Presentata la VIII edizione di ICity Rank, la ricerca di Forum PA che sulla base di indicatori urbani stila la classifica delle città italiane più intelligenti, quindi, più vicine ai bisogni dei cittadini, più inclusive, più vivibili.
Nel corso di Forum PA Città (Roma, 26-27 novembre 2019) è stato presentato l’annuale Rapporto “ICity Rank 2019” (nelle precedenti edizioni il rapporto sulle smart city si chiamava ICity Rate) di FPA, la società di servizi e consulenza del Gruppo Digital360, che fotografa la situazione di 107 Comuni capoluogo nel percorso per diventare intelligenti e sostenibili, ovvero più vicine ai bisogni dei cittadini, più inclusive, più vivibili, capaci di introdurre innovazioni e promuovere sviluppo adattandosi ai cambiamenti in atto.
FPA ha individuato e analizzato 6 dimensioni urbane interessate da processi di innovazione (solidità economica, mobilità sostenibile, tutela ambientale, qualità sociale, capacità di governo e trasformazione digitale), sintesi di oltre 100 indicatori (basati su più di 250 variabili) che, aggregati nell’indice finale ICity Rank, consentono di stilare la classifica finale.
“Il Rapporto ICity Rank 2019 evidenzia come si stia progressivamente riducendo il divario tra Milano e le altre città – ha affermato Gianni Dominici, Direttore Generale di FPA – Se volessimo individuare una chiave di volta nel percorso verso la smart city, questa sarebbe certamente la capacità di conoscere e analizzare cosa avviene sui territori, incrociando i dati e le informazioni che arrivano dalle fonti più diverse, e utilizzandole poi per rispondere in maniera tempestiva e prendere decisioni mirate. Oggi non si può pensare di governare una città in maniera intelligente se non si possono governare i dati, attraverso processi che mettano insieme gli operatori pubblici e quelli privati che li producono e li detengono”.

Per il sesto anno consecutivo Milano si conferma la città più smart d’Italia, in prima posizione per solidità economica e mobilità sostenibile, con ottimi risultati anche negli ambiti qualità sociale (2°) e trasformazione digitale (3°), anche se resta ancora fuori dalle prime dieci per capacità di governo (12°) e appare molto in ritardo nella tutela ambientale (54°).
A differenza degli ultimi anni, però, nel 2019 si riduce nettamente il divario fra il capoluogo lombardo e il resto del Paese. Firenze, seconda in classifica, è lontana solo due punti, grazie al primo posto nella qualità sociale e trasformazione digitale e al buon posizionamento nella capacità di governo (2°), tutela ambientale (5°) e mobilità sostenibile (3°).
Anche Bologna, in terza posizione, diminuisce il distacco dalla vetta piazzandosi davanti a tutti per capacità di governo, seconda per trasformazione digitale e solidità economica, terza per tutela ambientale e qualità sociale.
Bergamo, Torino, Trento, Venezia, Parma, Modena e Reggio Emilia completano la classifica delle prime dieci smart city italiane, con risultati paragonabili al terzetto di testa in molti degli indicatori analizzati. Trento è prima in tutela ambientale e terza per solidità economica; Venezia seconda per mobilità sostenibile, Modena quarta per trasformazione digitale.
Roma, invece, nonostante le buone performance in alcune dimensioni, come quella della qualità sociale (7°), rimane stabile in 15° posizione, con risultati migliorabili soprattutto nella capacità di governo (29°) e nella solidità economica (30°).
“Le tre città più smart sono anche le prime tre nella graduatoria dedicata alla trasformazione digitale, a dimostrazione di come le nuove tecnologie possano dare una spinta importante all’evoluzione intelligente delle città – ha osservato Andrea Rangone, CEO di Digital360 – La rivoluzione digitale sta già investendo in modo diretto i centri urbani, influenzando la produzione di beni e servizi e le relazioni sociali, creando le condizioni per offrire nuovi servizi individuali e nuove modalità di trasmissione dei servizi urbani collettivi. Soltanto le città che saranno capaci di utilizzare consapevolmente le nuove tecnologie di analisi dei big data che esse stesse producono diventeranno più competitive sia come luoghi di residenza che di produzione”.
Il divario Nord-Sud
Le prime venti città in classifica appartengono alle aree
centro-settentrionali, mentre sono al Nord le città che hanno guadagnato più
posizioni rispetto al 2018 (Cuneo 23, Brescia e Rovigo 20, e Piacenza, 18). Bisogna scendere fino al
37° posto per trovare la prima città del
Meridione e Isole in classifica, Cagliari,
che guadagna sei posizioni rispetto al 2018, e soltanto Pescara, Bari e Lecce,
fra le altre città del Sud, riescono ad allontanarsi dalla parte bassa della
classifica. Tutti gli altri 34 capoluoghi del Mezzogiorno sono fermi nelle
ultime 38 posizioni in classifica, con Crotone maglia
nera, preceduta da Vibo Valentia, Agrigento, Caltanissetta, Enna, Trapani,
Foggia, Catanzaro, Reggio Calabria, Isernia e Brindisi.
La solidità
economica
La ricerca
ICity Rank 2019 ha analizzato la solidità economica di 107 Comuni capoluogo in
base a 21 indicatori di consistenza
economica, creazione di opportunità di lavoro, innovazione del sistema
imprenditoriale e produttivo rilevanti in termini di risultati attuali e di
prospettive future. Milano è la
realtà italiana economicamente più solida, capace di affiancare ai tradizionali
elevati livelli di produzione di reddito e consistenza imprenditoriale una
forte concentrazione di esperienze innovative. Alle spalle di Milano si
posiziona Bologna e intorno alle due
città leader si collocano altre realtà geograficamente vicine (Monza, Lecco,
Bergamo, Modena, Parma, Reggio Emilia). In queste 8 province risiede solo il 13,7% della popolazione italiana ma si produce
il 20,3% del valore aggiunto, sono localizzate
il 26,6% delle start up innovative, il 30,1%
dei coworking, il 28,6% degli
addetti alle imprese dei servizi ad alta intensità di conoscenza. Dal
rapporto emerge un nuovo triangolo produttivo (Lombardia, Triveneto ed
Emilia-Romagna) che allarga la distanza non più soltanto col Mezzogiorno ma
anche con il resto del Centro-Nord: 29
delle 32 città appartenenti a questa area sono posizionate entro il 40° posto,
mentre solo 8 delle 35 città capoluogo
del resto dell’Italia centrale e settentrionale rientrano in questa fascia
(e solo 3 – Torino, Biella e Firenze – tra le prime 20).
La mobilità
sostenibile
L’indagine
sulla mobilità sostenibile si è soffermata su 16 indicatori all’interno degli ambiti sviluppo del trasporto pubblico, riduzione degli impatti del traffico veicolare,
strumenti per gestire la mobilità e
diffusione di modalità innovative. Milano
guida anche questa graduatoria, grazie alla sua vasta rete di trasporto
pubblico e alla diffusione degli innovativi servizi di carsharing (prima con
24,3 vetture ogni 10.000 abitanti). Il punto debole è la modesta incidenza delle aree pedonali, che rimane limitata a 46,3
mq per 100 abitanti (dati 2017). Nelle prime dieci posizioni si collocano altre
4 città metropolitane (Venezia,
Firenze, Torino e Bologna) e 5 città
intermedie: Bergamo (caratterizzata dalla più ampia incidenza delle ZTL,
che già nel 2015 coprivano quasi il 15% del territorio comunale), Padova (che
con 181,7 km per 100 kmq di superficie guida la classifica per la densità delle
piste ciclabili), Mantova, Brescia e Modena. Sono i centri intermedi o piccoli, però, ad aver portato più avanti
percorsi socialmente coraggiosi di governo della mobilità (dalle ZTL alle
piste ciclabili) o tecnologicamente innovativi della sua gestione (IT MOB e
adozione di alimentazioni meno inquinanti nel trasporto pubblico locale). Anche
in questa dimensione, il divario col Mezzogiorno resta evidente: la prima città del Sud si trova solo al 26°
posto (Cagliari), al 37° la seconda (Bari) e al 54° la terza (Teramo).
La tutela
ambientale
Trento è la prima città per sostenibilità del proprio
impatto ambientale, davanti a tutte soprattutto nella depurazione dei reflui e
nella qualità del servizio idrico. Seguono Prato, Bologna, Pisa, Firenze,
Verbania, Rimini, Biella, Macerata e Perugia. A differenza di altre dimensioni,
la tutela ambientale risulta meno condizionata dalla dimensione demografica e
dalla collocazione geografica delle città e vede al primo posto in un ognuno dei suoi indicatori molte città
diverse, che spesso non fanno parte della Top Ten, a testimonianza del
fatto che l’eccellenza in un singolo aspetto non si accompagna necessariamente
a una buona performance complessiva.
La qualità
sociale
Firenze, Milano e Bologna occupano le prime tre posizioni
della graduatoria dedicata alla qualità sociale, una dimensione che comprende
gli ambiti povertà ed esclusione sociale, istruzione e capitale umano,
attrattività artistico-culturale, grazie all’alta incidenza dell’occupazione
e imprenditorialità culturale, della popolazione con istruzione terziaria e all’elevata offerta universitaria e alla diffusione della formazione continua. La situazione è diversa nel Mezzogiorno, dove
tra le città metropolitane eccellono solo Cagliari e Bari, che affiancano a
buone performance nell’istruzione e nella produzione/offerta culturale, valori
contenuti delle criticità sociali che consentono loro di eccellere pur in
presenza di un’attrattività turistica non particolarmente elevata. Emergono
anche città medie, come Pisa, Trento, Parma, Udine, Siena e Verona, con
modalità di intervento innovative, caratterizzate da una maggiore integrazione
tra attori istituzionali e attori sociali e dall’impiego di nuove tecnologie.
La capacità
di governo
Le città dell’Emilia-Romagna occupano sei delle prime
dieci posizioni nella
dimensione capacità di governo, che racchiude gli ambiti governance, partecipazione, legalità e sicurezza. Bologna ottiene
il 1° posto, grazie alle buone
performance negli indicatori di partecipazione civile/coesione sociale, a
valori discreti negli indici di legalità e sicurezza e soprattutto agli elevati
risultati nell’impiego dei nuovi strumenti di innovazione amministrativa.
Ravenna è terza, mentre Forlì, Reggio Emilia, Parma e Modena seguono a breve
distanza. Più difficili da governare
sono le città metropolitane: ad esclusione di Torino, quarta, troviamo infatti Milano solo al 12° posto, Roma al
29° e Napoli all’87° (19° tra le città del Meridione).
La
trasformazione digitale
Firenze è la città più capace di sfruttare appieno le
potenzialità offerte dal digitale, seguita da Bologna e Milano. Il capoluogo
toscano ottiene il punteggio massimo in quattro indicatori (app municipali, digital openness, wi-fi
pubblico e trasparenza digitale)
e ottime performance in altri quattro (accesso
alla banda-larga, IoT e tecnologie di rete, disponibilità di servizi online, social PA), dimostrando un approccio
complessivo che coinvolge non solo l’amministrazione comunale ma l’insieme dei
soggetti che operano nel contesto urbano. La prima città del mezzogiorno è Cagliari, che si piazza al 13° posto e
si conferma un’eccezione anche in questa specifica dimensione, ottenendo il
punteggio massimo per accesso alla banda larga e facendo registrare elevati
punteggi in altri cinque indicatori. Risultati discreti li ottengono però anche
Lecce (22°), Palermo (24°) e Bari (25°), che si collocano fuori della top 20
solo per pochi punti. Più staccata Napoli (35°). Gli ottimi punteggi complessivi
ottenuti da città non metropolitane come Modena,
Bergamo, Brescia, Parma e Trento, e quelli settoriali di Bolzano (prima nell’indicatore IoT e
tecnologie di rete) e Pisa (leader
per i servizi online) indicano come sia possibile anche per centri di dimensione
intermedia raggiungere risultati di eccellenza.
C’è da osservare, in merito alla trasformazione digitale delle città, che secondo una recente ricerca condotta dalla Società di consulenza globale Oliver Wyman Forum, anche le grandi città smart non sarebbero adeguatamente preparate a cogliere le sfide e le opportunità correlate all’innovazione tecnologica dell’intelligenza artificiale, sottostimando anche i rischi di impreparazione. Delle 105 città analizzate, Milano viene collocata al 66° posto e Roma al 72°.