Nel giro di pochi giorni la Dieta Mediterranea è stata protagonista di due eventi internazionali: alla COP27 di Sharm el-Sheikh sui rapporti tra cambiamenti climatici e sistemi alimentari e al Palazzo dell’ONU a New York dove, nell’ambito della 7ma Settimana della Cucina Italiana nel Mondo, si è sottolineato il suo contributo all’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.
Alla Conferenza delle Parti della Convenzione ONU sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC-COP27) di Sharm el-Sheikh, l’8 novembre 2022 si è svolto presso il Padiglione italiano del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) l’evento collaterale dedicato alle città del futuro dal titolo “Feeding the Planet, energy for life, cities of the future are facing the food, water, soil, and energy challenge by designing a sustainable life”.
L’evento è stato condotto da Sara Roversi, Presidente del Future Food Institute, il centro di ricerca e formazione nato a Bologna e con sedi a San Francisco, Tokyo e Shanghai, che studia le dinamiche di interazione tra l’uomo e il suo nutrimento e che sta sperimentando a Pollica (SA), Comune cilentano dove il fisiologo americano Ancel Keys elaborò quello che oggi è universalmente considerato il regime alimentare più equilibrato al mondo, l’implementazione e l’analisi di un modello di ecologia integrale, capace di utilizzare un approccio sistemico ed olistico all’intero territorio, alle sue risorse naturali, culturali, sociali, economiche, culturali, ambientali che interagiscono con un nuovo approccio rigenerativo alla vita sul Pianeta, fatto anche di una riconsiderazione delle metriche che misurino il benessere collettivo, che abbiano al centro la salute dell’uomo, degli animali e del Pianeta stesso.
Nell’occasione, presente tra gli altri Stefano Pisani, Sindaco di Pollica, è stato presentato il modello di rigenerazione territoriale basato sui princìpi del Patrimonio Immateriale UNESCO della Dieta Mediterranea, come reale strumento capace di guidare politiche di sviluppo che mirano alla tutela delle risorse, alla valorizzazione delle biodiversità, all’implementazione di modelli circolari, ed ovviamente alla celebrazione del convivio come strumento di inclusione.
“Siamo di fronte ad una nuova era, quella che segue alla tempesta perfetta di crisi climatica, sanitaria, economica, energetica, culturale, sociale, ambientale, istituzionale, politica, democratica nella quale ci troviamo adesso – ha sottolineato Roversi- Questa inedita COP 27, dove ci interroghiamo sul futuro da un presente dove però dobbiamo ancora far valere diritti umani e parità di genere, rappresenta l’occasione storica per progredire, come umanità, sulle sfide che ci attendono in questa nuova era. Future Food Institute sta facendo la sua parte, sperimentando quotidianamente nei Living Lab di Bologna, Tokyo e Pollica (SA) portando modelli, metodologie, strumenti, progettualità, sulle quali continuiamo ad investire senza sosta e che partono dal modello ecologico integrale e da un sistema valoriale al quale non si può derogare, specialmente in questo momento storico”.
Una settimana dopo (18 novembre 2022) al Palazzo delle Nazioni Unite a New York l’evento “Mediterranean Diet. Lifestyle for a Sustainable Future. A cultural asset, a strategic tool for Sustainable Development”, organizzato dalla Rappresentanza Permanente Italia, co-organizzato dall’Italia in occasione della Settimana della cucina italiana nel mondo, in collaborazione conil Coordinamento Italiano della Comunità Emblematica UNESCO della Dieta Mediterranea,la Rete nazionale delle comunità della Dieta Mediterranea guidata quest’anno dal Comune di Pollica,il Centro Studi Dieta Mediterranea “Angelo Vassallo”, e con il sostegno del Future Food Institute e il contributo del MiPAAF (ora MASAF-Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste).
“La scienza ci fornisce le prove a dimostrazione che la Dieta Mediterranea è una delle diete e stili di vita più importanti per le persone, il pianeta e la prosperità ed è quindi uno dei nostri alleati per accelerare la nostra azione sull’Agenda 2030 – ha affermato il Rappresentante permanente italiano all’ONU, Ambasciatore Maurizio Massari nel suo intervento di apertura, che è stato anche un sostegno per la candidatura di Roma per l’EXPO 2030 – Imperniata su un insieme di competenze, conoscenze, ma anche riti, simboli e tradizioni sulla preparazione, produzione, condivisione e consumo del cibo, è una dieta che va protetta e promossa insieme alle altre diete tradizionali. In un mondo in rapida trasformazione, dobbiamo garantire che diete sane, tradizionali e sostenibili rimangano al centro dei sistemi alimentari, della sicurezza alimentare e della nutrizione, proteggendole dalle minacce alla loro unicità e valore”.
In perfetto equilibrio tra cultura umanistica e scientifica, la Dieta Mediterranea ha contribuito alla costruzione di un’identità che è ormai andata ben oltre i confini territoriali o alimentari; è diventata, da un lato un modello per affrontare concretamente i prossimi anni, rispondendo alle sfide che gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile la nuova Strategia UE Farm to Fork per la riduzione degli impatti ambientali dell’agroalimentare ci pongono di fronte; dall’altro, si sta ponendo come vero e proprio sistema per costruire un futuro davvero “informato”, che parte dal locale per agire su scala globale avendo come caposaldo sempre l’educazione e le nuove generazioni. I grandi cambiamenti sociali e climatici in atto rappresentano una grande sfida per il Mediterraneo. L’interdipendenza, quella tra il cibo e la crisi climatica, deve passare attraverso una partecipazione inclusiva ed estesa, in cui abitudini alimentari sostenibili siano accessibili e comprese da tutti.
Come recita la motivazione dell’inserimento nel 2010 della Dieta Mediterranea nella Lista del Patrimonio Culturale Immateriale dell’UNESCO, “La Dieta Mediterranea è molto più di un semplice elenco di alimenti o una tabella nutrizionale. È uno stile di vita che comprende una serie di competenze, conoscenze, rituali, simboli e tradizioni concernenti la coltivazione, la raccolta, la pesca, l’allevamento, la conservazione, la cucina e soprattutto la condivisione e il consumo di cibo. Mangiare insieme è la base dell’identità culturale e della continuità delle comunità nel bacino Mediterraneo, dove i valori dell’ospitalità, del vicinato, del dialogo interculturale e della creatività, si coniugano con il rispetto del territorio e della biodiversità”.
Secondo un Rapporto dell’UNESCO predisposto in vista della XVII sessione del Comitato intergovernativo per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale che sarà ospitata sarà ospitata dal Regno del Marocco (Rabat, 28 novembre – 3 dicembre 2022) e anticipato nel corso dell’evento da Pier Luigi Petrillo, Professore di Diritto Comparato dei Beni Culturali all’Università Unitelma Sapienza e alla Luiss Guido Carli di Roma e Presidente del Comitato Mondiale di Esperti della Convenzione per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale dell’UNESCO, l’Italia ha il primato mondiale dei riconoscimenti UNESCO nel settore dell’agro-alimentare: con 5 sui 68 totali assegnati a livello globale, il nostro Paese si posiziona al primo posto nella classifica. A seguire il Marocco con 4 riconoscimenti, 3 a Turchia e Azerbaigian, 2 a Belgio, Francia, Spagna, Tunisia, Giappone, Corea e Messico, 1 agli altri vari paesi.
Dopo la Dieta Mediterranea sono seguite l’Arte dei pizzaiuoli napoletani (2013), cava e cerca del tartufo, transumanza, la Pratica agricola della coltivazione della vite ad alberello, tipica dell’isola di Pantelleria (2014), la Transumanza. Movimento stagionale del bestiame lungo gli antichi tratturi nel Mediterraneo e nelle Alpi (2019) e la Cerca e cavatura del tartufo in Italia: conoscenze e pratiche tradizionali (2021).
“Il riconoscimento Unesco della Dieta Mediterranea segna un punto di svolta assoluto perché da allora il cibo è stato percepito dalla comunità mondiale non solo come prodotto, ma come fenomeno culturale ed identitario di uno stile di vita, di un modo di essere – ha affermato Petrillo – L’Unesco riconosce ogni anno un numero sempre maggiore di tradizioni alimentari e agricole come patrimonio culturale dell’umanità, così ribadendo la stretta relazione tra cibo e cultura“.