Biodiversità e conservazione Inquinamenti e bonifiche

Il glifosato dell’erbicida più diffuso rende gli ecosistemi più vulnerabili

Secondo ricercatori dell’Università McGill (Canada) che hanno condotto lo studio sul fitoplancton in stagni sperimentali, l’utilizzo dell’erbicida a base di glifosato più diffuso al mondo renderebbe più vulnerabili gli ecosistemi già alle prese con le minacce crescenti degli inquinamenti e dei cambiamenti climatici.

L’erbicida a base di glifosato più utilizzato al mondo (Roundup) può innescare la perdita di biodiversità, rendendo gli ecosistemi più vulnerabili all’inquinamento e ai cambiamenti climatici.

È questo l’assunto dello StudioCommunity rescue in experimental phytoplankton communities facing severe herbicide pollution”, condotto da ricercatori della McGill University di Montreal (Canada), una delle migliori Università, sia a livello nazionale che internazionale (42° posto nella classifica Times Higher Education World del 2020), e pubblicato il 2 marzo 2020 su Nature Ecology & Evolution.

Dopo alcuni Studi sui rischi per la salute umana che sono stati condotti dopo la dichiarazione nel 2015 dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS)  che il glifosato “è probabilmente cancerogeno per l’uomo“,  e le dispute che in questi anni si sono accese sull’autorizzazione al suo uso in Europa,  tanto da dar vita all’iniziativa dei cittadini europei “Vietare il Glifosato e proteggere le persone e l’ambiente dai pesticidi tossici” che in 5 mesi aveva raggiunto il requisito di oltre un milione di firme, ora questa nuova ricerca è destinata a rinfocolare le polemiche, mai sopite, sui danni all’ambiente e alla biodiversità derivanti da questo “strumento di controllo delle piante infestanti sicuro ed efficiente”.

Dagli anni ’90 l’uso di questo erbicida è cresciuto in modo esponenziale, poiché il settore agricolo ha adottato semi di colture geneticamente modificate “Roundup Ready” che sono resistenti al glifosato. 

Gli agricoltori lo irrorano sui campi di mais e soia per eliminare le erbe infestanti e aumentare la produzione – ha affermato il coordinatore dello Studio Andrew Gonzalez, Professore di biologia della McGill e Presidente di “Liber Ero” (Sarò libero, dal latino) che riflette l’obiettivo dei filantropi finanziatori del Programma di favorire l’indipendenza e la creatività degli studi di Conservazione della Biodiversità – ma ciò ha portato alla lisciviazione del glifosato nell’ambiente circostante, tanto che nel Quebec, ad esempio, sono state trovate tracce di glifosato nei fiumi Montérégie”.

Per testare il modo in cui gli ecosistemi di acqua dolce rispondono alla contaminazione ambientale da parte del glifosato, i ricercatori hanno utilizzato degli stagni sperimentali dove esporre le comunità di fitoplancton.
Queste minuscole alghe che sono alla base della catena alimentare svolgono un ruolo importante nell’equilibrio dell’ecosistema di un lago e sono una fonte di cibo essenziale per lo zooplancton – ha sottolineato il ricercatore post-dottorato Vincent Fugère, principale autore della ricerca – I nostri esperimenti ci hanno consentito di verificare in tempo reale l’impatto dell’erbicida negli ecosistemi di acqua dolce”.

I ricercatori hanno scoperto che gli ecosistemi di acqua dolce che subiscono una moderata contaminazione dall’erbicida sono diventati più resistenti quando in seguito sono stati esposti ad un livello molto elevato, funzionando come una sorta di “vaccinazione evolutiva“. Secondo i ricercatori, i risultati sono coerenti con quello che gli scienziati chiamano “salvataggio evolutivo“, che fino a poco tempo fa era stato testato solo in laboratorio. In precedenti esperimenti, infatti, il Gruppo di ricercatori aveva dimostrato che il salvataggio evolutivo può impedire l’estinzione di un’intera popolazione, allorché viene esposta a una grave contaminazione ambientale da parte di un pesticida, grazie alla rapida evoluzione.

Tuttavia, i ricercatori hanno osservano che la resistenza all’erbicida ha determinato un costo in termini di diversità del plancton. “Abbiamo osservato una significativa perdita di biodiversità nelle comunità contaminate con glifosato – ha proseguito Gonzalez  – Ciò potrebbe determinare un grave impatto sul corretto funzionamento degli ecosistemi e ridurre le possibilità che possano adattarsi a nuovi inquinanti o fattori di stress. Ciò è particolarmente preoccupante poiché molti ecosistemi sono alle prese con le crescenti minacce degli inquinamenti e dei cambiamenti climatici“.

I ricercatori sottolineano che non è ancora chiaro come la rapida evoluzione contribuisca alla resistenza agli erbicidi in questi ecosistemi acquatici, tuttavia sanno già che alcune piante hanno acquisito resistenza genetica al glifosato nei campi coltivati ​​che vengono irrorati pesantemente con l’erbicida, e che per saperne di più, saranno necessarie analisi genetiche attualmente in corso da parte del team.

In copertina: Stagni sperimentali nella Riserva naturale di Gault (foto: Vincent Fugère)

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