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AEA: quanto sono efficaci le attuali politiche climatiche dei Paesi membri?

Il Briefing dell’AEA, che prende in esame le azioni degli Stati membri per ridurre le emissioni di gas a effetto serra e raggiungere obiettivi climatici ed energetici, segnala che la qualità delle informazioni riportate nel 2019 è miglioratarispetto alle relazioni del 2017, ma le informazioni quantitative sui risultati raggiunti, le valutazioni delle politiche ex post, i costi e benefici e gli indicatori rimangono carenti.

L’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA) ha pubblicato il 27 novembre 2019 il briefingMore national climate policies expected, but how are the existing ones“(Sono attese numerose politiche nazionali sul clima, ma quanto sono efficaci quelle in atto?) che prende in esame le azioni degli Stati membri per ridurre le emissioni di gas a effetto serra e raggiungere obiettivi climatici ed energetici. 

nche in questa occasione, come il briefing della settimana scorsa sulla sostenibilità dei prodotti tessili si basa sull’analisi dettagliata delle politiche e misure nazionali per la mitigazione dei cambiamenti climatici svolta dal Centro tematico europeo sulla mitigazione e l’ energia dei cambiamenti climatici (ETC / CME), e sul data base on line di queste politiche.

Secondo l’AEA, gli Stati membri dell’UE riportano informazioni migliori e più accurate sulle loro politiche climatiche, anche sui risparmi previsti in termini di emissioni, ma le prove allegate sui tagli conseguiti alle emissioni e sui costi di queste politiche sono ancora insufficienti.

Gli Stati membri dell’UE hanno segnalato complessivamente 1.925 politiche e misure di mitigazione dei cambiamenti climatici all’Agenzia, di cui oltre 400 si riferiscono a nuove politiche introdotte dal 2017 che sono attualmente nella fase di pianificazione, in linea con la predisposizione dei Piani nazionali per l’energia e il clima che dovranno essere definitivamente approvati entro la fine dell’anno per essere trasmessi alla Commissione UE.

Dai dati a disposizione dell’AEA risulta che la maggior parte delle politiche climatiche degli Stati membri dell’UE sono strumenti economici (44%), come sussidi o tariffe incentivanti, o regolamenti (43%), come per esempio quelli sull’efficienza energetica, e attengono principalmente alle emissioni di gas a effetto serra legate alla produzione di energia, come pure al miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici (18%), alla maggior diffusione delle energie rinnovabili (16%), ai carburanti a basse emissioni di carbonio o ai veicoli elettrici (8%) o al miglioramento dell’efficienza dei carburanti per veicoli (7%). Oltre il 10% delle misure riguarda l’agricoltura, i cui obiettivi più diffusi sono la riduzione dell’uso di fertilizzanti o letame nei UE e la gestione dei rifiuti zootecnici.

Il numero delle politiche e misure attuate e pianificate nell’UE-28 (a sinistra) e nei singoli Paesi (a destra).

Gran parte di queste politiche e misure (73%) sono state guidate dalla legislazione dell’UE: la maggior parte sono correlate alle Direttive sulle rinnovabili (2009) e sull’efficienza energetica (2012), sull’efficienza degli usi finali di energia e dei servizi energetici (2006), sulla prestazione energetica in edilizia (2010), e alla Decisione sulla condivisione degli sforzi (2012). 

Le informazioni qualitative su politiche e misure aiutano a comprendere meglio la natura delle azioni per il clima a livello nazionale, tuttavia sono necessarie ulteriori informazioni sugli effetti di queste azioni per aiutare a identificare successi e insuccessi e per fornire una base di conoscenza chiave per informare le decisioni politiche. Questo è il motivo per cui gli Stati membri devono riferire, ove disponibili, informazioni quantitative sui risparmi delle emissioni di gas a effetto serra conseguiti o previsti dalle politiche e misure segnalate, individualmente o per gruppi di politiche e misure.

L’Agenzia segnala che la qualità delle informazioni riportate nel 2019 è migliorata in termini di completezza, coerenza, accuratezza e trasparenza, rispetto alle relazioni del 2017, ma le informazioni quantitative sui risultati raggiunti, le valutazioni delle politiche ex post, i costi e i benefici e gli indicatori rimangono sottostimati.

Sono 23 gli Stati membri che hanno comunicato informazioni sui risparmi previsti di emissioni. Il numero di politiche con tali effetti differisce in modo significativo, da una in Portogallo a oltre 60 singole politiche e misure in Germania e Spagna. In totale, gli Stati membri hanno segnalato risparmi ex ante per il 2030 per 500 politiche nazionali.

Nel 2019, solo 10 Stati membri (Bulgaria, Danimarca, Finlandia, Francia, Grecia, Ungheria, Lituania, Lussemburgo e Polonia) hanno comunicato informazioni sulle riduzioni delle emissioni ex post ottenute e solo per 112 singole politiche e misure (8% di tutte le politiche riportato). Ciò non consente, sottolinea l’AEA, un’analisi completa degli impatti delle attuali politiche nazionali sul clima in tutta l’UE e rende il confronto e la sintesi dei risparmi ex post sulle emissioni un esercizio altamente incerto.

Numero totale di politiche e misure con risparmi ex post segnalati nell’UE-28 (a sinistra) e per Paese (a destra)

I bassi numeri evidenziano anche la necessità che gli Stati membri intensifichino gli sforzi per valutare gli effetti delle politiche attuate in modo più sistematico. Il basso livello di informazioni quantitative riportate può essere spiegato in parte per motivi tecnici. Ad esempio, gli Stati membri non utilizzano approcci e metodologie di valutazione comuni e possono utilizzare ipotesi diverse o avere difficoltà a separare gli effetti delle singole politiche dalle altre. Inoltre, alcuni responsabili politici potrebbero preferire concentrarsi su nuove proposte e spesso non sono molto interessati a comunicare gli effetti reali delle azioni passate.

Informazioni dettagliate e trasparenti sulle politiche e misure nazionali, tuttavia, sono essenziali per tenere traccia dell’azione per il clima a livello nazionale e dell’UE. Inoltre, la valutazione delle politiche svolge un ruolo cruciale nei processi politici, ad esempio, consentendo ai responsabili politici di valutare il contributo di politiche specifiche al raggiungimento degli obiettivi di mitigazione del clima e di comprendere i fattori di successo e gli ostacoli all’attuazione delle politiche. Ulteriori sforzi sulle attività di rendicontazione e valutazione sono considerati importanti a sostegno della politica climatica. Il nuovo Regolamento sulla Governance dell’Unione dell’energia e dell’azione per il clima dovrebbe facilitare la razionalizzazione e l’integrazione della comunicazione delle politiche e misure in materia di clima ed energia e dei loro effetti.

L’AEA ricorda come di recente abbia presentato il Rapporto sulle emissioni di gas serra dei Paesi membri da cui emerge che sono diminuite del 23,2% dal 1990 al 2018, ma le proiezioni indicano che non sono sulla traiettoria per conseguire l’obiettivo del taglio del 40% al 2030. Secondo l’analisi dell’AEA, le attuali politiche degli Stati membri possono offrire solo una riduzione del 30% entro il 2030, mentre l’attuazione di tutte le politiche previste segnalate potrebbe portare la riduzione totale al 36%.

In Italia le emissioni non calano da qualche anno, come ha sottolineato Edo Ronchi nella Relazione introduttiva degli Stati Generali della Green Economy (Fiera di Rimini, 5-6 novembre 2019).

E la scorsa settimana l’ISPRA ha comunicato che è previsto un aumento delle emissioni anche nel III trimestre del 2019, come nei due precedenti, con un aumento tendenziale su base annua dello 0,6% contro le previsioni di un PIL in crescita dello 0,3%, con buon pace del disaccoppiamento (decoupling) tra crescita economica e riduzione delle emissioni, raccomandato dalla Commissione UE.

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