Uno Studio della Commissione Oceanografica Intergovernativa (IOC) dell’UNESCO che ha analizzato quasi 10.000 eventi di fioriture algali nocive (Harmful Algal Bloom) in tutto il mondo, ha rilevato come il fenomeno sia in aumento, e lo sarà ancora di più nel corso del secolo per effetto dei cambiamenti climatici e dell’acquacoltura.
È stato pubblicato su Nature Communications Earth & Environment, lo Studio “Perceived global increase in algal blooms is attributable to intensified monitoring and emerging bloom impacts” della Commissione Oceanografica Intergovernativa (IOC) dell’UNESCO, condotto nell’arco di 7 anni da 109 scienziati di 35 Paesi, che hanno preso in esame quasi 10.000 eventi di fioriture algali nocive (HAB), segnalati negli ultimi 33 anni.
Le microalghe sono il fondamento delle catene alimentari acquatiche, aiutano a regolare i livelli di CO2 nell’atmosfera e producono circa la metà dell’ossigeno mondiale. Esistono circa 250 specie di microalghe in grado di rilasciare tossine pericolose o causare danni per essere semplicemente abbondanti.
Le fioriture algali dannose non sono un fenomeno nuovo. Il Capitano Cook riportò nel suo diario di bordo che il suo equipaggio soffrì i sintomi di avvelenamento nel 1774 dopo aver consumato un dentice rosso nelle Nuove Ebridi (Vanuatu), che oggi possiamo ricondurre al Ciguatera, avvelenamento da tossine prodotte da microalghe del genere Gambierdiscus, che si accumulano lungo la catena alimentare.
Tuttavia oggi che “La popolazione umana continua ad aumentare di pari passo con la domanda di risorse, gli HAB costituiranno prevedibilmente una seria minaccia in termini di sicurezza e protezione dei prodotti ittici, un ostacolo agli usi ricreativi del mare e un problema per l’industria del turismo – ha dichiarato Henrik Oksfeldt Enevoldsen a capo della IOM e co-autore dello Studio – Ci si può aspettare che la presenza di specie nocive nel tempo e il loro impatto sull’uomo cambino a livello locale, regionale e globale insieme agli effetti che il clima, l’idrografia e la pressione umana determinano sull’ambiente costiero. Comprendere le tendenze e i modelli di distribuzione di specie ed eventi dannosi su più scale spaziali e temporali aiuterà a prevedere se, dove e quando aspettarsi gli HAB, la loro frequenza e intensità. Questa conoscenza è fondamentale per una gestione efficace degli HAB e per ottimizzare gli usi e valori dello spazio marittimo nelle zone costiere”.
In precedenza, il Rapporto speciale dell’IPCC sull’oceano e la criosfera in un clima che cambia (SROCC), redatto nel 2019, aveva indicato indicava che:
– le fioriture algali nocive mostrano un’espansione della gamma e una maggiore frequenza nelle aree costiere dagli anni ’80 in risposta a fattori climatici e non climatici come l’aumento del deflusso di nutrienti fluviali;
– le tendenze osservate nelle fioriture algali nocive sono attribuite in parte agli effetti del riscaldamento degli oceani, delle ondate di calore marine, della perdita di ossigeno, dell’eutrofizzazione e dell’inquinamento;
–le fioriture algali dannose avranno impatti negativi sulla sicurezza alimentare, sul turismo, sull’economia locale e sulla salute umana.
Lo Studio dell’IOC ha trovato che gli eventi HAB:
– sono aumentati in America Centrale/Caraibi, Sud America, Mediterraneo e Asia settentrionale;
– sono diminuiti sulla costa occidentale americana, in Australia e Nuova Zelanda;
– sono rimasti invariati sulla Costa orientale americana, nel Sud-est asiatico e in Europa.

Gli impatti sull’uomo dei 9.503 eventi analizzati si suddividono come segue:
– il 48% ha coinvolto le tossine dei frutti di mare;
– il 43% di elevato contenuto di fitoplancton e/o colorazione dell’acqua con un impatto socio-economico;
– il 7% ha provocato mortalità animale o vegetale in massa;
– il 2% ha causato altri impatti (compresa la produzione di schiuma e mucillagine)
– nell’11% degli eventi, un singolo incidente ha avuto impatti multipli, ad esempio sia la colorazione dell’acqua che la mortalità di massa.
Dei record di eventi legati alle tossine dei frutti di mare:
– il 35% erano tossine dei crostacei che producono sintomi neurologici (PST);
– il 30% tossine diarreiche da crostacei (DST);
– il 9% avvelenamento da Ciguatera (PC);
– 9% tossine cianobatteriche di acqua marina e salmastra;
– 7% tossine amnesiche dei crostacei (AST);
– il 10% altri, comprese le tossine neurotossiche dei crostacei (NST), le tossine azaspiracidi (AZA) dei crostacei e gli aerosol tossici (Ostreoptis).
Nonostante l’ampia distribuzione delle specie di alghe responsabili, lo Studio afferma che non ci sono stati decessi umani per avvelenamento da molluschi amnesici dall’incidente originale del 1987 a Prince Edward Island, in Canada (150 malati e 3 decessi). Ma la mortalità associata all’ASP di importanti mammiferi marini è fonte di crescente preoccupazione in Alaska e in altre parti del Nord America occidentale, e le tossine ASP sono state collegate alla mortalità di giovani balene franche australi in Argentina.
Inoltre, lo Studio ha trovato una forte correlazione tra danni causati dagli HAB e crescita dell’industria dell’acquacoltura che è aumentata di 16 volte da un totale globale di 11,35 milioni di tonnellate di frutti di mare nel 1985 a 178,5 milioni di tonnellate nel 2018, con i maggiori aumenti che si sono verificati nel Sud-est asiatico e in Sud America/Caraibi e America centrale.
“L’intensificarsi dell’acquacoltura determina chiaramente un aumento degli sforzi di monitoraggio degli HAB, essenziali per sostenere l’industria del settore e proteggere la salute umana – ha dichiarato Gustaaf M. Hallegraeff dell’Università della Tasmania e principale autore dello Studio – Chiaramente, un effetto secondario dell’acquacoltura è l’inquinamento da nutrienti. Ma qui esiste una lacuna di dati importante. Conducendo una meta-analisi di HAB rispetto all’acquacoltura abbiamo avuto dati sugli sforzi di monitoraggio HAB utilizzando i record OBIS come proxy, ma i dati sull’inquinamento da nutrienti è inadeguato. La relazione tra nutrienti legati all’acquacoltura e HAB rappresenta quindi una direzione importante per ulteriori ricerche“.
La IOC, che è stata designata dall’ONU a coordinare le attività per il Decennio delle scienze oceaniche per lo sviluppo sostenibile (2021-2030), ha lanciato un nuovo portale interattivo, in cui cittadini e scienziati interessati potranno estrarre dati riguardanti gli eventi HAB su ogni scala, da locale a globale, potendo scegliere specifici periodi temporali.