Biodiversità e conservazione

Ecosistemi acquatici in Italia: Legambiente segnala i ritardi storici

In occasione della Giornata mondiale delle zone umide, Legambiente ha presentato un report in cui evidenzia come nel nostro Paese pesino ritardi e assenze normative per la tutela degli ecosistemi acquatici: 9 le zone umide in attesa di essere riconosciute secondo la Convenzione di Ramsar; nell’applicazione del Regolamento UE 2021/57 che vieta l’uso delle munizioni di piombo, che può costare al Paese una procedura di infrazione UE; l’assenza del nuovo decreto per definire le autorizzazioni in deroga alle immissioni ittiche di specie alloctone.

In Italia, mentre avanzano la crisi climatica e la perdita di biodiversità, tardano ad arrivare efficaci misure per la tutela e la valorizzazione degli ecosistemi acquatici e delle zone umidefondamentali nella mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici, nella conservazione della diversità biologica e nel garantire i principali servizi ecosistemici. Misure quanto mai necessarie visto che il 2023 è stato un anno “nero” per gli ecosistemi acquatici, segnato da una continua crescita degli eventi meteorologici, specie quelli legati ai gravi danni da siccità prolungata e crisi idrica che hanno inciso nella tutela della biodiversità acquatica e delle zone umide.

È il monito lanciato da Legambiente che, alla vigilia della Giornata Mondiale delle Zone Umide 2024 (World Wetlands Day) che quest’anno ha per tema “Zone umide e benessere umano” per sottolineare la stretta correlazione tra le zone umide in buona salute e il benessere degli individui, ha presentato il Report Ecosistemi acquatici 2024in  cui fa il punto sui principali ritardi dell’Italia sul tema,

Tra i tanti ritardi cronici del Paese, Legambiente sottolinea l’immobilismo nell’istituzione di nuove zone umide di interesse internazionale: ferme a 57 quelle riconosciute secondo la Convenzione di Ramsar e 9 quelle che aspettano di essere istituite (3 in Sicilia, 5 in Toscana e 1 in Friuli-Venezia Giulia).

Pesa poi il ritardo nell’applicazione del Regolamento UE 2021/57 (in vigore dal 15 febbraio 2023) che vieta l’uso delle munizioni di piombo nelle zone umide per la salute umana e degli uccelli acquatici, e che mette a rischio l’Italia da una procedura d’infrazione da parte della Commissione UE per la sua violazione, dopo che il Governo – andando in tutt’altra direzione – emanava un provvedimento che riduceva gli ambiti di applicazione.

Altro ritardo è l’assenza del nuovo Decreto per regolamentare le autorizzazioni in deroga alle immissioni ittiche di specie alloctone negli ecosistemi delle acque interne, che sarebbe dovuto arrivare a fine 2023, e la cui mancata emanazione continua ad alimentare un caos ingovernabile nel panorama delle immissioni faunistiche in natura. Un rischio ancora più grave se il Ministero dovesse cedere a pressioni esterne che vorrebbero una deregulation sul tema ed una rivisitazione dello status di alcune specie oggi considerate alloctone ed estranee ai nostri ecosistemi acquatici.

Alla luce di ciò, sono 4 le priorità su cui il Governo dovrebbe intervenire secondo l’Associazione del Cigno Verde:
1) Rafforzare e applicare normative ambientali per la protezione delle zone umide e degli ecosistemi acquatici, aumentando la sinergia tra le istituzioni nazionali e locali e migliorando l’integrazione tra le norme nazionali ed europee, a partire dalla corretta applicazione e integrazione delle Direttive comunitarie (Habitat, Uccelli, Acque e Alluvioni). 

2) Istituire nuove aree protette fluviali e nuove zone umide di interesse internazionale, a partire dalle 9 ancora in stallo; per garantire la conservazione a lungo termine e traguardare l’obiettivo di tutelare almeno il 30% di territorio e proteggerne in maniera rigorosa almeno il 10% entro il 2030, creando anche piccole aree umide minori, soprattutto nelle aree urbane, per ridurre l’impatto dei cambiamenti climatici nelle città.

3) Combattere le specie aliene invasive dei sistemi acquatici applicando le norme nazionali ed europee, mettendo al sicuro gli ecosistemi più vulnerabili come i corsi d’acqua e le zone umide, e approvando in tempi rapidi e senza esitazioni il previsto Decreto sul tema delle immissioni delle specie ittiche di acqua dolce.

4) Contrastare l’inquinamento e le illegalità ambientali negli ecosistemi acquaticia partire dalla piena applicazione del Regolamento UE 2021/57 che vieta l’uso delle munizioni di piombo, frenando il bracconaggio e favorendo la pesca sostenibile, anche con la crescita dei tratti fluviali e lacustri no-kill dedicati alla pesca sportiva.

L’Italia è il paese tra i più ricchi di biodiversità nel contesto europeo, ma è caratterizzata dalla mancanza di una seria e coerente azione politica in grado di far fronte ai crescenti rischi di degrado per gli ecosistemi: dal consumo di suolo alla perdita di biodiversità aggravata dalla crisi climatica, dal contrasto dei rischi di siccità e desertificazione all’inquinamento e alle minacce legate alla deregulation venatoria – ha dichiarato Antonio Nicoletti, Responsabile nazionale aree protette e biodiversità di Legambiente Con le 4 priorità che indichiamo al Governo chiediamo un cambio di rotta deciso per colmare tutti i ritardi, in modo da garantire il raggiungimento dei target e continuare gli sforzi della Strategia su clima e biodiversità”.

Le buone pratiche
Nel Report sono inseritele buone pratiche per la valorizzazione, tutela e gestione degli ecosistemi acquatici inserite nel report:
– l’esperienza del Comune di Posada, parte del Parco naturale regionale di Tepilora e della Riserva di Biosfera MaB UNESCO, che negli ultimi anni si è contraddistinto per il valore ambientale e la gestione sostenibile, frutto anche della sinergia con Legambiente Sardegna, dal 2009 soggetto gestore del Centro di Educazione Ambientale e alla Sostenibilità che focalizza le proprie attività sulla ricchezza ecosistemica e la fragilità degli equilibri della zona umida;
– sempre in Sardegna l’isolotto artificiale realizzato con i gusci dei mitili nello stagno di Corru Mannu per sostenere l’insediamento e la nidificazione di alcune specie di uccelli e la gestione integrata delle zone umide costiere del Golfo di Oristano;
– il censimento degli uccelli acquatici svernanti nel Parco regionale della Maremma dell’International Waterbirds Census (IWC) che ha rilevato 5000 esemplari tra chiurlo, moretta e moretta tabaccata, oche, berte minori.;
– ancora in Toscana, la rinaturalizzazione del Lago di Massaciuccoli;
– l’impegno di Legambiente Umbria nella tutela degli ecosistemi acquatici della Valnerina con attività di vigilanza ittica del tratto no-kill del Fiume Nera, di monitoraggio del territorio e della fauna ittica e di controllo qualità delle acque.
– in Lombardia l’introduzione di sistemi naturali di depurazione del bacino del Lambro- Seveso-Olona.

Nell’occasione Legambiente ricorda che dal 2 e fino al 17 febbraio 2024 i volontari dell’Associazione accompagneranno i visitatori alla scoperta delle zone umide e che convegni e attività di birdwatching  sono programmati in tutte le regioni (qui il calendario e le località).

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