Circular economy Sostenibilità

Economia circolare: in UE Italia ancora al vertice, ma in coabitazione

Il 4° Rapporto sull’economia circolare in Italia elaborato dal Circular Economy Network (CEN), in collaborazione con ENEA, incentrato quest’anno sul tema “sostenere la ripresa e diminuire il consumo di risorse”, conferma che, secondo l’indice di performance individuato da un set di indicatori, il nostro Paese si colloca ancora al vertice delle prime 5 economie dell’UE, condividendo però il 1° posto con la Francia.

Molte materie prime mancano e, quando si trovano, i prezzi vanno alle stelle. Le responsabilità sono varie: l’aumento della domanda, che è crescente; la crisi climatica, che diminuisce la capacità degli ecosistemi di offrire risorse e aumenta alcuni bisogni; la pandemia, che ha imposto una lunga battuta d’arresto all’economia globale; il conflitto in Ucraina, che ha esasperato la fragilità energetica dell’Europa. Eppure la soluzione esiste e si chiama economia circolare. Ma ancora non decolla.

È quanto emerge dalla IV edizione del Rapporto nazionale sull’economia circolare in Italia 2022, realizzato dal Circular Economy Network (CEN), la rete promossa dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile (FoSS), in collaborazione con l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA), e presentato il 5 aprile 2022, in occasione della Conferenza Nazionale sull’Economia Circolare che ha avuto a tema “La sfida è sostenere la ripresa e diminuire il consumo di risorse”.

Il Rapporto ha monitorato l’andamento dell’economia circolare attraverso l’innovativa applicazione di indicatori basati sulla Carta di Bellagio, un sistema di monitoraggio europeo dell’economia circolare. Tale misurazione contribuisce agli obiettivi del nuovo Piano d’azione europeo per l’economia circolare che richiede precise valutazioni degli avanzamenti della circular economy. Nel 2022, inoltre, entrerà in vigore la Strategia nazionale sull’economia circolare e il Rapporto CEN-ENEA si propone come uno strumento per contribuire al dibattito sul tema, ponendo particolare attenzione all’andamento del 2021 che, da un lato, si è caratterizzato per un rimbalzo dell’economia più positivo delle aspettative, ma, dall’altro, ha evidenziato una crescita consistente del consumo di risorse.

L’ultimo Circularity Gap Report, pubblicato lo scorso gennaio, ha evidenziato che, nonostante la correlazione tra consumo di materiali ed emissioni di gas serra mostri la necessità di evitare sprechi di risorse, la circolarità globale sta peggiorando, passando in soli due anni dal 9,1% nel 2018 all’8,6% nel 2020. Negli ultimi cinque anni i consumi sono cresciuti di oltre l’8% (superando i 100 miliardi di tonnellate di materia prima utilizzata in un anno), a fronte di un incremento del riutilizzo di appena il 3% (da 8,4 a 8,65 miliardi di tonnellate): sprechiamo ancora una gran parte dei materiali estratti dagli ecosistemi.

Non si è invertita la rotta e anche l’Italia non ha centrato l’obiettivo del disaccoppiamento tra crescita economica e uso delle risorse. Ciò significa che PIL e consumo di materiali viaggiano in parallelo: la ripresa del 2021 mostra come i due valori si stiano riportando sugli stessi livelli precedenti alla pandemia. Eppure l’Italia è uno dei Paesi che “tiene”: nel quadro delle prime 5 economie europee si posiziona al 1° posto per gli indicatori più importanti di circolarità, assieme alla Francia.

La crisi climatica e gli eventi drammatici degli ultimi due anni, con l’impennata dei prezzi di molte materie prime, dimostrano che il tempo dell’attesa è finito – ha dichiarato Edo Ronchi, Presidente CEN – È arrivato il momento di far decollare senza ulteriori incertezze le politiche europee a sostegno dell’economia circolare. Le nostre economie sono fragili perché per aspetti strategici dipendono da materie prime localizzate in larga parte in un ristretto gruppo di Paesi. È un nodo che rischia non solo di soffocare la ripresa ma di destabilizzare l’intera economia con una spirale inflattiva. Ed è qui che l’economia circolare può fare la differenza trovando all’interno del Paese le risorse che è sempre più costoso importare. L’obiettivo che l’Italia si deve porre è raggiungere il disaccoppiamento tra crescita e consumo di risorse”.

Consumi ed economia circolare: i numeri dell’Italia

In media in Europa nel 2020 sono state consumate circa 13 tonnellate pro capite di materiali. Ma tra le cinque maggiori economie al centro dell’analisi del Rapporto (Italia, Francia, Germania, Polonia, Spagna) le differenze sono consistenti: si va dalle 7,4 tonnellate per abitante dell’Italia alle 17,5 della Polonia. La Germania è a quota 13,4 tonnellate, la Francia a 8,1, la Spagna a 10,3.

Nel 2020 per nessuno dei cinque Paesi europei esaminati si è registrato un incremento nella produttività delle risorse. In Europa nel 2020, a parità di potere d’acquisto, per ogni kg di risorse consumate sono stati generati 2,1 euro di PIL. L’Italia è arrivata a 3,5 euro di PIL (il 60% in più rispetto alla media UE).

Il tasso di utilizzo di materia proveniente dal riciclo misura il contributo dei materiali riciclati alla domanda complessiva di materia.  Nel 2020, ultimo anno di dati disponibile, il tasso di utilizzo di materia proveniente dal riciclo nell’UE è stato pari al 12,8%. In Italia, sempre nello stesso anno, il valore ha raggiunto il 21,6%, secondo solamente a quello della Francia (22,2%) e di oltre 8 punti percentuali superiore a quello della Germania (13,4%). Spagna (11,2%) e Polonia (9,9%) occupano rispettivamente la quarta e la quinta posizione.

Notizie positive per l’Italia anche sul fronte rifiuti. In Italia la percentuale di riciclo di tutti i rifiuti ha raggiunto quasi il 68%: è il dato più elevato dell’UE. Tra le cinque economie osservate, l’Italia è quella che al 2018 ha avviato a riciclo la quota maggiore di rifiuti speciali (quelli provenienti da industrie e aziende): circa il 75%. Per quanto riguarda i rifiuti urbani (il 10% dei rifiuti totali generati nell’UE) l’obiettivo di riciclaggio è del 55% al 2025, del 60% al 2030 e del 65% al 2035. Nel 2020 nell’UE-27 è stato riciclato il 47,8% dei rifiuti urbani; in Italia il 54,4%. Sempre nel 2020 i rifiuti urbani avviati in discarica in tutta l’UE sono stati il 22,8%. Dopo la Germania, le migliori prestazioni sono quelle di Francia (18%) e Italia (20,1%).

Ci sono invece settori in cui l’Italia è in netta difficoltà. Uno è il consumo di suolo: nel 2018 nell’UE-27 risultava coperto da superficie artificiale il 4,2% del territorio. La Polonia era al 3,6%, la Spagna al 3,7%, la Francia al 5,6%, l’Italia al 7,1%, la Germania al 7,6 %. Anche per l’ecoinnovazione siamo agli ultimi posti: nel 2021 dal punto di vista degli investimenti in questo settore l’Italia appare al 13° posto nell’UE con un indice di 79. La Germania è a 154. Infine la riparazione dei beni: in Italia nel 2019 oltre 23.000 aziende lavoravano alla riparazione di beni elettronici e di altri beni personali (vestiario, calzature, orologi, gioielli, mobilia, ecc.). Siamo dietro alla Francia (oltre 33.700 imprese) e alla Spagna (poco più di 28.300). In questo settore abbiamo perso quasi 5.000 aziende (circa il 20%) rispetto al 2010.

Facendo le somme risulta che l’Italia e la Francia sono i Paesi che fanno registrare le migliori performance di circolarità, totalizzando 19 punti ciascuno. In seconda posizione, staccata di tre punti, si attesta la Spagna con 16 punti. Decisamente più contenuto è l’indice di performance di circolarità della Polonia e della Germania che ottengono, rispettivamente 12 e 11 punti.

Il PNRR: i soldi ci sono

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza indica 2 obiettivi di carattere generale per quanto attiene all’economia circolare:
rendere performante la filiera del riciclo con interventi volti a consentire il recupero delle materie prime seconde;
implementare il paradigma dell’economia circolare, riducendo l’uso di materie prime di cui il Paese è carente e sostituendole progressivamente con materie prime seconde.

Le risorse direttamente finalizzate all’economia circolare nella Missione 2 (Rivoluzione verde e transizione ecologica) Componente 1 (Economia circolare e agricoltura sostenibile) sono pari a 2,1 miliardi di euro. E in altre parti del PNRR sono presenti ulteriori investimenti che potrebbero contribuire allo sviluppo dell’economia circolare.

La simbiosi industriale è uno degli strumenti più potenti che possiamo utilizzare a supporto della transizione circolare dei nostri sistemi produttivi con grandi vantaggi ambientali, economici e sociali –  ha affermato il Direttore del Dipartimento Sostenibilità dei Sistemi Produttivi e Territoriali di ENEA Roberto Morabito, sottolineando i vantaggi del processo che permette ai prodotti di scarto di una singola azienda di diventare risorse per un’altra azienda – Come avviene in altri Paesi, sarebbe quanto mai opportuno che anche l’Italia si dotasse di un Programma nazionale per la simbiosi industriale per massimizzarne le potenzialità e assicurare tracciabilità e contabilità delle risorse scambiate. Il potenziale vantaggio economico per lo scambio di risorse in Europa è stimato tra i 7 e i 13 miliardi di euro, a cui aggiungere oltre 70 miliardi per costi di discarica evitati. ENEA dal 2010 ha sviluppato una Piattaforma e una metodologia di lavoro che hanno permesso di realizzare progetti con oltre 240 aziende e individuare circa 2mila potenziali trasferimenti di risorse tra loro”.

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