Efficienza energetica

Energy Efficiency Report 2025: in 2 anni dimezzati gli investimenti

L’edizione 2025 dell’Energy Efficiency Report di E&S Group approfondisce le dinamiche di sviluppo dell’efficienza energetica nel nostro Paese, offrendo un quadro delle ultime novità del settore e delle opportunità per il futuro. Tra i temi principali: gli investimenti in efficienza energetica; gli aggiornamenti del quadro normativo europeo e nazionale; il ruolo delle innovazioni tecnologiche nell’efficientamento degli edifici; le pratiche di efficienza energetica organizzativo-comportamentale; i trend di adozione delle misure di efficienza energetica; gli scenari di investimento al 2030 per il raggiungimento dei target di riduzione dei consumi energetici.

Nel 2024, l’Italia si conferma ben posizionata a livello europeo in termini di efficienza energetica, con un Energy Intensity Index migliore del 16% rispetto alla media dell’UE. Tuttavia, i progressi negli ultimi dieci anni sono rallentati rispetto ad altri Paesi europei, che hanno invece registrato un miglioramento importante dell’indice.

È il quadro che emerge dall’edizione 2025 dell’Energy Efficiency Report dell’Energy&Strategy Group  della School of Manmagement del Politecnico di Milano (POLIMI), presentato nel corso di un Convegno dedicato il 3 luglio 2025 “L’efficienza energetica alla prova di maturità: i bonus edilizi, la Transizione 5.0 e i nuovi obiettivi di riduzione dei consumi energetici” a cui hanno partecipato le aziende partner della ricerca, che si pone l’obiettivo di indagare le tendenze normative, tecnologiche e di mercato che hanno caratterizzato il settore dell’efficienza energetica nell’ultimo anno in Italia, e come tali trend influenzeranno i comportamenti di impresefamiglie, e player dell’efficienza energetica.

Nel 2024, gli investimenti in efficienza energetica in Italia sono stimati tra i 58 e i 66 miliardi di euro, la maggior parte degli investimenti (quasi il 50%) è concentrata nel settore residenziale, nonostante una significativa diminuzione rispetto al 2023, dovuta alla riduzione delle aliquote del Superbonus. Seguono il settore terziario, con una lieve contrazione rispetto all’anno precedente, quello industriale, che è ritornato a livelli di investimento pre-Covid, e quello della Pubblica Amministrazione, per la quale le iniziative più rilevanti riguardano gli edifici Near Zero Emission Building (nZEB), che prevedono l’adozione di diverse tipologie di interventi, in linea con quanto stabilito dalla Direttiva EPBD IV (Direttiva “Case Green”).

Secondo le nostre stime, tra il 2024 e il 2030 gli investimenti cumulati in efficienza energetica dovrebbero superare i 240 miliardi di euro negli scenari che si prefissano gli obiettivi PNIEC ed UE, soprattutto nel settore residenziale, ma anche nel terziario, cosa che riflette il peso strategico del patrimonio edilizio nella riduzione dei consumi energetici – ha commentato Federico Frattini, Vicedirettore di Energy&Strategy e Direttore scientifico del Report – Questo, però, se verranno potenziate e rese stabili le misure incentivanti, che hanno dimostrato di essere determinanti nel guidare gli interventi: l’incertezza normativa finora ha rappresentato un ostacolo alla pianificazione di lungo periodo, mentre è fondamentale disporre di un quadro duraturo e coerente, capace di mobilitare capitali e accompagnare la transizione energetica nei diversi settori“.

Cittadini e imprese: cresce l’interesse verso l’efficienza energetica, ma rimangono barriere all’adozione L’interesse verso l’efficienza energetica è diffuso, ma frammentato. Tra i cittadini, l’85% ha effettuato almeno un intervento negli ultimi cinque anni, prediligendo soluzioni semplici e “plug & play” come illuminazione LED ed elettrodomestici efficienti. Le barriere più frequenti agli investimenti in efficienza energetica sono rappresentate da costi elevati, complessità burocratiche e difficoltà di accesso agli incentivi e al credito. Sul fronte delle imprese, le aziende di medie dimensioni si distinguono per dinamicità e diversificazione negli investimenti, soprattutto su tecnologie come fotovoltaico e illuminazione. Tuttavia, la complessità normativa e i lunghi tempi di ritorno degli investimenti limitano ancora il potenziale di diffusione delle soluzioni di efficienza. Anche il ricorso agli incentivi resta parziale e disomogeneo, soprattutto tra le imprese più piccole.

Normative e strumenti a supporto: un impianto articolato e da armonizzare
Il quadro regolatorio a supporto dell’efficienza energetica si è notevolmente ampliato negli ultimi anni. A livello europeo, il Pacchetto “Fit for 55” e la revisione della Direttiva Efficienza Energetica (EED) introducono nuovi obblighi, mentre Il Clean Industrial Deal propone un piano d’azione concreto per trasformare la decarbonizzazione in un’opportunità di crescita economica, attraverso misure come la riduzione dei costi energetici. La revisione della EPBD accelera sulla riqualificazione del patrimonio edilizio, mentre l’estensione dell’ETS al settore civile e dei trasporti (ETS2) introduce un segnale di prezzo  sulle emissioni di CO2 (ciò significa che emettere gas serra avrà un costo economico diretto per famiglie e imprese) con potenziali ricadute rilevanti sui comportamenti di consumo. In Italia, il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) rafforza il ruolo dell’efficienza energetica, ma conferma una dinamica ancora troppo lenta nella riduzione dei consumi. L’analisi degli strumenti incentivanti rivela una situazione ricca ma frammentata: Certificati Bianchi, Conto Termico, detrazioni fiscali per l’edilizia (Superbonus, Ecobonus, Bonus Casa) e il nuovo Piano Transizione 5.0 sono eterogenei per logica, ambito di applicazione e tempistiche. In particolare, l’assenza di un coordinamento strutturato tra questi meccanismi rischia di ridurre l’efficacia complessiva delle misure, con sovrapposizioni, lacune settoriali e incertezze per gli operatori. Sebbene le risorse potenzialmente attivabili siano rilevanti, esse risultano spesso non sfruttate appieno, senza raggiungere un adeguato livello di saturazione.

La ‘cassetta degli attrezzi’ di cui dispone l’Italia è ben fornita – ha osservato Vittorio Chiesa, Direttore di Energy&Strategy – ma occorre un salto di qualità in termini di visione strategica, stabilità delle regole e semplificazione amministrativa per trasformare le misure esistenti in un volano reale di decarbonizzazione“.

Building automation: alto potenziale per l’efficienza, ma adozione ancora limitata
I sistemi di automazione degli edifici, o Building Automation and Control Systems (BACS), rappresentano una delle leve tecnologiche più promettenti per ridurre i consumi energetici, soprattutto nel comparto non residenziale. Infatti, per edifici di grandi dimensioni, i tempi di rientro dell’investimento risultano particolarmente favorevoli rispetto al settore residenziale. Tuttavia, l’adozione resta modesta, frenata da barriere culturali, mancanza di consapevolezza e scarsa diffusione di competenze tecniche. L’aggiornamento della EPBD, che introduce obblighi di installazione di sistemi BACS per impianti termici sopra i 290 kW (e dal 2029 anche sopra i 70 kW), potrebbe rappresentare un punto di svolta. Questo potrebbe stimolare la diffusione dei BACS, che si configurano come strumenti fondamentali per monitorare, regolare e ottimizzare i consumi. La reale sfida sarà però accompagnare questi obblighi con un’efficace azione di formazione, supporto tecnico e finanziamento, in modo da trasformare la norma in una reale opportunità di decarbonizzazione.

Il contributo organizzativo-comportamentale per l’efficienza energetica
Accanto agli investimenti tecnologici, anche le pratiche organizzative e comportamentali stanno assumendo un ruolo sempre più rilevante nel campo dell’efficienza energetica. Sempre più istituzioni – dall’Unione Europea all’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA) – riconoscono il potenziale trasformativo dei comportamenti, stimando che fino al 20-25% dei risparmi globali al 2050 possano derivare da interventi comportamentali. Tuttavia, la rilevazione effettuata ha mostrato che solo una parte delle imprese italiane ha già adottato queste misure, concentrandosi su azioni come la formazione, la sensibilizzazione del personale, una regolazione più efficiente degli impianti e l’uso di strumenti di incentivazione interna. Inoltre, meno del 15% delle aziende prevede premi al personale legati al raggiungimento di obiettivi energetici, e solo una minoranza monitora gli impatti reali delle azioni intraprese. Questo scenario evidenzia una lacuna culturale che impedisce di sfruttare appieno il potenziale di risparmio offerto da soluzioni spesso a basso costo e ad alta replicabilità.

Scenari evolutivi: il potenziale di efficienza energetica dipende dalla coerenza delle policy
Nel contesto della pianificazione energetica al 2030, all’interno del Report sono stati delineati 3 scenari di investimento in efficienza energetica, considerando variabili normative, economiche e sociali.
Lo scenario conservativo, basato sulle sole politiche vigenti, prevede una riduzione limitata dei consumi di energia finale (-0,5 Mtep rispetto al 2022) e investimenti pari a circa 137 miliardi di euro nel periodo 2024-2030, insufficienti a raggiungere i target europei, evidenziando la necessità di rafforzare le politiche di supporto.
Lo scenario PNIEC mira a ridurre i consumi a 102 Mtep entro il 2030, grazie a misure già attuate o pianificate. Gli investimenti crescono circa 243 miliardi di euro tra 2024 e 2030, con un ruolo centrale dei settori residenziale e terziario, e l’industria con una crescita più contenuta. Questo scenario richiede politiche stabili e ben strutturate.
Lo scenario obiettivi UE, più ambizioso, punta a 93 Mtep di consumi finali al 2030, un traguardo che il PNIEC stesso ritiene irraggiungibile con le sole misure attuali. Gli investimenti dovrebbero salire fino a circa 308 miliardi, trainati soprattutto dal settore residenziale, anche in risposta alla Direttiva EPBD “Case green”.
Gli incentivi emergono come determinanti per favorire gli interventi, mentre l’instabilità normativa ostacola la pianificazione di lungo periodo. Un quadro stabile e coerente, caratterizzato da continuità delle misure di supporto, è quindi considerato come essenziale per mobilitare capitali e guidare gli interventi nei diversi settori.

È evidente che gli importi oggi in gioco sono insufficienti a centrare gli obiettivi posti dalla EPBD – ha concluso Chiesa – L’attuale assetto di agevolazioni non basta, anche se va ricordato che la direttiva deve essere ancora recepita in Italia. Bisognerà capire con quali strumenti lo faremo”.

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