Energia Fonti fossili

Compagnie oil&gas europee: 0,3% di energia rinnovabile

Mentre le Nazioni Unite proclamano la Giornata Internazionale dell’Energia Pulita per ricordare gli impegni dell’Agenda per lo Sviluppo Sostenibile per l’energia pulita e dell’Accordo di Parigi per il clima, uno studio commissionato da Greenpeace per l’Europa Centrale e Occidentale, che ha analizzato i rapporti del 2022 (profitti, ricavi e investimenti) di 12 principali compagnie oil&gas europee, rivela la scarsa volontà di frenare il loro impatto dannoso sul clima passando a fonti di energia rinnovabile.

Le compagnie oil&gas europee continuano a ingannare l’opinione pubblica sulla loro effettiva volontà di ridurre l’impatto che hanno sul clima del pianeta. Nonostante i tentativi di greenwashing, infatti, nel 2022 solo lo 0,3% della produzione energetica totale delle dodici principali compagnie petrolifere europee proveniva da fonti rinnovabili.

È quanto emerge dal Rapporto The Dirty Dozen. The Climate Greenwashing of 12 European Oil Companies”, pubblicato il 23 agosto da Greenpeace per l’Europa centrale e orientale (CEE) e commissionato all’esperto del mercato petrolifero Steffen Bukold, fondatore di EnergyComment, che svolge da oltre 15 anni attività di analisi comparativa, interdisciplinare ed internazionale, in vari settori: dal petrolio al gas, dai costi dell’energia all’idrogeno.

Lo Studio analizza gli investimenti, i bilanci e le attività energetiche della “sporca dozzina”, ovvero di 12 compagnie petrolifere in Europa: 6 delle più grandi compagnie petrolifere mondiali (Shell, TotalEnergies, BP, Equinor, Eni, Repsol) e 6 compagnie petrolifere che svolgono un ruolo centrale nella transizione energetica nei loro mercati nazionali europei (OMV, PKN Orlen, MOL Group, Wintershall Dea, Petrol Group, Ina Croazia).

Nonostante nel 2022 i profitti di queste aziende siano cresciuti in media del 75% e i ricavi del 70%, gli investimenti sono aumentati solo del 37%. Inoltre, appena un misero 7,3% degli investimenti è stato destinato alla produzione di energia sostenibile e a basse emissioni di carbonio, mentre il restante 92,7% è servito per alimentare il solito settore del petrolio e del gas fossile.

Fonte: “The Dirty Dozen”, Greenpeace, 2023

L’approvvigionamento energetico è rimasto ancora più unilaterale. Contrariamente alla percezione pubblica, la produzione di energia eolica e solare da parte delle grandi compagnie petrolifere è ancora sorprendentemente bassa. In media, delle 12 imprese, solo lo 0,3% del volume di energia è rappresentato dalla produzione di elettricità rinnovabile e il 99,7% dalla produzione di petrolio e gas.

Anche per i prossimi anni non si individuano priorità sostenibili – ha affermato Bukold – Le compagnie petrolifere concentrano la loro pianificazione strategica soprattutto sulla CCS e sulla compensazione delle emissioni di carbonio, ovvero approcci molto controversi la cui efficacia nella riduzione delle emissioni è dubbia. Due aziende stanno spostando il loro modello di business dai combustibili ai prodotti petrolchimici. Le restanti aziende non presentano alcuna strategia climatica trasparente. Altre opzioni come i biocarburanti avanzati, l’idrogeno verde o altri gas verdi vengono spesso menzionate, ma la fornitura è in gran parte lasciata ad altri settori. Si parla soprattutto di obiettivi di vendita, ma raramente di obiettivi di produzione o di volumi concreti di investimenti. Inoltre: tutte le opzioni sono in definitiva destinate a servire l’estensione del proprio modello di business dei combustibili fossili. Su questa strada non è possibile una riduzione significativa delle emissioni. Sebbene la maggior parte delle aziende del campione si siano impegnate a raggiungere il ‘net zero entro il 2050, uno sguardo più attento dimostra che nessuna di loro ha sviluppato una strategia coerente per raggiungere questo obiettivo”.

Fra le aziende esaminate c’è anche l’italiana Eni,che nel 2022 ha registrato entrate record per 132,5 miliardi di euro, il 109% in più rispetto al 2019-2021, e i profitti più alti di sempre, con un utile operativo adjusted pari a 20,4 miliardi di euro, più che raddoppiato rispetto all’anno precedente. Ma degli 8,1 miliardi di euro di investimenti in conto capitale, infatti, ben il 90% è stato destinato al comparto fossile e appena 0,6 miliardi di euro, pari a poco meno dell’8%, sono stati investiti nella generazione e vendita di energia, e di questi solo una parte in energie rinnovabili

Fonte: “The Dirty Dozen”, Greenpeace, 2023

Sebbene la crisi climatica sia sempre più grave, l’industria dei combustibili fossili continua ad aggrapparsi a un modello di business distruttivo – ha osservato Simona Abbate, Campaigner Energia e Clima di Greenpeace Italia – I piani di decarbonizzazione delle aziende fossili, oltre a essere inadeguati, si rivelano solo parole vuote: invece di investire davvero nell’energia rinnovabile di cui abbiamo bisogno, ci inondano di pubblicità ingannevoli infarcite di greenwashing. Continuare a investire in gas e petrolio è un crimine contro il clima e le generazioni future. I governi hanno la responsabilità di guidare la transizione energetica, incentivando le fonti rinnovabili e pianificando un rapido abbandono dei combustibili fossili”.

Greenpeace chiede ai Governi europei di regolamentare rigorosamente il settore e di avviare un rapido ridimensionamento economico e politico, includendo investimenti obbligatori in infrastrutture autenticamente verdi. I Governi dovrebbero, inoltre, concordare una tabella di marcia dettagliata per eliminare gradualmente il petrolio e il gas in tutta Europa, a partire da misure per spostare i settori del petrolio e del gas altamente inquinanti come i trasporti (che rappresentano i due terzi del consumo di petrolio nell’UE).

Qualche giorno fa l’Assemblea generale delle Nazioni Unite (UNGA) ha deciso di celebrare la “Giornata internazionale dell’energia pulita”  il 26 gennaio, giorno dell’Anniversario della fondazione dell’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili (IRENA) nel 2009, quale “piattaforma per guidare l’adozione di politiche e pratiche per promuovere la consapevolezza sull’uso sostenibile delle risorse energetiche e per rafforzare la collaborazione e la cooperazione attraverso lo scambio di migliori pratiche, tecnologie e conoscenze per promuovere la transizione energetica globale”, e ricordare al mondo gli impegni dell’Agenda per lo Sviluppo Sostenibile per l’accesso energia pulita e dell’Accordo di Parigi per limitare le emissioni di gas serra per limitare il riscaldamento globale a 1,5 °C alla fine del secolo.

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