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Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene: Patrimonio Umanità UNESCO

Il Ministro dell’Ambiente, Costa: “L’iscrizione delle colline del Prosecco nella Lista dei patrimoni dell’umanità impone, ora, una maggiore responsabilità nella gestione del territorio”.

Dopo lo stop dello scorso anno e un’attesa di 10 anni, il World Heritage Committee dell’UNESCO, riunito in Azerbaijan (Baku, 30 giugno – 10 luglio 2019) e composto da rappresentanze di 21 Stati che hanno il compito di valutare le candidature, ha iscritto le Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene nella lista del Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO.

Hanno ricevuto l’ambito riconoscimento proprio le aspre colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene (Treviso) che si estendono per circa 30 km e che producono il vino italiano più esportato nel mondo, riconosciuto come Denominazione di Origine Controllata e Garantita (DOCG), anche se la denominazione di Prosecco si è diffusa in nove province tra il Veneto e il Friuli – Venezia Giulia.

Questo paesaggio è caratterizzato da colline con forti pendenze, piccoli appezzamenti di vite su terrazzamenti erbosi e stretti, ciglioni, boschi, piccoli villaggi – si legge nel Dossier dell’UNESCO  –  L’uso dei ciglioni ha creato fin dal XVII secolo un particolare mosaico di paesaggio costituito da filari di viti parallele e verticali alle pendiciNel diciannovesimo secolo, la tecnica dei sistemi a traliccio delle viti, chiamata bellussera [ndr: metodo di allevamento della vite a 3 metri da terra e basato su un sistema a raggi messo a punto dai fratelli Bellussi per combattere la Peronospora alla fine dell’800], contribuì alle caratteristiche estetiche di questo paesaggio“.

Colline del Prosecco. il sistema allevamento della vite a bellussera visto dall’alto (Fonte: UNEsCO)

La zona include una serie di catene collinari, che corrono da est a ovest, e che si susseguono l’una dopo l’altra dalle pianure fino alle Prealpi, equidistanti dalle Dolomiti e dall’Adriatico, il che ha un effetto positivo sul clima e sulla campagna. Se Conegliano ospita molti istituti legati al vino, Valdobbiadene è invece il cuore produttivo dell’area vinicola. I ripidi pendii delle colline rendono difficile meccanizzare il lavoro e di conseguenza la gestione delle vigne è sempre stata nelle mani di piccoli produttori. È grazie a questo grande, pacifico esercito di lavoratori e grazie all’amore per la loro terra che è stato possibile preservare queste bellissime colline e creare un forte legame tra l’uomo e la campagna. Il risultato di questo forte legame è uno straordinario esempio di come questa antica coltura sia fortemente radicata alla sua terra”.

Con le Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, salgono così a 55 i siti italiani Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO, ed è il 2° che viene assegnato a paesaggi viti-vinicoli , dopo quello del 2014 alle Langhe-Roero e Monferrato (Piemonte), mentre sempre nel 2014  la “Pratica agricola della coltivazione della vite ad alberello, tipica dell’isola di Pantelleria” era stata inclusa nel Patrimonio immateriale dell’Umanità dell’UNESCO.

Si tratta di un bel risultato per il nostro territorio e mi complimento con il Ministro Centinaio [ndr: Ministro del MiPAAFT] e il Presidente Zaia [ndr: Presidente della Regione Veneto] per il successo a lungo atteso. Con questa decisione l’Unesco ha riconosciuto come il territorio veneto di Conegliano e Valdobbiadene sia un superlativo della bellezza, una eccellenza mondiale, il risultato di una felice interazione tra natura e uomo, tramandata da generazione in generazione nel corso dei secoli, il cui paesaggio è caratterizzato da una scenografia mozzafiato – ha dichiarato il Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Sergio Costa  – L’iscrizione delle colline del Prosecco nella Lista dei patrimoni dell’umanità impone, ora, una maggiore responsabilità nella gestione del territorio: adesso che le luci del mondo si sono accese su questa zona, e che tutto il mondo ci guarda e ci guarderà nei prossimi anni, è fondamentale che tutti gli attori istituzionali aumentino l’impegno per la tutela dell’ecosistema e della biodiversità trasformando questa zona in un esempio di sostenibilità libero dai pesticidi. Noi faremo la nostra parte”.

Il riferimento del Ministro è alle polemiche che sono state sollevate dalle Associazioni ambientaliste che da tempo stanno richiamando l’attenzione sugli effetti della viticoltura intensiva e dell’uso di pesticidi che caratterizza la produzione di Prosecco.

Lo scorso maggio è stato pubblicato sulla prestigiosa Rivista Plos One lo Studio Estimation of potential soil erosion in the Prosecco DOCG area (NE Italy), toward a soil footprint of bottled sparkling wine production in different land-management scenarios”, condotto da ricercatori dell’Università di Padova, che analizzato l’impatto che ha sul suolo la crescente produzione di Prosecco DOCG in Veneto.

Lo studio evidenzia che l’erosione è principalmente concentrata su pendii ripidi, ossia in “aree agricole collinari ove la topografia ed il regime delle precipitazioni sono importanti fattori che predispongono i processi erosivi”, e che nei vigneti dove viene coltivata l’uva per produrre il Prosecco il tasso medio di erosione del suolo è 31 volte superiore alla soglia di tolleranza di erosione stimata in Europa.
Considerando il suolo una risorsa non rinnovabile e limitata nel tempo – hanno dichiarato gli autori  – il presente studio suggerisce la necessità di sviluppare un sistema pubblico di monitoraggio dei processi erosivi all’interno delle aree di produzione vitivinicola, integrando misure dirette/indirette sul terreno con analisi spaziali alla scala del territorio agricolo”.

Colline del Prosecco. La raccolta delle uve nelle zone più ripide del sito (Fonte: UNESCO)

Ora con il riconoscimento di Patrimonio dell’Umanità, le Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, oltre a far da traino ulteriore all’esportazione dello sparkling wine italiano e all’enoturismo del Veneto, potranno usufruire dei finanziamenti per gli “interventi di ripristino, recupero, manutenzione e salvaguardia dei vigneti delle aree soggette a rischio di dissesto idrogeologico o aventi particolare pregio paesaggistico, storico e ambientale, denominati vigneti eroici o storici”, previsti dal Testo Unico del Vino.

 

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