua per tutti gli utenti dell’acqua a livello di bacino.

Piuttosto che chiedere un Blue Deal europeo che fa molto affidamento sulle infrastrutture grigie, dobbiamo continuare ad attuare il Green Deal e accelerare gli sforzi per salvaguardare l’acqua per la natura e per le persone – ha affermato Claire Baffert, Senior Water Policy Officer presso l’Ufficio per le politiche europee del WWF. e Presidente della coalizione Living Rivers Europe – Esortiamo la Commissione europea a elaborare una nuova legge europea sulla resilienza climatica e idrica che garantisca acqua pulita e sufficiente per le persone garantendo ecosistemi di acqua dolce sani per la natura”.

Le ONG mettono in guardia dal ricorrere a infrastrutture in cemento nel tentativo di risolvere temporaneamente i problemi di crisi idrica e di inondazioni.
Costruire nuove dighe, canalizzare gli alvei dei fiumi o implementare trasferimenti d’acqua su larga scala non fa altro che aumentare la nostra vulnerabilità agli impatti dei cambiamenti climatici in futuro – ha sottolineato Paul Brotherton, Freshwater Manager presso Wetlands International Europe – Invece, gli ecosistemi naturali, compresi i fiumi a flusso libero, le pianure alluvionali ripristinate, le zone umide e le torbiere, hanno bisogno dello spazio e della libertà per svolgere il loro lavoro di assorbimento, filtraggio e immagazzinamento dell’acqua e di fornire habitat vitali per la natura”.

Nel documento sulla resilienza idrica, la coalizione chiede anche la piena applicazione della Direttiva quadro sulle acque, l’integrazione dell’adattamento climatico in tutte le politiche dell’UE e la fine dei sussidi che danneggiano l’acqua dolce.  

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